Pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale

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IL FATTO COMUNITARIO La lettura degli Atti degli Apostoli che caratterizza il tempo di Pasqua, ci presenta l’esperienza della comunità dei discepoli del Signore, la fede e la testimonianza nella sua risurrezione, l’inizio di una Chiesa che si organizza attorno agli Apostoli e ai loro collaboratori. Questo comporta una riflessione sulla struttura e sulle forme concrete di organizzazione che la Chiesa può rivestire. Le due realtà non possono essere né confuse, né identificate. Negli scritti del Nuovo Testamento è necessario distinguere quello che appartiene al campo della struttura, parlando della Chiesa, e quello che appartiene al campo della organizzazione. Distinguere però non significa separare, perché la struttura non stà accanto all’organizzazione ma è per definizione implicita nelle forme concrete di organizzazione e nelle figure senza le quali non può vivere. Per struttura si intende “l’elemento di identità della Chiesa nell’ordine della fede, dei sacramenti e delle funzioni gerarchiche”. L’organizzazione inoltre implica il discorso sui “ministeri”, e cioè il ruolo delle diverse funzioni all’interno della comunità ecclesiale. Il Nuovo Testamento e lo studio storico dell’antichità cristiana, presentano momenti successivi di organizzazione, legati a volte a zone geografiche diverse: Corinto e le prime chiese paoline, l’ambiente giudaico, gli Atti, le lettere pastorali. Si può dire che è esistito un certo pluralismo. Quello che emerge dalle prime comunità cristiane, quello che colpisce subito l’attenzione è il fatto comunitario. Paolo indirizza le sue lettere a tutta la comunità. I membri della comunità sono investiti di una responsabilità condivisa da tutti e tutti sono chiamati, nella comunione, a far crescere la comunità, con la correzione fraterna, con l’organizzazione in casi di conflitto, con il rispetto dell’ospitalità, con l’esercizio dei diversi ruoli all’interno dell’”agape”. Si può sintetizzare la vita della comunità con poche parole: unione fraterna, cioè amore e comunione, partecipazione, responsabilizzazione. Tutti i membri, tutti i credenti hanno una funzione da svolgere, hanno un “ministero”, un compito ben preciso da realizzare. Nel Nuovo Testamento tutta la comunità cristiana, in forza della sua vocazione alla fede o della sua apostolicità, si trova in situazione di servizio e di missione, cioè di servizio fraterno del Vangelo per il mondo. Ciascuno però mette a disposizione di tutti i doni particolari, caratteristici che ha ricevuto; in altre parole esercita il servizio in base alla particolarità del dono ricevuto, cosi che si crea una serie di specializzazioni che riguardano funzioni precise, dove “alcuni” sono al servizio di “tutti” nella comunione e nell’unità.

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