InK _ postmedia quarterly journal

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l’immaginazione alle immagini: un’architettura figurativa dove la figura perde di significato, acquistando valore programmatico. La figura serve per condizionare il programma, e rende sfocato il confine tra pubblico e privato, la città pubblica non esiste più è necessario che lo spazio comune diventi parte di un edificio, innescando dall’interno una sorta di resistenza ad oltranza del progetto di architettura.9 3 NO progetti radicali (Strutturale VS Radicale) La visione deve esser sostituita dal progetto e dalla necessità di dargli un valore aggiunto tale da fargli assumere diversi significati e usi: i progetti devono essere capaci di intensificare la realtà. Il reale si trasforma perché è percepito e usato in forma soggettiva, dal singolo o dal gruppo in modi diversi, il progetto acquista un valore altro, oltre il programma.10 4 NO Icone (Progetti Deboli VS Icone) Progetto debole nell’accezione comune può essere inteso in una forma poetica come un progetto dove l’architettura scompare, si mimetizza. In questo caso lo intendiamo come la capacità di un’architettura di avere un valore interpretabile e trasformabile dall’uso e in cui gli edifici sono implementabili, non iconici. L’edificio non è disconnesso dalla struttura urbana, ma ne è parte integrante, l’architettura disegna la città e diventa strumento di produzione di spazio urbano. È necessario lavorare innanzitutto con ciò che abbiamo, con la città pensata come organismo unico e non suddiviso tra centro e periferia, anzi è necessario intervenire nel centro storico, come luogo da rifondare per produrre città.11 E in periferia attraverso edifici che gli restituiscano una posizione centrale.12 5 NO Nuovi paradigmi (Architettura VS Paradigma) Oggi sono i nuovi paradigmi, intesi come strategie combinatorie, a produrre l’architettura. In questo senso l’architettura diventa il risultato di operazione meccaniche che applicano dei parametri a un’azione ripetuta in contesti e strutte urbane diverse. Un paradigma segue le mode di un preciso momento storico, favorendo un’architettura di volta in volta legata a una particolare tecnica o tecnologia, a un particolare strumento di controllo. Si deve quindi fare riferimento a una mutazione più lunga ma soprattutto più profonda di quella che i paradigmi ci offrono in un determinato momento storico. L’architettura deve restare legata allo spazio, deve continuare ad essere se stessa senza essere schiava del paradigma che sempre cercherà di assorbirla annullandone il valore e sostituendolo con il paradigma stesso, soggetto alle mode, all’economia e a situazioni contingenti in continuo mutamento.13 L’architettura è un azione di resistenza.

1. www.ianplus.it 2. The Otolith group thoughtfrom = la forma del pensiero, Maxxi edizioni, Mousse Pub., 2011 a cura di Carolina Italiano 3. Usare questo termine è un rischio non tanto per il suo vero significato ma per quelli che gli vengono attribuiti. Noi lo usiamo senza significati politici, senza riferimenti alla tradizione dell’architettura italiana, senza considerare l’architettura come disciplina isolata dalla realtà. L’architettura deve essere considerata una disciplina autonoma da tutto ciò che ne deforma i significati più profondi legati al dare forma allo spazio. Architettura nel suo senso più ampio, come cognizione di tutte le arti e scienze che hanno rapporto con il costruire. 4. Nel momento in cui l’architettura ricicla la portaerei, un nuovo programma funzionale amplifica la sua portata. In Artscape, la portaerei diventa museo, in Housescape, la portaerei diventa abitazione, in Sportscape la portaerei diventa un parco tematico, in Landscape, la portaerei ritorna ad essere un paesaggio naturale. Le portaerei trasformate rappresentano il limite tra due specificità: non sono più navi da guerra, non sono certo delle architetture pure, diventano strategie operative, modelli di lavoro che restituiscono autonomia alla disciplina architettonica. 5. Franco Berardi (Bifo) Dopo il futuro dal futurismo al cyberpunk. L’esaurimento della modernità. la citazione è legata alla definizione del barocco, come momento in cui si delinea per la prima volta l’intima scissione del discorso pubblico, la separazione tra sfera della verità fondante e sfera della simulazione linguistica e immaginaria. Oggi questa separazione è diventata endemica nell’assimilazione tra cultura ed immagine, tra realtà e visione prodotta solo per creare un plusvalore a qualsiasi operazione che agisce sulla città. Il progetto perde valore l’immagine ne diventa il simulacro. 6. Dopo il futuro Dal Futurismo al Cyberpunk L’esaurimento della modernità, Franco Bifo Berardi, Derive Approdi 2013. 7. Se davvero si vuole tornare a pensare l’architettura non solo come produzione di fittizi regni dell’immaginazione, ma anche come possibilità di dare senso al reale nella sua forma, allora occorre pensare l’architettura non più come diagramma di tutto, bensì come fatto specifico che trova il proprio fondamento nell’uso delle cose l’uso dello spazio si incarna direttamente nella forma architettonica e quindi non ha bisogno di nessuna altra rappresentazione se non la forma in tutta la sua assolutezza di oggetto Mastrigli-Aureli (su www.architettura.it ) 8. La forma della democrazia: è un progetto pensato per le metropoli nel 2050, un progetto che ridefinisce l’idea di Parlamento come spazio comune, prende spunto da una pratica comune, quella del confronto, della protesta che torna ad occupare le piazze e che chiede un rapporto diretto con la classe politica, non ci sono leader ma una moltitudine che agisce attraverso la resistenza . Il progetto nasce da considerazioni e osservazioni sui cambiamenti sociali in atto e risponde alla necessità di re-territorializzare lo spazio politico. L’idea che nel web la democrazia trovasse finalmente il suo ambiente ideale, dal quale irradiarsi poi verso il mondo reale, si è poco alla volta scontrata con la realtà del mondo nel quale gli interessi economici prevalgono anche sulla dimensione virtuale. Si rende così necessario uno spazio del confronto e del dialogo, in cui il web si confronta con la realtà delle istituzioni. Non un progetto utopico, ma la chiara volontà di creare uno spazio che si evolve con la città ed attraverso lo spazio della città. Abbiamo selezionato tre città campione e tre spazi, Montecitorio sede della camera dei deputati di Roma , Le Nazioni Unite a New York, e il Parlamento di Dacca in Bangladesh, e trasformato gli spazi urbani davanti agli edifici istituzionali in spazi di transizione, tessuti urbani tra città ed architettura. Un solo elemento architettonico una copertura ridisegna lo spazio urbano trasformandolo in un interno. Architettura e Città sono lo stesso spazio. (su www.labiennale.org/it/architettura/archivio/mostra/padiglione-italia/ e www.ianplus.it)

Spazioborgogno Artecontemporanea Ripa di Porta Ticinese 113, 20143 Milano Andreas Kopp, installazione allo Spazioborgogno Milano 6 aprile - 21 maggio 2011

www.spazioborgogno.com ink n. 0 _ marzo 2014

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