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il designer deve vedere la tecnologia come una parte integrante della tavolozza progettuale a sua disposizione. Non va vista solamente come un mezzo, ma come un modo per generare nuovi linguaggi.

e c T oi n o ga

d e nis s a n t a c h i a r a

l

Con il suo interesse per l’indagine delle possibilità aperte dalle nuove tecnologie, e le sue visionarie idee riguardo a macchinari come quelli per il Rapid Prototyping, Denis Santachiara è il designer giusto per capire gli effetti e i possibili sbocchi dei cambiamenti in atto. In particolare, con l’ambizioso progetto della mostra “Principia” curato da lui in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti in occasione del Salone del Mobile 2011 a Milano, messa in piedi proprio nel centro di Piazza Duomo, ci ha convinti a chiedergli che cosa ne pensasse del rapporto tra le tecnologie e la scienza. è stato interessante vedere cosa sta accadendo e come gli artisti possono utilizzare i nuovi principia per esprimere la propria arte. “Principia” non è una mostra incentrata sul rapporto arte/scienza, ma l’accento viene messo sui potenziali creativi attraverso i principi della scienza come sorgente del fare artistico. Fine ultimo è l’innovazione del linguaggio come stupore estetico, il riemozionarsi come davanti a una delle vedute di Canaletto senza necessariamente comprenderne i principi generativi della prospettiva. 54

Considerando che ha appena trattato l’argomento con una mostra ad aprile, Principia, cosa ci può dire della scienza applicata all’arte? Beh, in quella mostra la scienza non è applicata all’arte ma ai linguaggi dell’arte. Volevamo illustrare come l’utilizzo di principi scientifici possa produrre nuovi linguaggi che per la loro intensità comunicativa non necessariamente lasciano trasparire il lato scientifico che sta alla loro base. Come quando ammiriamo una veduta del Canaletto siamo estasiati dalla forza di quell’immagine, non pensiamo alla tecnica della camera oscura che pur sottende al quadro e sta alla base di quella forza. Quanto e soprattutto come hanno influito le nuove tecnologie in questo? Come spiegato all’entrata di Principia, le scoperte scientifiche hanno sempre offerto contributi all’arte: cos’è cambiato ora? Ormai quasi tutte le mostre d’arte sono piene di mezzi tecnologici, che però rimangono relegati alla forma di mezzi. Quello che credo io è che a questo punto ci sia spazio invece di un arte

post mezzi, postmediatica. Un’arte che come nel rinascimento vada oltre al mezzo tecnologico o scientifico, e riesca ad entrare nei principi profondi della scienza, capirli e plasmarli per produrre arte, per produrre nuovi linguaggi interpretativi. Come un prestigiatore che usa tanta tecnica per “tradirla” nell’illusione e nell’effetto spettacolare.

Nel complesso, ho cercato di far vedere il mio lavoro, mostrando allo stesso tempo al meglio il lavoro degli autori.

Che ruolo ha avuto lei nell’allestimento della mostra e questo cosa ha comportato?

L’intento di questa mostra non era quello di diffondere la scienza. Al contrario, ci piacerebbe stimolare gli artisti, i designer, i musicisti ... insomma tutti quelli che in qualche modo fanno arte o sono a contatto con essa, offrirgli spunti. La diffusione della scienza la deve fare la scuola. Compito di un museo di scenze è anche quello di spettacolarizzarla per renderla più un’attrattiva per il pubblico.

Io ho progettato il padiglione e l’allestimento interno della mostra. L’intento, per il padiglione, era dargli una forma “molecolare”, che abbiamo reso con tre grandi cupoloni di telo bianchi di forma semicircolare di dimensioni diverse che rappresentassero gli atomi di una molecola. Il percorso poi si svolgeva come una specie di otto, con le varie sezioni delle opere al centro aperte come delle stanzette verso il pubblico. Ogni stanza poi mostrava un esempio di applicazione artistica di un principium scientifico, presentando opere di giovani artisti contemporanei. Per quanto riguarda l’allestimento la mia priorità era dare la massima attenzione alle esigenze particolari degli autori.

Cosa ne pensa della diffusione tramite l’arte delle scoperte scientifiche, e sulla loro “spettacolarizzazione” al grande pubblico tramite mostre di questo tipo?

Quanto e come può l’allestitore influenzare l’effetto sulle persone delle innovazione scientifiche e tecnologiche? Per quel che mi riguarda cerco sempre il lato poetico e magico del fare mostre. Attraverso artifici e tecnologie. 55


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