Hystrio 1990 3 luglio-settembre

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UNA LUNGA TRADIZIONE

TEATRALE

COMICI NELLE VALLI ATTORI NELLA FILANDA Comincia con un'esibizione del comico Bongiovanni, nel 1731, una storiafatta di giochi matematici, burattini, rappresentazioni di Nobili Signori, drammi giocosi e tragedie allestiti su una scena all'aperto nella manifattura Chimelli NINO FORENZA

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e l'attività di Pergine Spettacolo Aperto è relativamente recente, il campo in cui opera conta a Pergine tradizioni più che secolari, in particolare per quanto riguarda le rappresentazioni teatrali. A questi spettacoli (mescolati inizialmente con disparati altri) veniva attribuita una tale importanza sociale e politica (oltre che morale) da fame oggetto di uno dei più decisi scontri fra il Consiglio della comunità ed il principe vescovo di Trento, entrambi fermamente intenzionati a manteneme l'assoluto controllo. Particolarmente ricco di iniziative teatrali fu il secolo XVIII, tanto da far tuonare i consiglieri vescovili contro «i disordini della troppa frequenza dei Comici, che s'introducono in questo Borgo a recitare». Nel 1772 troviamo operanti a Pergine due gruppi: quello dei «giovani studiosi» e quello dei «dilettanti». Utilizzavano il medesimo locale, genericamente indicato come il «Teatrino Comico dei Nobili Signori Associati», mentre le compagnie girovaghe si esibivano negli alberghi, nelle osterie o... nei saloni delle più illustri famiglie di Pergine. Successivamente verrà sovente adattata la sala consiliare, prelevando le sedie della scuola elementare. Identica era, ovviamente, la matrice sociale dei due gruppi: nobiltà e alta borghesia, le classi che de-

tenevano il monopolio della cultura. E di teatro colto, in effetti, si trattava. na supplica dei «dilettanti» riguardava la rappresentazione di una tragedia imperniata su Demofonte (personaggio della mitologia greca); gli «studiosi», invece, presentavano un autore d'avanguardia e di rottura: l'ancora vivente e contestato Carlo Goldoni, rappresentato già l'anno precedente da due non meglio precisati «scenici». In quella occasione il sindaco aveva espresso molte riserve, giudicando «modeste» le sue commedie (per motivi che si riservava di spiegare al Consiglio «a voce»), limitandone le recite ed

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