Maciej Buszewicz. Il senso oltre la materia

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Il 26 gennaio 1947 la Giunta municipale di Milano delibera la trasformazione dell'ex cinema Broletto di via Rovello in sala teatrale. Il Piccolo Teatro, che verrà gestito da Paolo Grassi e Giorgio Strehler, è il primo esempio di organizzazione stabile della scena in Italia. Il suo sipario si apre per la prima volta il 14 maggio del 1947 con L'albergo dei poveri di Gorkij, in una serata che vede in platea tutta la Milano della cultura e dello spettacolo. Con i suoi cinquecento posti e il suo minuscolo palcoscenico, guidato da due giovani di poco più di vent'anni uniti da un'amicizia adolescenziale cementata da un identico amore per il teatro e da comuni scelte sociali, politiche ed estetiche. Il Piccolo si propone, fin dall'inizio, di essere un teatro d'arte per tutti con un repertorio "misto"; internazionale, ma allo stesso tempo legato alle proprie radici come dice il manifesto che ne suggella la nascita. «Questo teatro nostro e vostro, il primo teatro comunale d'Italia, è promosso dall'iniziativa di taluni uomini d'arte e studio, che ha trovato consenso e aiuto nell'autorità fattiva di chi è responsabile della vita cittadina. Noi non crediamo che il teatro sia una decorosa sopravvivenza di abitudini mondane o un astratto omaggio alla cultura. Il teatro resta il luogo dove la comunità, adunandosi liberamente a contemplare e a rivivere, si rivela a se stessa; il luogo dove fa la prova di una parola da accettare o da respingere: di una parola che accolta, diventerà domani un centro del suo operare, suggerirà ritmo e misura ai suoi giorni». Fino agli anni Novanta, la sede del teatro sarà quella di via Rovello; ma già dagli anni Sessanta Strehler sogna un teatro nuovo e polivalente. Si afferma dunque in Italia, per la prima volta, l'idea di un teatro necessario, bene reale dei cittadini, con scelte profondamente innovatrici per quegli anni che previlegiano l'affermazione della regia contro la stanca ripetitività del "grande attore" di stampo ottocentesco. Del resto, proprio l'altissima qualità estetica unita alla novità di un'organizzazione per i tempi rivoluzionaria, costituiranno i due cardini dell'eccellenza del Piccolo Teatro e del suo trasformarsi in esempio trainante per la scena italiana. Per lungo tempo il Piccolo, nato come teatro della città di Milano, ma presto trasformatosi in ambasciatore della cultura italiana sui

palcoscenici di tutto il mondo e diventato Teatro d'Europa per decreto ministeriale nel 1991, potrà disporre solo della piccola sala di via Rovello; ma già dagli anni Sessanta Strehler e Grassi si batteranno per una sede più grande. Nel frattempo cercano di conquistarsi nuovi pubblici portando il teatro nelle periferie, aprendo le porte, grazie a una politica dei prezzi innovatrice, alle classi meno abbienti. Fra molte vicissitudini solo nel 1998 l'intero complesso di quella vera e propria città del teatro sognata da Grassi e da Strehler sarà pronta. Oggi il Piccolo Teatro che conta tre sale (quella storica di via Rovello chiamata Sala Grassi, quella sperimentale del Teatro Studio inaugurata nel 1987, e la Nuova Sede chiamata Teatro Strehler), è diretto da Sergio Escobar mentre a guidare le scelte estetiche è Luca Ronconi [Piccolo Teatro, Storia]. Sul fronte della comunicazione, per diversi anni quella del Piccolo è piuttosto anonima e disomogenea. L’elemento principale sono le locandine, che vengono stampate a inizio stagione con le parti fisse, per poi essere sovrastampate di volta in volta con i dati dello spettacolo in scena al momento: un sistema per rendere la stampa più economica. L’impostazione grafica è piuttosto tradizionale. Negli anni successivi Albe Steiner e Remo Muratore sono chiamati a progettare alcuni elementi, ma non ricevono un incarico organico per coordinare tutta la comunicazione. Tra il 1954 e il 1955 Steiner imposta la grafica dei programmi di sala, per le cui copertine riprende l’idea di alcuni elementi fissi (in rosso e giallo) ai quali sono sovrastampati testi e immagini di ogni spettacolo. Di Muratore si ricordano soprattutto i manifesti, in particolare quelli per l’Opera da tre soldi (1958) di Brecht, Arlecchino servitore di due padroni (1963) di Goldoni, e per Vita di Galileo (1964) ancora di Brecht. Nel 1964 Massimo Vignelli viene incaricato di dare al Teatro un progetto coerente e coordinato, uno dei progetti simbolo dell’epoca. Nel corso dei quattro decenni successivi l’identità del Piccolo, affidata dal 1968 a Emilio Fioravanti, ha avuto numerosi mutamenti, che hanno seguito e testimoniato visivamente l’evoluzione di un teatro che è tuttora uno dei luoghi distintivi di Milano [Progetto Grafico n°17, 2010].

Nella pagina precedente: Remo Muratore Piccolo Teatro Arlecchino servitore di due padroni, 1963

IL LEGAME TRA GRAFICA E TEATRO

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