Elementi 14 - Settembre 2008

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opportunità energetiche coraggiose rappresentato una forma di distorsione, perché valorizza solo gli aspetti finanziari di breve periodo, senza curarsi delle prospettive e delle solidità delle imprese e di coloro che vi operano. È necessario cambiare strada, collegando i ruoli dirigenziali alle effettive capacità e le carriere ai risultati di breve e lungo termine. E: In Italia le donne raggiungono ottimi risultati nelle università mentre nel mercato del lavoro non ottengono analoghe performance. Quale contributo può offrire il sindacato al riguardo? RB: L’occupazione femminile in Italia non rappresenta semplicemente uno dei tanti problemi, ma è il problema, con un tasso di occupazione che ci vede penultimi nell’Europa a 27. La questione non consiste solo nell’assicurare pari opportunità o due redditi alle famiglie. L’occupazione femminile è anche un potente moltiplicatore economico, perché ogni donna che lavora genera nuova domanda di beni e servizi. Ma serve una politica mirata e non singoli interventi, che crei una sinergia tra interventi che puntano a riorganizzare i tempi di lavoro e altri che mirino a potenziare i servizi di assistenza per infanzia/anziani. Su ciò la Cisl insiste da anni: occorre superare la contrapposizione tra politiche che puntano solo ad aumentare la quota di donne al lavoro e politiche che valorizzano esclusivamente il loro ruolo familiare. La conciliazione deve essere la parola chiave: per renderla effettiva non bastano i servizi di supporto, ma bisogna anche regolare e ricontrattare organizzazione e orari di lavoro in certe fasi della vita. Spesso, proprio alla minore disponibilità delle donne ad orari prolungati è legata in gran parte la questione dei divari retributivi tra uomini e donne.

Raffaele Bonanni

E: Il problema energetico è una questione nazionale. È possibile individuare soluzioni in grado di offrire risposte efficaci a questo problema? Quali sono le sfide per il nuovo Governo? RB: Il tema dell’energia non è solo una priorità, ma un’emergenza. Da un lato abbiamo un sistema industriale che ha sempre più bisogno di energia. Dall’altro un sistema di produzione energetica dipendente per l’85% dall’importazione di idrocarburi e gas. L’applicazione del Titolo V della Costituzione, spostando alcune competenze alle periferie, ha trasferito alcuni aspetti energetici al Ministero delle Attività Produttive e a quello dell’Ambiente, a Regioni, Province e Comuni. Ma ciò fa sì che se uno di questi soggetti si oppone, il progetto si blocca. Ecco perché negli ultimi 10-15 anni non sono state trovate soluzioni strutturali al tema dell’energia e non sono stati realizzati rigassificatori e termovalorizzatori. A ciò si aggiunge la rinuncia del nostro Paese al nucleare, nel quale occorre ripartire dai consorzi di ricerca e di sviluppo di sicurezza: il cosiddetto nucleare di quarta generazione, pulito e a bassa emissione di scorie. Le fonti alternative, infatti, nell’immediato non possono certo risolvere i problemi dell’approvvigionamento energetico. Bene dunque l’apertura sul nucleare da parte del Governo. Sviluppando il nucleare riusciremmo a limitare le emissioni, rispettando il Protocollo di Kyoto. Sembra una contraddizione ma non è così. Oggi più che mai è necessario fare sì che si sviluppi la consapevolezza che se l’energia è poca, costa di più e inquina.

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