ecomuseo

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di svolgere inventari partecipati del patrimonio storico-culturale e “passeggiate di scoperta” della specificità dei luoghi, in maniera non ripetitiva e col sostegno della comunità residente. La mappa di comunità di Raggiolo (Ecomuseo del Casentino, provincia di Arezzo) ha coinvolto per nove mesi di lavoro una quarantina di abitanti coordinati dal responsabile dell’Ecomuseo, per una mappa delle specificità della cultura locale. Pochi soldi e molto lavoro volontario hanno recuperato sentieri, finti d’acqua e architetture tradizionali. L’Ecomuseo del Casentino, nella sua concezione originaria, è stato strutturato in sei sistemi (archeologico, civiltà castellana, acqua, bosco, agro pastorale, manifatturiero), macrotematiche attraverso le quali è possibile ripercorre la dinamica del rapporto uomo-ambiente nel tempo e nello spazio. Ogni sistema si articola attraverso una serie di “antenne” tematiche con specifici ruoli e caratteristiche che suggeriscono anche tempi, spazi e modalità di fruizione diversificate. La borgata è oggi più viva, gli esercizi commerciale non si sono trasferiti e anzi, ha scoperto un nuovo ristorante. Il senso di appartenenza degli abitanti si è rafforzato e non è più una “cosa da vecchi”. L’ecomuseo di Palazzolo, offrirà la possibilità di capire e non solo ammirare i paesaggi: come si sono formati o perché si stanno modificando, le cose positive e negative che sottendono, aspetti e sfumature che una visita superficiale, tesa solo a vedere “cosa c’è di bello”, non riescono a cogliere. Sarò allora interessante, ad esempio, capire com’è avvenuto lo sviluppo industriale, dov’erano collocati i primi impianti che hanno permesso lo sviluppo economico del paese, svolgendo operazioni di consultazione di materiale e cartografia storica nonché visite in loco negli impianti in disuso mostrando utensili e macchinari dimenticati. Questo consente di mettere in azioni quegli interventi destinati al recupero di manufatti o immobili sottoposti fino ad oggi solo al degrado o ad un uso scorretto; trovare una nuova destinazione funzionale, come ad esempio sale espositive temporanee o per conferenze, darebbe un nuovo valore e una ragione di esistere più che valida a ciò che è destinato ad essere divorato dal tempo. L’Ecomuseo Scopriminiera situato nella Valle Germanasca, in provincia di Torino, ad esempio consiste in un percorso in una miniera recuperata, con il contributo degli ex minatori diventati guide, gestori del punto ristoro e operatori del museo (oltre 20.000 visitatori annui); la valle è visibile anche lungo un sentiero etnografico, nato dalla mappa di comunità realizzata dai ragazzi delle scuole locali. Gli Ecomusei mentre promuovono la riscoperta della cultura locale, fanno crescere anche le capacità gestionali e imprenditoriali dei residenti: promuovono i prodotti ma anche i produttori, incoraggiano i locali ad assumere iniziative perché sviluppino da sé stessi ciò che il territorio offre, mettono a disposizione esempi di valore emblematico che chiunque può seguire. La Baita&Breakfast, ecomuseo del paesaggio della Valtaleggio, in provincia di Bergamo, consiste nella ristrutturazione di una baita tradizionale ad uso residenziale turistico gestita da residenti. La prospettiva è di recuperarne altre, gestendole con le risorse locali in modo da assicurare sia il recupero architettonico che opportunità di lavoro qualificato per i giovani del luogo. Palazzolo non è estraneo a tali iniziative, ogni anno in primavera, viene organizzato un percorso eno-gastronomico per le vie dell’antica Mura, per l’occasione vengono aperti al pubblico cortili e vecchie locande nelle quali vengono offerti prodotti culinari tipici del luogo. Dietro pietanze e vini (in primis le bollicine di Franciacorta) la mano di 40 fra ristoratori, commercianti, artigiani di Palazzolo e paesi limitrofi. Da segnalare la presenza di vini doc provenienti da 16 aziende vitivinicole della Franciacorta

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L’Ecomuseo


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