la citta 18 2011

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Mercoledì 16 novembre 2011

PRIMO PIANO

IL PARERE TECNICO DA LUCIANO FASANO, DOCENTE DELLA “STATALE” DI MILANO

ll dovere “morale” della politica di Sabrina Zocco

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a grave crisi economico-finanziaria internazionale, l’enorme debito pubblico contratto dal nostro Paese, le mancate riforme e l’assenza di un piano di sviluppo per il Paese hanno condotto l’Italia sull’orlo della bancarotta. Condonati con lo “scudo” del 5% i capitali di rientro dai paradisi fiscali, annullata l’ipotesi di una patrimoniale, a pagare sono lavoratori, pensionati e fruitori dei servizi pubblici. E se non sarà direttamente lo Stato a mettere le mani nelle tasche dei cittadini a farlo, costretti dai tagli dei trasferimenti, saranno Regioni, Provincie e Comuni. Diminuzione di trasferimenti nella sola Cinisello di 2,4 milioni di euro nel 2011 e 1,6 milioni di euro nel 2013, per un totale di 4 milioni di euro in meno nelle casse comunali. Cui va aggiunto un peggioramento del saldo del patto di stabilità di 300 mila euro e 300 mila euro di aggravio della spesa corrente a causa dell’aumento dell’Iva. Per far fronte ai tagli non basterà il milione di euro risparmiato dai dirigenti comunali attraverso la razionalizzazione del lavoro degli uffici. Se istituita, la commissione tributi assegnerà al Comune il 100% dell’ evasione fiscale locale che sarà rinvenuta. E’ evidente che il Comune dovrà comunque tagliare alcuni servizi. Dove si taglierà? «Siamo chiaramente in una situazione a rischio fallimento, come ha mostrato l’andamento dei mercati dei giorni scorsi. E le conseguenze le paga anche il nostro comune. Certo è che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca! Siamo in grado di ripensare i servizi ai cittadini, sapendo che ci troviamo comunque costretti a rinunciare a qualcosa? Spesso la gente non sembra rendersene conto. Basta guardare quel che accade a Cinisello Balsamo: Cinema Marconi, trasporto pubblico e circolari, Parco dei Fiori, mense scolastiche e chi più ne ha più ne metta. L’amministrazione comunale sta facendo il possibile per evitare scelte difficili e impopolari, ma se non scegliamo noi sceglierà il caso, e il caso non è in grado di guardare ai servizi più urgenti. Cosa scegliere fra un cinema e un asilo nido? O fra un asilo nido e il trasporto pubblico? Non possiamo sempre e comunque pretendere tutto: la situazione non lo consente. Non ce ne accorgeremo neppure, ma fra qualche anno potremo anche non avere più niente (né il cinema, né l’asilo nido, né il trasporto pubblico) e non saremo comunque contenti. Anzi saremo arrabbiatissimi, perchè la situazione ci avrà colto di sorpresa, anche se ciò sarà accaduto per colpa della nostra sostanziale incapacità di assumerci insieme tutte le responsabilità del caso. Dobbiamo invece scegliere, decidendo di buttare qualcosa giù dalla torre. Siamo quasi alla banca rotta sebbene qualcuno lo avesse già detto che avremmo portato i libri contabili del paese in tribunale. Semplicemente, non abbiamo voluto fare un discorso di verità. Possiamo dire che il debito noi non lo paghiamo? Certo, tanto lo pagh remmo lo stesso, anzi, lo pagheremmo ancora di più, perché sceglieranno gli altri come farcelo pagare, con effetti sui ceti e le classi più deboli ancor più devastanti». Chi amministra perciò dovrà operare scelte venendo meno alle promesse fatte in campagna elettorale ai cittadini? «Non si tratta di venir meno alle promesse fatte in campagna elettorale e sancite dal programma di mandato. Si tratta di fare i conti con una crisi che all’epoca della definizione del programma di mandato non si era ancora manifestata nelle drammatiche forme di oggi, e noi stessi purtroppo non ne eravamo sufficientemente consapevoli. Il vero tradimento dei cittadini sarebbe non prendere atto delle mutate condizioni. In questo senso, qualora non riuscissimo a definire - insieme ai cittadini - un nuovo ordine di priorità, allora sì che saremmo lontani dalla gente, oltre che dall’interesse generale della nostra comunità. Per quanto possibile, stiamo cercando di venire incontro alle domande che ci provengono da cittadini preoccupati per la crisi e spaventati di fronte ad un futuro dai contorni incerti. Però, mettendo insieme servizi sociali, trasporto pubblico locale, servizi all’infanzia e quant’altro, fino a importanti spazi come il cinema Marconi, ed altro ancora. Davve-

ro non si capisce dove potremmo mai trovare i soldi per soddisfare tutte queste domande. Forse, dinnanzi alle sfide della drammatica situazione economica in cui ci troviamo, dovremmo imparare una cosa: non tutti i bisogni sono diritti, e quando le risorse per soddisfare i bisogni diminuiscono perché non si cresce, allora si deve guardare i diritti in una luce diversa, cercando di garantire quelli di chi sta peggio, anche a scapito della mancata soddisfazione di alcuni bisogni che -in assenza di risorse- possono ritenersi superflui o meno importanti. Ma non spetta solo a noi essere consapevoli di questa cosa. Occorre che lo siano anche i cittadini. Per questo, credo che oggi, nel pieno della crisi, l’amministrazione comunale debba rinnovare il proprio patto con i cittadini a partire da un discorso di verità, che è anche l’unico modo possibile per restare padroni del nostro futuro, ovvero per scegliere insieme dove si tratta di pagare un costo e dove invece si tratta di difendere una conquista sociale che riteniamo irrinunciabile». Come pensa che la politica possa risolvere i problemi?«Perché la politica possa risolvere davvero i problemi è necessario che non si limiti a rappresentare le pulsioni della gente, che è comprensibilmente spaventata di fronte alla crisi e che se resta prigioniera di questo stato d’animo non potrà trovare la volontà e la forza per uscire dal tunnel. La politica fa il suo dovere quando riesce a orientare le scelte dei cittadini. In una condizione straordinaria come quella in cui ci troviamo, è certamente più difficile indicare una strada. Prova ne sia il fatto che i programmi elettorali sui quali abbiamo chiesto il consenso all’epoca del voto sono stati sostanzialmente superati dagli eventi. Proprio per questo, oggi la responsabilità della politica si fa ancora più grande. Non si tratta semplicemente di decidere cosa fare, sulla base del consenso ottenuto nelle urne, ma di convincere i cittadini che per salvarci dobbiamo buttare giù dalla torre qualcosa; il cosa lo decideremo insieme, ma la responsabilità di dire che di qualcosa, purtroppo, dobbiamo privarci spetta alla politica. E’ la sua funzione, e in ultima analisi il suo compito morale».

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