Hystrio 2000 3 luglio-settembre

Page 130

testi Quando si è giovani come te, Justine, il tempo non esiste. Ma neppure quando si è come me, vecchi. Quanto tempo occorre perché un amore muoia? Stagioni, sole e neve; anni: quanti? Credo che tu non li abbia contati, io li ho dimenticati. A che scopo? Avrei voluto strapparmela dal cuore, l'America, sull'aereo sopra l'Atlantico, ma non ho potuto: sei apparsa tu, e sei stata ancora l'America ... Quanto tempo, da allora? (Scuote il capo, torna a scrivere) Non mentire, non tornerai più. Risparmiami le telefonate dagli aeroporti, dagli alberghi sul mare, le immagini delle tue vacanze. Com'eri abbronzata, quando ti ho vista l'ultima volta, e felice. Presto sarà un'altra volta l'autunno. Misteriosamente, le rondini e le farfalle dei paesi lontani, quelle del nostro gioco, sono sparite come te. Anche le rose del parco di Vigeland moriranno sotto la neve. Mi è rimasta soltanto la tua immagine in uno specchio, la tua copia ... Penombra sul fondo, ne risulta un paesaggio desolato che annuncia l'inverno. La luce rimane sul lato anteriore della scena intorno allo scrittoio. A malapena si distingue la Justine 2 raggiungere, poco più di un'ombra, lo spazio illuminato dello scrittoio. Justine 2 - L'aspetti ancora, vero? Newhouse fa no col capo. Justine 2 - Forse tornerà, non devi essere triste. Newhouse la guarda, fissamente. Justine 2 - (Si scopre alla base del collo) Niente neo, guarda. (Sorride) Per la cena potrei indossare il suo costume, se vuoi. Potrai ricordarla con i fiori nei capelli, che si specchiava nell'acqua. (Una pausa) Ti ho visto nella sua stanza, guardavi i suoi costumi appesi. Newhouse fa un cenno di diniego. Justine 2 s'allontana. Newhouse - Justine ... Justine 2 si volta, capisce, sparisce nella penombra. Appena percettibile una frase dell'adagio di Mozart. Newhouse - Justine, dove sei? (Ascolta le note dell'adagio) Non è stato così, non ho trovato la pace ... (Amaro) Una trappola, è stata, l'ho tesa con le mie mani. Tu hai permesso che mi illudessi: perché? Che la mia paura si trasformasse nel più atroce degli inganni! (Punta il dito dove l'altra è sparita) Tutti e tre, insieme: perfetto! Cosi, quando tu fossi partita non sarei stato solo, non ti avrei cercata ... Le tue raccomandazioni: «Promettimi che avrai cura di lei» ... Dillo: ero stato io a volerlo, ma tu sapevi che era il solo modo che mi era rimasto per non perderti! (Amaro) Mi sono aggrappato anche all'idea che non avresti voluto: ma c'è ancora gelosia quando non c'è più amore? ... La nostra vita a tre: normale, perciò,

mentre intorno a noi tutto moriva; e tu, imperturbabile, tranquilla, pensavi al giorno in cui te ne saresti andata. L'altra, un fantasma, se era con me, quando tu non c'eri: come se non la vedessi. Era scattata la trappola ... (Sfoglia il quaderno degli appunti, legge) Passo le giornate nel laboratorio, l'altra è con me come non esistesse, è il ricordo di te. Il piano è muto; non c'è più, il piano. Suoni ancora Mozart, in California? Anche Herbert: sparito. Ma tu sei ancora con me, nel laboratorio, sei l'altra. Muti, tutti e due, finché mi vince il sonno. Le mie ricerche le continuo, nessuno potrà impedirmelo, nemmeno tu' Se tendo l'orecchio, nel silenzio ti sento ancora suonare, la notte si riempie di musica, nel parco cantano ancora le rondini, i grilli: è la trappola, è l'inganno, i rimbombi della solitudine, lei mi guarda senza parlare, senza muoversi. Sono rimasto solo; anche il nuovo fattore non ha resistito, se n'è andato con la moglie e i figli, e i suoi due cani che abbaiavano alle lepri nei loro sogni. Tutti, se ne sono andati, come te: i bambini, i cani, le rondini. (Smette di leggere, una risata aspra) Tu nel sole, lontana; io in questo castello che ha ricominciato a invecchiare, ancora un inverno e sarà una rovina, tutto sarà stato vano ... (Riprende a scrivere) La vedessi, Justine! Ha la tua stessa età, ma è già vecchia come il castello ... Come me, che la guardo mentre il fuoco si spegne e il freddo entra nelle ossa ... Ho paura della notte; lei no, imperturbabile, una sonnambula. Si alza, attraversa il muro, sparisce fra le rovine, mi fa cenno di seguirla. Cerco di resistere, non voglio sprofondare nel vuoto ... E tu, dove sei? Fra le rovine anche tu, nel passato? Sei tu che mi chiami o l'altra, l'ombra? La scena è investita da bagliori rossi. Sul fondo, ingigantito, il quadro di Burne-Jones con le figure femminili sgranate, contorte come ghermite in un rogo. Le immagini scorrono veloci nella luce rossa sempre più intensa. Newhouse ne è abbagliato, si porta le mani agli occhi, si alza e brancolando va verso gli specchi, protende le mani a toccare la propria immagine quasi a verificare che esiste. Guarda sconvolto le figure femminili che si contorcono nel rogo. Newhouse - Hai creduto di poter sparire per sempre? Davvero hai potuto crederlo? (Risata sinistra. Guarda le immagini quasi consunte nelle fiamme) Questo, hai creduto? No, vedi? Vedi quante ce ne sono che hanno preso il tuo posto? Una per ogni albero del parco, per ogni stanza del castello. Si rimirano nello stagno, vedi? Ascolta, suonano come te, la notte è piena della loro musica, delle donne nate dal mio amore per te: le senti? (Dissonanze al pianoforte straziano la musica di Mozarl. Grida:) Herbert, guarda anche tu il mio harem,

le mie Furie d'amore! Uguali a Justine, qui, con me! AI massimo dell'intensità i riverberi delle fiamme e le dissonanze del pianoforte; poi buio. Quando tornano la luce e il silenzio Newhouse - è rannicchiato come un bambino impaurito nella sua poltrona. Indossa una casacca e calzoni bianchi, di ruvida tela. Luce di un'alba grigia, passi in un corridoio voci esterne alla scena. Voce A - Si è calmato. Sospendiamo i sedativi, professore? Voce B - Che cosa fa? Voce A - Non fa che scrivere. Voce B - Bene, la scrittura è terapeutica. Sedativi soltanto per la notte. Voce A - Ci vediamo più tardi, professore. Buona giornata! Le voci e i passi si allontanano. Newhouse si alza a fatica, raggiunge la scrivania, accende il computer. Lo schermo è privo di immagini. Newhouse - (Sul tono di chi ha paura) Herbert, aiutami! Vogliono annientarmi, distruggere il mio lavoro. Farmi passare per pazzo. È lui, è venuto al castello dopo l'incendio, l'ho riconosciuto! Voce A - Come sta, professore? Newhouse - (C.s.) Voleva sapere di Justine. Voce A - Da quanto partita? Vive solo, professore? Newhouse- Era stato lui a mettermele contro. «Non solo», gli ho risposto; e che non erano fatti suoi. Dicevo di loro, che erano rimaste con me dopo la partenza di Justine. Dicevo delle mie ricerche, e lui scriveva. Come potevo sapere che voleva farmi passare per pazzo? Voce A - Guardi che si sbaglia, qui non c'è nessuno, professore. Newhouse - L'incendio: lui. l'hanno visto, riconosciuto. Sono secoli che va a incendiare case, raccolti. Era stato lui a incendiare il castello di mia madre ... (Bruscamente afferra il quaderno con gli appunti, ne strappa i fogli e li brucia con un accendino) «La scrittura è terapeutica». (Risata sinistra) Vuole accusarmi al suo posto: mai! (I fogli cadono in fiamme, la scena torna ad arrossarsi) Dolcissime Furie bruciate vive nel castello: voi l'avete visto, il diavolo! Justine, Justine, ascol!ami! La scena è rossa per il fuoco, Newhouse torna a rannicchiarsi nella poltrona con gli occhi sbarrati, la bocca aperta per un ultimo grido che non può uscire. " rombo di un aereo supersonico, poi BUIO TOTALE In apertura E. Burne-Jones,

Lo spec-

chio di Venere (1878). Lisbona. Fondazione

Calouste Gulbenkian


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.