TTIP: Non abbassate i nostri standard

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TTIP: NON ABBASSATE I NOSTRI STANDARD

fracking sul gas di scisto, sui brevetti su esseri viventi, sullo scambio di sementi, eccetera. Non dobbiamo dimenticare che gli USA non hanno ratificato sei delle otto normative base i materia di diritti dei lavoratori approvate nell’ambito dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), inclusi la Convenzione sulla libertà di associazione e la contrattazione collettiva. E sui servizi pubblici, il TTIP potrebbe facilitare la spinta già presente in Europa alla privatizzazione senza troppa qualità. Inoltre, la necessità di proteggere la nostra industria culturale rimane una questione aperta, che non può semplicemente essere cancellata con un tratto di penna. Infine, lo scandalo NSA scoperto dalle rivelazioni di Richard Snowden ci dice che il tema della protezione dei dati rimane un nervo scoperto nelle relazioni transatlantiche (e non solo). In questo senso, sarebbe auspicabile, come l’ha proposto Il Transatlantic Consumers Dialogue (TACD)15 lasciare fuori dai negoziati del TTIP la questione dei dati personali e delle regole sulla privacy, perché in presenza di una tale differenza di norme, il risultato rischia di tradursi in una diminuzione degli standards attuali dai due lati dell’Atlantico. È evidente, invece, che è necessario discutere delle regole nazionali e internazionali di protezione dei dati (che secondo le regole accordate nel WTO non possono essere considerate come ostacoli non tariffari al commercio) e sarebbe auspicabile che questo venisse fatto prima della conclusione di TTIP, nell’ambito di un accordo quadro con pochi elementi e di un negoziato a livello internazionale. Ma c’è un altro modo di costruire un’auspicabile alleanza transatlantica? Certo! L’agenda

transatlantica che ci pare interessante promuovere non è quella che entrerebbe sistematicamente in rotta di collisione con standard e leggi europee (e in alcuni casi americane) in materia di ambiente o salute. Ci interessa invece un accordo transatlantico che sia parte integrante di un accordo globale multilaterale coerente con il “Green new deal”, e con misure che favoriscano la transizione verso un’economia non più dipendente dai fossili e sostenibile, che implichi anche politiche contro i cambiamenti climatici e il consumo eccessivo di risorse, promuovano la giustizia sociale e i diritti di chi lavora. Un sogno? L’esempio della sconfitta di ACTA dimostra che è possibile, con una mobilitazione e una coalizione fra le diverse forze in campo che già stanno lavorando contro questo TTIP, organizzazioni della società civile, sindacati, gruppi di consumatori, difensori delle libertà civili e digitali, ma anche partiti come i Verdi europei, costruire un fronte in grado di allargarsi e puntare a portare nei parlamenti nazionali e soprattutto europeo, (che ha la possibilità di respingere il risultato dei negoziati), l’opposizione a questo accordo, ma anche la promozione di una vera e propria Agenda alternativa per le relazioni transatlantiche. Recentemente, più di 200 gruppi europei e statunitensi hanno protestato contro il TTIP. E anche nel Congresso americano ci sono voci contrarie a questo accordo. In questa fase, ciò che conta è che ci sia una maggiore consapevolezza e informazione sui rischi di ciò che si negozia segretamente a Bruxelles e a Washington; e naturalmente l’organizzazione di una vera e propria larga campagna di trasparenza. In particolare per l’Italia, che si prepara a presiedere la UE in un periodo importante per i negoziati con gli USA, è bene sapere che si può ancora cambiare strada.

12 http://corporateeurope.org/trade/2014/02/what-are-you-hiding-opacity-eu-us-trade-talks; http://www.tax-news.com/news/De_Gucht_Keen_To_Solve_TTIP_ Regulatory_Issues____62353.html 13 http://ec.europa.eu/clima/policies/eccp/second/stakeholder/index_en.htm 14 « Pagate con soldi pubblici per mandare in tilt il clima, le fonti fossili ricevono 100 $ per ogni tonnellata di CO2 che rilasciano. Aiuti di Stato per 523 miliardi di dollari contro gli 88 andati alle rinnovabili. E solo il 20% per aiutare i ceti deboli. Fatih Birol, capo economista della IEA, torna a denunciare i sussidi pubblici alle fossili. In Italia sono oltre 9 miliardi di euro all’anno. » http://www.qualenergia.it/articoli/20130206-troppi-sussidi-alle-fonti-fossili-il-messaggio-di-fatih-birol 15 The Transatlantic Consumer Dialogue (TACD) strongly urges the Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) negotiators to leave data flows out of the trade negotiations. It is impossible to address the issue of data flows when the data protection regimes in the US and EU are starkly different and unbalanced. Without adequate oversight and transparency, any attempts to include data protections in the transatlantic trade negotiations could easily result in a significant weakening of consumer protections with little or no public input. http://tacd.org/ttip-policy-statements/ Cover photo credit: Photo Credit: <a href=”https://www.flickr.com/photos/45086087@N00/4703667485/”>alexbrn</a> via <a href=”http://compfight.com”>Compfight</a> <a href=”https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/”>cc</a>


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