NEW ENTRY MAGAZINE - EDIZIONE DI BRESCIA DEL 23 LUGLIO 2021

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Anno 27 - N°08 del 26/06/2021 - www.newentrymagazine.it - redazione@newentrymagazine.it - Per la tua pubblicità: 347.73.52.863 Gianluca Boffetti

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NEW ENTRY MAGAZINE il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 27 - N°09 del 23/07/2021

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Editoriale

QUANDO LO SPORT È EMOZIONE La vittoria della Nazionale Italiana è stata sicuramente una delle pochissime cose che in questo anno e mezzo di pandemia ci ha fatto sorridere, piangere di felicità, vivere... Erano passati ben 53 anni dall’ultima volta ma ciò che ancora rende più magico questo percorso europeo è stato sicuramente il legame comune che ha unito la squadra rendendola una vera e propria famiglia. Se poi aggiungiamo gli abbracci tra il tecnico Mancini e Vialli ecco che c’è pure la ciliegina sulla torta. Per i nostalgici come me, rivederli abbracciati a distanza di tanti anni quando militavano nelle file della Sampdoria è qualcosa di meraviglioso e di valore: l’AMICIZIA, quella vera, che dura per sempre. Se poi osserviamo l’ultimo abbraccio con le lacrime agli occhi... beh, lo lascio commentare a voi.

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C’è chi in Italia ha pure remato contro a questa Nazionale: indipendentemente dalla vittoria o meno, dovremmo imparare ad amare il nostro paese e difenderlo quando è necessario. Magari i politici si impegnassero come la Nazionale a rendere il nostro paese valorizzato, amato e si adoperassero per il bene comune e non per interessi personali. Ricordiamoci che il nostro paese ospita ben i due terzi del patrimonio artistico, architettonico e culturale del Mondo. wConcludo il mio intervento con una frase del Papa che si è soffermato sul significato dello sport e dei suoi valori, e su quella capacità sportiva di saper accettare qualsiasi risultato, anche la sconfitta: solo così, davanti alle difficoltà della vita, ci si può sempre mettere in gioco, lottando senza arrendersi, con speranza e fiducia. Gianluca Boffetti


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Riflessioni

LA FIGLIA IMPERFETTA, IO LAURA Non sono mai stata una figlia perfetta, lo ammetto oggi, a 39 anni suonati. Sono nata in anticipo, perché avevo una gran fretta di conoscere mamma e papà, ma poi li ho fatti soffrire fin da piccina: malaticcia e con tanti problemi di salute, ho indotto mia madre a lasciare il suo lavoro per fare la genitrice a tempo pieno. Sono cresciuta, certo, ma non ho smesso di farli piangere: io che avevo dimostrato di avere così tanta voglia di vivere, venendo al mondo con quasi un mese di anticipo, poi, una volta diventata adolescente, ho iniziato a odiarla la vita, a sfidarla. E come si deve sentire una madre a vedere la propria figlia, la sua unica figlia, sempre triste e piena di dolore? E un padre? Sapete che cosa significa per un genitore assistere alla distruzione della sua creatura più di sè stesso? Il male oscuro, la depressione, mi aveva colpita: amavo il buio e odiavo la luce del sole. Il mio corpo dimagriva e ingrassava di continuo e sono arrivata a pesare meno di 50 kg per 170 cm di altezza. Mi comportavo male, urlavo ed ero sempre nervosa. E poi eccolo quel maledetto male alla testa, micidiale, che mi assaliva ogni giorno: esaurimento nervoso. Eppure io avevo una famiglia meravigliosa, perché stavo così male? Non mi sentivo accettata dai miei com-

pagni di scuola: mi sono sempre sentita brutta e sfigata. Mi hanno sovente fatto sentire la figlia di nessuno e quasi mi vergognavo del mio cognome, che oggi porto con orgoglio, e del fatto che mio padre non avesse una laurea. Io non ero degna di loro. Ho sofferto per anni, quasi in silenzio, finché il mio cuore si è indebolito, la mia mente si è ammalata e il mio colon ha ceduto. Non ero più padrona di me stessa e della mia vita. Ho vissuto un’adolescenza terribile: non ho mai perso un anno di scuola e ho lottato tanto per la promozione al liceo classico che, parliamoci chiaro, non è propriamente una passeggiata! E se ci sono riuscita è grazie a mio padre, uomo straordinario, che la sera, dopo il lavoro

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Riflessioni

mi aiutava a studiare e la mattina mi accompagnava a scuola. No, lo so che ve lo starete chiedendo, non è stato facile uscire da quella situazione: depressione, esaurimento nervoso e sindrome del colon irritabile. Avevo solo 16 anni. Ma ci sono riuscita. Come? Con cure e visite da psicologi etc? No, assolutamente no. Certo, alcuni antidolorifici li dovevo prendere perché i dolori al colon e alla testa, credetemi, in certi momenti erano insopportabili, ma il resto l’ho sempre rifiutato e, una volta compiuti i 18 anni di età, nessuno poteva obbligarmi a farlo. E non l’ho fatto perché sapevo che non mi sarebbe servito a nulla se non a farmi stare peggio. Non fraintendetemi: io stimo moltissimo chi esercita con amore e devozione questa professione, ma non era questo di cui avevo bisogno. Dovevo capire chi fossi davvero, ricominciare da me e iniziare a volermi bene. E per farlo ho scelto la strada dell’amore: quello di mia madre Mariella e di mio padre Ermanno. Loro mi sono stati accanto, sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Hanno sacrificato tutto per me. E insieme abbiamo vinto. Sì, io non ho vinto da sola. Noi tre insieme ce l’abbiamo fatta. Ho incominciato, un poco alla volta, ad amare la vita, apprezzandone le sue sfumature e anche i momenti no. Sono diventata forte, rimanendo comunque sensibile ma non fragile. Io non

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sono fragile. Sono sensibile. Sono due cose ben diverse. E se oggi sono qui e mi accingo a scrivere di me è perché non mi vergogno di quello che sono stata, anche se mi spezza il cuore e mi annienta l’anima per il dolore che ho provocato a mia madre e a mio padre, ma per far capire a voi figli che leggete che sono i vostri genitori, se sanno davvero esserlo fino in fondo, la vostra prima fonte di forza e amore, e a voi genitori, che esserlo significa esserci, esserci davvero per i propri figli, anche se anagraficamente parlando, sono adulti. Perché non si smette mai e poi mai di essere figli e genitori. E io, ora lo so, sono stata davvero fortunata ad avere due genitori come loro, imperfetti come tutti, ma unici e dal cuore immenso come pochi. Grazie mamma Mariella e papà Ermanno non solo per avermi donato la vita ma anche per avermi permesso di viverla ancora e poi ancora. Laura Gorini (Ps. Ci tengo a firmarmi anche con il mio cognome perché sono fiera di te, papà. Di come ti sei fatto da solo, spezzandoti la schiena al lavoro per non far mancare mai nulla a me e alla mamma. Ci sei sempre stato. E’ un onore per me essere tua figlia e cerco di meritarmi di esserlo, con il sudore della mia fronte)

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Riflessioni

GIUGNO DI EMOZIONI È stato un giugno ricco di emozioni, per me, quello appena trascorso: Menzione d’onore per una poesia con cui ho partecipato al Premio Letterario Branda Castiglioni (VA), la presentazione del mio libro “Farfalle tra le righe” nella Sala Polivalente di Palazzo Laffranchi a Carpenedolo e per finire, ospite nella trasmissione a PiùValli Tv. Esperienze diverse, ma accomunate dalla mia passione per la poesia e la scrittura. Per fortuna ci sono molte persone che apprezzano il mio stile e si ritrovano in ciò che esprimo in versi e prosa. A Carpenedolo non ero mai stata, perciò, sommato al periodo non ancora del tutto normale, l’ansia era davvero tanta. È stata invece una serata molto piacevole, primo appuntamento degli eventi estivi del paese, merito dell’Assessore alla cultura Laura Baroni che mi ha presentato e supportato con complimenti sentiti e del pubblico presente, partecipe ed interessato, così come le due Consigliere che hanno letto qualche brano con evidente trasporto: un’atmosfera che mi ha messo a mio agio, malgrado l’agitazione. Una presentazione breve, come piace a me, in semplicità e spontaneità, che ha interpretato al meglio ciò che sono io: una donna semplice che scrive con altrettanta semplicità le emozioni quotidiane, tra ricordi del passato, emozioni del presente e sogni

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per il domani. Un grazie al Comune di Carpenedolo, alla Biblioteca, alla Pro Loco, che hanno collaborato per organizzare questo evento. In Tv dalle amiche Laura e Maria ero già stata parecchie volte, anche in altre emittenti locali e da loro torno sempre molto volentieri, perché vengo accolta così calorosamente da sentirmi proprio come in famiglia. L’emozione tuttavia c’è e penso sia percepita anche da chi ascolta: poesie e brani sono infatti specchio della mia anima, sentimenti che esprimo meglio scrivendo piuttosto che a voce. Grazie di cuore anche alle numerose amiche che hanno seguito la trasmissione e a chi ha telefonato in diretta per salutarmi. È in parte imbarazzante ricevere complimenti, ma in parte è una grande soddisfazione personale aver realizzato il mio sogno di bambina e poterlo condividere. Grazie dunque a tutti. Ornella Olfi


Riflessioni

ACQUAMORE DI CASTEL GOFFREDO: PICCOLO PARADISO Come non ringraziare tutto lo staff dell’’Acquamore” di Castel Goffredo per la gentilezza, premura, accoglienza che da sempre ha riservato alla nostra famiglia? Piacere immenso appaga, consola, nel vedere gli occhi della mia Vittoria zuppi d’allegria, stupore, felicità nel riabbracciare il tutto, nel riprendere possesso dei luoghi “amici” dove serenità e scoperta sono giorno dopo giorno sinonimo di cammino che evolve. Otto mesi sono stati lunghi, infiniti, spesi nella speranza di poter un giorno grazie ai vaccini ritornare alla quotidianità, alla bellezza di una carezza dell’acqua che limpida e cristallina avvolge i corpi. E’ stato un poco come ritornare a casa, varcare la soglia di un ambiente famigliare. Emozione di certo tingeva gesti e parole, voglia di riallacciare contatti, di riafferrare le redini recise improvvisamente. Che dire di Celeste! Scattante come un pesciolino, saetta rapida dal guizzo audace? Piacere nel poter finalmente riassaporare l’odore del cloro, fra le narici stagnare, confluire? Pur tuttavia ancora tanta la paura dei contatti, intense le precauzione da parte degli utenti quanto quelle del centro che si appresta a seguire scrupolosamente le norme per la prevenzione del virus.

Gioia pura, paga quella che si respira, che sazia, dà vigore dopo lungo periodo di silenzio, di chiusura, di assenza. L’augurio è che la campagna vaccinale riscuota successo per dare sicurezza al cittadino. A tutti coloro che si ostinano a rifiutarlo, invito alla riflessione, ad una presa di coscienza. E’ nostro diritto riceverlo in sicurezza e con tutte le attenzioni del caso. E’ nostro dovere civico, morale, religioso, umano creare immunità di massa che permetta ai fragili, agli ammalati, ai disabili di non essere costretti ad essere “murati vivi” per il terrore di contrarre il virus, andando incontro a complicazioni spesso letali. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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Oggi sono felice. Certo l’avvicinarsi delle vacanze aiuta. E poi il cielo azzurro di questi giorni, unito all’aria fresca che richiede un golfino di cotone, è una meraviglia. Guardo la donna, più o meno mia coetanea, impegnata a tener l’equilibrio su tacchi insensati alle 10 di sera, figuriamoci alle 8 di mattina, a tenere la gonna che l’aria fa svolazzare, a tenere la pettinatura che il venticello scompone. Gli zigomi, invece, ci ha pensato il chirurgo a tenerli su, eliminando per sempre la possibilità di sorridere e ridere pienamente. Il sonno della capacità di accettare l’invecchiamento produce mostri. Cammino stabile nella mia vita. Tacchi bassi, capelli corti che neanche la bora riuscirebbe a spettinare, abbigliamento che non tradisce. Al di là del concreto, è così che mi sento: il baricentro regge e continua a mantenere la rotta. Questi ultimi due anni sono stati impegnativi, e anche se ora la strada sembra essere meno accidentata, il cammino richiede ancora concentrazione. Rimane che camminare è comunque un’esperienza bellissima, e che il senso di tante fatiche e gioie fa traboccare l’animo di gratitudine. Sono consapevole delle mie fortune. Pur nell’impegno, la vita sinora è stata generosa con me. E da qui, dalla strada che percorro, testimonio il panorama che vedo. La navetta è arrivata a destinazione. Le sonate per violino di Geminiani mi hanno accompagnata. Scendo congelata dall’aria condizionata, e assaporo il sole sul viso. sguardiepercorsi 12

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Moltissime famiglie, anche a Montichiari, hanno almeno un animale da compagnia. Con l’arrivo dell’estate e delle vacanze si registrano però ogni anno molti abbandoni, soprattutto di cani. Per chi ha un cane e gli è affezionato, com’è normale che sia, è inconcepibile un gesto così vigliacco: il cane ama incondizionatamente e si fida ciecamente del proprietario... come tradire questo suo amore abbandonandolo, magari come fa qualche disgraziato, legato al bordo della strada?? Per ogni animale domestico non conta la ricchezza materiale, ma quella affettiva. Vuole davvero solo amore dalle persone, amore che contraccambia in misura sicuramente superiore di quanto ne riceve. Il cane, soprattutto, aspetta il nostro ritorno ogni volta, ogni giorno, con lo stesso entusiasmo, sia che si tratti di ore o pochi minuti; comprende il

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nostro stato d’animo e sa consolare anche senza bisogno di parole; sa far sentire la gioia di stare in nostra compagnia con comportamenti affettuosi, simpatici e talvolta commoventi; protegge, spesso con la propria vita, quella di chi ama, senza esitare. Proprio vera la frase “gli manca solo la parola”. I cani sono un’ottima compagnia, una medicina che aiuta molti anche a non cadere in depressione, soprattutto anziani che vivono da soli; un piacevole impegno giornaliero per uscire a fare una camminata, preziosa per respirare un po’ d’aria, per rimanere fisicamente e mentalmente più dinamici, occupandosi amorevolmente di qualcuno, occasione di incontrare altre persone, scambiando quattro chiacchiere e spesso stringendo nuove amicizie. In ogni stagione, per esempio, i sentieri che costeggiano il Chiese sono una delle mete preferite per chi ha un cane: fare un giro all’aria aperta, in mezzo al verde, con il sottofondo dell’acqua che scorre e nella quale il nostro amico si diverte a fare il bagno, oltre che a dissetarsi. A due passi dal centro della nostra città per fortuna abbiamo molto verde: campi verdeggianti, alberi


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che dopo la meravigliosa fioritura in primavera ora si caricano di gustose ciliegie selvatiche (brugnì); bellissimi cespugli di rosa canina con i loro delicati fiori rosa, che si stanno trasformando ora in preziose bacche; rosseggianti distese di papaveri; moltissime macchie lilla di malva; ciuffi di cicoria (redécc) con fiori gialli; buon luppolo (loertìs); delicata camomilla; chiazze fucsia di acetosella, impalpabili soffioni, alcuni giganti. Dentro al fiume poi si ammirano eleganti aironi e numerose famigliole di anatre, ma purtroppo pochissimi pesci, causa l’aumento di inquinamento! E’un tripudio di bellezze naturali da ammirare! Anche sui nostri colli, in periferia, nelle frazioni, nell’area cani o lungo le piste ciclabili in ogni zona del paese, ci sono spazi per passeggiare. Tra la persona e il proprio animale si crea uno stretto rapporto, dunque come si può, per qualche settimana di vacanza, abbandonare chi è fedele amico per tutto l’anno,

come se fosse un pacco ingombrante di cui disfarsi ??? Ci sono tutte le soluzioni possibili, sia per portarlo con sé in ferie, sia per lasciarlo a casa in sicurezza. Mi piacerebbe chiedere ad uno di quegli uomini (che non sono uomini): “abbandoneresti ai bordi di una strada tuo figlio per andare in ferie ??” Sembra un paragone esagerato, ma in realtà un cane o qualsiasi altro animale che diventa parte di una famiglia, o compagno di una persona sola, si guadagna il ruolo di “familiare” e come tale si deve trattare. Se non si è disposti ad occuparsi di lui in ogni circostanza, non si dovrebbe prenderlo, per poi tradire la sua fiducia incondizionata! Per fortuna ci sono multe salate e pene severe, speriamo che ogni anno gli abbandoni siano in diminuzione, ma per amore e responsabilità, non per lo spauracchio delle sanzioni, sarebbe veramente triste! Ornella Olfi

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Parole saporite Da piccina ricordo mentre odore di latte appena munto inzuppava nari correvo felice presso il negozio dei signori Tomasoni. Erano lesti e rapidi i gesti dei due fratelli scanditi riorganizzavano il furgone prima della partenza. A me riservavano sempre un sorriso un cenno gentile e premuroso. Parole che sapevano di pane odoroso di cannella di salumi freschi. Anche per lei signor Tomasoni

è giunta l’ora di voltare l’angolo di sostare nei pressi di olmi in boccio. Sono certa lo so lo sento che a braccia aperte l’attende suo fratello ancora una volta avvolti dall’eterno calcherete cammini comuni ancora una volta i vostri gesti riconoscendosi troveranno piacere d’essere. Anche per lei un grazie per la delicatezza la premura e la gentilezza che lo distingueva fra mille. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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Roby Fino a che calceranno un pallone... tireranno i ricordi, i ragazzi ti porteranno nel cuore a te che li guardi da lassù, abbracci con orgoglio il loro pensiero, con immenso cordoglio portano il ricordo di te nel loro cammino, tutto a equivalenza dello stesso dolore Scalvini Roberta 16


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Riflessioni

OCCHI NERI Come ho già avuto modo di scrivere, l’anno militare è stato per me di fondamentale importanza, mi ha dato modo di conoscere molte persone che hanno contributo alla formazione del mio carattere. Sotto naja, essendo autista, passavo molto tempo fuori dalla caserma (che era situata a Fano, meraviglioso posto di mare); avevo fatto conoscenza con il capostazione, andavo spesso con il camion a caricare i viveri dai vagoni ferroviari, e quando lui mi vedeva manovrare fra gli angusti spazi dei binari, veniva a dirmi di lasciare la strada ferrata come l’avevo trovata. Ci teneva moltissimo alla pulizia della stazione e se vedeva qualcuno buttare per terra qualcosa, lo ammoniva subito minacciandolo di spaccargli in testa la paletta se non lo avesse raccolto immediatamente; aveva tutta la mia ammirazione, con certe persone bisogna fare così. La porta carraia della caserma era sul lato opposto della porta centrale (dove si entrava a piedi), quando si suonava il campanello per rientrare con un mezzo, ora che la guardia armata di fucile percorresse tutto il piazzale, ci volevano 10 minuti buoni, e così nell’attesa che mi aprisse la porta, scendevo dal mezzo, mi accendevo una sigaretta ed ammiravo le bellissime ragazze che passavano sul marciapiede (a Fano le belle donne non mancano di sicuro), sul lato opposto della caserma, dall’altra parte della strada, era da un po’ di tempo che notavo una ragazzina fare delle straordinarie evoluzioni su un mono18

pattino (la tavoletta con 4 rotelle), la ammiravo a bocca aperta, pensavo: “se dovessi mettere io un piede su quella tavoletta, mi romperei l’osso del collo”. Una volta la stavo osservando e lei si girò verso di me, mi guardò parecchie volte finché attraversò la strada e me la ritrovai davanti: “ciao soldato”, “ciao bellissima”, aveva i capelli e gli occhioni nerissimi, la carnagione olivastra, il nasino all’insù ed i lineamenti molto sottili; “posso sapere il tuo nome bella fanciulla?”, “Mi chiamo Marta, ho 9 anni ed ho appena finito la quarta elementare, tu soldato come ti chiami?”, “Giordano e sono bresciano, io le elementari le ho già finite tutte”, “per essere un militare non hai la faccia da duro”, “ le apparenze ingannano, in caserma mi chiamano Gio la belva, vero maresciallo?” (Mi rivolsi al maresciallo Tedone che era sulla Jeep), “Si, Gio la bestia ti chiamano”, la bambina fece una gran risata e ritornò dall’altra parte della strada; “maresciallo, ma che figura mi fa fare davanti ad una bambina?”, “Quella bella fanciulla abita in quella villa arancio con davanti quello splendido giardino, sua mamma è la Venere di Fano, la donna più bella della città, e fa il mestiere più vecchio del mondo”, “caspita, la prostituta?”, “È una escort di altissimo livello, nella sua villa girano personaggi di gran rango, non si sa chi sia il padre della bambina, lei è molto possessiva nei suoi confronti, Giordano, forse è meglio se gli giri alla larga”, “maresciallo, è stata lei che è venuta a


Riflessioni

salutarmi”. Nei giorni a seguire, ogni volta che la piccola Marta mi vedeva, attraversava la strada per venire a parlarmi e compiere evoluzioni sul suo skateboard, finché un mattino arrivò sua madre di gran carriera, era altissima, di una bellezza esagerata, capelli lunghi, ondulati, biondi, con occhi blu-verdi, sembravano gioielli incastonati in viso, le sue curve facevano inesorabilmente uscire di strada, mi arrivò davanti: “Senti soldato, per prima cosa non voglio che Marta parli con degli sconosciuti, ed in secondo luogo non voglio che attraversi la strada, e se lo fa è per colpa tua”, “Signora, lei ha perfettamente ragione, io la capisco, ma non posso impedire alla bambina di venire a salutarmi, io glielo dico sempre di stare attenta ad attraversare”, “Bada ragazzo, se gli capita qualcosa ti riterrò personalmente responsabile”; - se ne andò prendendo per un braccio la ragazzina. Ogni volta che Marta mi vedeva davanti alla porta carraia, attraversava e scambiava due parole con me, un giorno mi chiese se ero fidanzato; “No, sono libero”, “allora quando io sarò grande mi potresti sposare”, “caspita Marta, mi andrebbe di lusso, sei bella, simpatica, intelligente, ma tu devi sposare uno della tua età”, “ io non ho amici, nessuno mi vuole, io sono una figlia di puttana !”, quelle parole mi gelarono il sangue,

mi guardava con i suoi occhioni neri, in cerca di risposte che non seppi dare, rimasi muto e sgomento e lei se ne andò. Continuavo a pensare a quanto mi aveva detto la bambina, povera piccola, chissà quali umiliazioni doveva sopportare. Qualche giorno dopo, venne a mostrarmi delle nuove evoluzioni che aveva imparato, era velocissima, io le gridavo “Piano piano, stai attenta”, c’era una radice di una pianta che usciva dalla superficie del marciapiede, fece un volo terribile, cadde in avanti, andai subito a tirarla su: ”Marta, mi dispiace moltissimo, appoggiati a me”, aveva un ginocchio che sanguinava veramente tanto, allora tirai fuori il mio fazzoletto e glielo misi sulla ferita, i lacrimoni che scendevano dai suoi occhioni gli rigavano le guance, ma non singhiozzava, piangeva in silenzio; dall’altra parte della strada sua mamma aveva assistito alla scena, arrivò furibonda, mi guardava come una leonessa in procinto di sbranare la sua preda: ”Cosa è successo? L’avevo detto che si sarebbe fatta del male, adesso sarai contento o vuoi che si rompa anche la testa?” - “Signora, sono mortificato, Marta è una bambina adorabile, sensibile, intelligente è stupenda ma è sola come un cane, non ha amici, e non è sua la colpa !!!”. La leonessa non ruggiva più, mi fissava con gli occhi pieni di rabbia e stupore assieme

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Riflessioni

finché: ”andiamo a casa Marta, ti medico il ginocchio”, prima di attraversare la strada si girò, allungò la mano verso di me (pensavo mi volesse dare un cazzotto), ed invece: ”dammi il fazzoletto, te lo lavo”. Un paio di giorni dopo venne a restituirmelo: “l’altro ieri sono stata sgarbata, ma quando succede qualcosa alla mia bambina, vado fuori di testa, Marta è tutta la mia vita, mi rendo conto che non posso tenerla chiusa in una cassaforte, perciò quando gioca da questa parte della strada, dagli un’occhiata tu, lei è sempre così distratta”, “va bene Signora, per me è un piacere, è una bambina così simpatica”. Mi salutò e ritornò alla sua villa. Quasi tutti i giorni Marta veniva a fare una chiacchierata con me, mi chiedeva della mia fattoria, quanti animali avevo, se i trattori erano davvero così grossi, era veramente curiosissima, com’era giusto che fosse per una bambina della sua età. Arrivò il momento del congedo, a Marta non avevo mai nominato che di lì a poco, sarei andato a casa per sempre, non volevo vederla soffrire, anche se naturalmente non potevo andarmene senza salutarla, e così gli scrissi una lettera che lasciai nella sua cassetta della posta: “Carissima fanciulla dagli occhi neri ma dal sorriso di sole, ti scrivo poche righe per dirti che sono tornato per sempre alla mia fattoria dai miei animali, non ho avuto il coraggio di dirtelo di persona, non volevo vederti soffrire e non volevo farmi veder piangere davanti ad una bambina, che razza di soldato sarei stato? Ti prego, non essere triste, sono sicuro che molti ragazzini ti faranno la corte, sei troppo bella e dolce per non essere corteggiata, ti abbraccio forte forte, salutami la mamma. Firmato: Gio la Belva (o la Bestia, decidi tu).

Adesso Marta avrebbe 47 anni, mi viene in mente spesso quella splendida bambina sempre sola, non so cosa darei per poterle parlare 20

una volta, sapere se è riuscita a realizzare i suoi sogni, anche se in cuore mio, sento che la vita gli ha sorriso. Giordano

MARTA

Ti ammiravo da lontano mentre "volavi" sulla tua tavoletta, Un attimo dopo mi sei comparsa innanzi col tuo splendido sorriso che faceva disegnar simpatiche fossette sul tuo bel viso. I tuoi occhioni neri sembravano un abisso, scuri come una notte senza luna e senza stelle, così in contrasto con la luce del sorriso. Ciao soldato, mi dicesti, volevi parlare con qualcuno, svelare i tuoi segreti... Io ti ascoltavo piccolina, mentre svuotavi il tuo fardello, pieno di pietre che in tanti ti han tirato, di pregiudizi, di dita puntate come lame di coltello che il cuore ti han ferito. Ti ho vista un po' più sollevata nei giorni a seguire, contenta di poterti confidare finalmente con qualcuno. Nei tuoi occhioni scuri qualche stella aveva dimorato, sfrecciavi, piroettavi, v olteggiavi sulla tua tavoletta a rotelle, Leggera come nuvola, come alito di vento che nulla può contaminare. Fanciulla cara, ti penso spesso sai? Anche se di tempo ne è passato, io non ti ho mai scordato, quante volte mi son chiesto: Sarà riuscita a domare la vita come fosse la sua tavola a rotelle? Io ne sono certo, a questo mondo tutto gira, e se all'inizio il bene ti è mancato, poi sicuramente, tutta la vita ti ha accompagnato. Giordano


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TERRITORIO

MEZZANE DI CALVISANO (BS): DA SETTANT’ANNI ATTIVO IL CONSORZIO D’IRRIGAZIONE SAN DIONIGI Un nuovo pozzo sostituirà quello ormai vetusto - Rinnovati gli incarichi amministrativi

Hanno accompagnato la storia agricola dei nostri territori i Pozzi di irrigazione, permettendo di avere abbondanti raccolti, indispensabili al nostro vivere. Ad essi abbiamo posto poca attenzione, magari ammirando fossati, dùgalè e campi della nostra campagna, dove scorreva l’acqua, senza pensare all’impegno ed al lavoro, non sempre facile di chi lavora la terra. Certo i tempi, anche nell’agricoltura si sono evoluti, affidandosi alla nuove tecnologie, un ammodernamento, impensabile qualche tempo fa, anche negli altri settori produttivi. La stessa l’irrigazione dei terreni e la rotazione delle colture, consentì all’uomo di migliorare la qualità dei prodotti. L’uso irriguo dell’acqua è molto antico e risale, come in altre aree del Paese, all’impero romano, ma le maggiori opere di canalizzazione utilizzate attualmente risalgono al settecento e all’ottocento. In Piemonte e in Lombardia, fin dal basso Medioevo (XIV secolo) si hanno notizie delle prime derivazioni a fini irrigui, soprattutto ad opera di ordini religiosi. Anche a Mezzane i Benedettini si sono dati da fare nella zona dell’Abbadia ha recuperare terreni. Nella zona della cascina Aurora, confinante con il Fiume Chiese, erano gli anni cinquanta, quando si sono recuperati terreni, ora dediti all’agricoltura. Nonostante questo l’irrigazione dei campi richiede sempre attenzione, impegno

Pozzo San Dionigi - 29/06/2021 22

e presenza non delegabile alla modernizzazione. E’ di questi giorni il rinnovo degli incarichi del Pozzo San Dionigi di Mezzane. Sotto la regia del direttore Emanuele Bignotti e di Roberta Melzani del Consorzio di Bonifica Chiese, a cui è stata affidata la segreteria del pozzo mezzanese, i soci presenti hanno eletto la Deputazione Amministrativa in Claudio Cavallari presidente, componenti Giorgio Cò, Giovanni Zamboni, Lorenzo Zaniboni e Angelo Zangrandi. La costituzione del Consorzio d’Irrigazione San Dionigi, formata dai proprietari dei terreni della zona sud attorno al cimitero della frazione, con via Tesoli e Via Cucca, sale al lontano 1 maggio 1949, con atto firmato in Carpenedolo dal Notaio Reina Salvatore. Nove gli articoli costitutivi e trenta quelli dello Statuto che ne specifica la funzionalità, con l’intento di: ”Migliorare i loro fondi apportandovi la Bonifica derivante dalla irrigazione”. Si decide la costruzione di un pozzo, che nel tempo ha avuto migliorie e manutenzioni. La sede era fissata nella Canonica Parrocchiale, il voto dei Soci era suddiviso seconda la quantità del terreno. Allora venne eletto presidente Egidio Dabbeni e componenti la Deputazione, come indicato nei citati atti, don Francesco Calzoni, titolare del beneficio parrocchiale e della curia, Luigi Caprioli, Aurelio Zangrandi e Felice Zor-

La pompa del pozzo San Dionigi


TERRITORIO

L’ex Cascina Tonelli

Le firme dei Costituenti il consorzio zetti, revisori dei conti Giulio Comini e Cataldo Mancuso. Gli altri soci e quindi proprietari di terreni nella zona: Daniele, Achille e Alceste Sambinelli, Modesto e Dante Zangrandi, Pietro Zorzetti con la moglie D’Abbondio Ermina, Angelo e Faustino Remondi, Pietro Galuppini, Pietro Grazioli, Luigi Boschetti, Vittorino Castelletti, Matteo e Angelo Mutti, Lucia Panizza moglie di Giulio Comini. Terreni quelli del beneficio parrocchiale condotti dai fratelli Marini, Borra, Pezzaioli, così come altri dai fratelli Pezzi con Pennacchio. Il pozzo venne costruito nei terreni, lavorati da Angelo e Francesco Tonelli, ora proprietà dei f.lli Giovanni e Pietro Zamboni. Sono di questi tempi ancora visibili, il fabbricato, la torretta, il palo della corrente, che quanto prima dovrebbero lasciare spazio ad un nuovo pozzo, come deciso nell’ultima assemblea tenutasi presso la sede del Consorzio Bonifica Chiese a Calcinato. Sarà naturalmente più potente, con pompa più tecnologica, sarà in altra zona, meno impattante per i terreni, seppure sulla stessa proprietà. L’assemblea è formata dai proprietari dei terreni,

persone che si sono succedute per successione familiari o per nuovo acquisti come i fratelli Cavallari. A turno in passato la presidenza del Consorzio del Pozzo San Dionigi, ha visto vari soci assumersi la responsabilità di Presidente, negli ultimi decenni anche Fioravanti Vezzoli, che aveva acquistato terreni dalla Parrocchia, Giuseppe Galuppini e Luigi Comini che lo è stato per alcuni anni, scomparso nell’aprile dello scorso anno, morte dovuta al covid-19. Anche la Segreteria, è stata svolta in passato da diverse persone, nello spirito di parsimonia che ha sempre sostenuto l’impegno della Deputazione Amministrativa. In qualche occasione non sono mancate carenze amministrative nella stessa, che ha comportato costi non riscontrabili. L’utilizzo dell’acqua derivante dal Pozzo San Dionigi, con orari organizzati e distribuiti secondo la quantità dei terreni, è utilizzata dai proprietari o da chi ha i terreni in affitto o gestione. MARINI MARINO

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TERRITORIO

VISANO (BS): “I goss dei Isà” incantano in Oratorio regalando gioia e sorrisi agli spettatori Domenica 27 giugno all’oratorio di Visano la compagnia “I goss dei Isà” ha rappresentato delle farse in uno spettacolo dal titolo: “Un po’ di vecchio e un po’ di nuovo”. “E’ stato un successo e un divertimento per i moltissimi presenti. Dopo tanto tempo chiusi in casa a causa del Covid-19 e di non aver potuto sorridere, abbiamo pensato alla gente desiderosa di uscire e di divertirsi. Finalmente abbiamo visto il sorriso della gente. Bisogna sorridere!” La Compagnia è composta da Luisa Rossi (regista), Cestare Stefani (tecnico), Maura Grazioli (presentatrice), Marta Conti, Carla Conti, Anna Ferrari, Nilde Ferrari, Lucia Treccani, Claudio Balini, Daniele Porrini sono infine gli attori anche se il vero protagonista è stato il cagnolino

“Farabutto”. Abbiamo chiesto: “da dove nasce il nome della compagnia?” - “Più di cinquant’anni fa a Visano erano nate tante persone col gozzo. I paesi confinanti ci schernivano e nonostante a noi non facesse piacere abbiamo voluto trasformare questo aneddoto poco simpatico del passato in un qualcosa di divertente per i giorni nostri. E sembra proprio che questa compagnia abbia centrato nel segno: basta chiedere al pubblico che ha assistito piacevolmente allo show e che ha potuto tornare a sorridere dopo questi quasi due anni di sofferenza, di chiusura causati dalla pandemia. Il ricavato di quasi 1.000 € è stato devoluto all’Oratorio. Nilde

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SARA LONGOBARDI

L’INTERVISTA

LA FOTOGRAFIA COME RINASCITA La sua è una storia delicata, di quelle che spesso restano chiuse fra le mura di casa e diventano impenetrabili per gli estranei. Nel suo passato, invece, c’è una problematica - di nome bullismo, alias bodyshaming - da cui è nato il “riscatto” di Sara Longobardi, una splendida ragazza che vive alle soglie di Milano e che attraverso la fotografia ha recuperato autostima, voglia di vivere, forse anche senso della vita. Di certo ha ritrovato il sorriso, la fiducia, il desiderio di piacere e di piacersi. Tutto era svanito durante la sua adolescenza segnata da battute, offese, insulti, sopraffazioni. Tutto per via del suo fisico, più paffutello di come è oggi. “Questo ha fatto sì che io abbia speso gli anni più belli della mia giovane età vergognandomi di me stessa e preferendo stare nell’ombra piuttosto che a contatto con gli altri” racconta Sara che oggi è diventata uno splendido esempio

di fotomodella che sa distinguersi per il suo fascino e la sua eleganza. La macchina fotografica se l’è tatuata anche sull’avanbraccio accanto alla scritta re-birth, rinascita. Una storia in cui spicca la determinazione di chi non ha mai voluto mollare e di

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L’INTERVISTA

chi vuol condividere questo successo con le tante ragazze che vivono le stesse difficoltà e si trovano nell’incapacità di affrontarle e superarle. Com’è iniziata la tua carriera? Come detto, è iniziata per rivincita. Volevo un mezzo che mi consentisse di lasciarmi alle spalle quel che avevo vissuto. Mi chiesero di fare uno shooting ed io, che ho sempre avuto una scarsa considerazione di me, non credevo potessi esserne all’altezza. Poi mi ci sono buttata e ho spazzato via ogni barriera mentale e psicologica. D’altronde il bodyshaming, far vergognare qualcuno per il suo fisico, è una terribile battaglia che hai dovuto affrontare in totale solitudine per anni. Purtroppo sì, anni di silenzi, di paure, di amarezze. Non riuscivo a capire perché stesse accadendo, e perché proprio a me… Finché un giorno… Mossa da uno spirito di “ribellione” ho deciso che dovessi riprendermi in mano la mia vita, iniziando un percorso di dimagrimento lunghissimo e portandomi a perdere più di 30 chili. Il mio fisico era cambiato, ma le ferite dell’anima no: quelle non erano ancora guarite. Mi misi in gioco con dubbi e paure e quando vidi la mia prima foto… scoppiai in un pianto di felicità che ancora oggi non saprei come descrivere. Non mi ero mai vista così bella. Da quel momento è iniziata la mia storia d’amore con la fotografia.

Un percorso lunghissimo che non smette di affascinarti. Sono alla continua ricerca di crescita in quello che è il mondo della fotografia è del posare. Ho trovato nel fotografo Alessio Mapelli la stessa voglia di voler trasmettere un messaggio positivo attraverso le sue foto. Ma la fotografia è diventata anche strumento per ampliare il raggio delle amicizie. Una delle più belle occasioni che la fotografia mi ha dato è stata quella di incrociare sul mio cammi-

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L’INTERVISTA

no Elisa Ferrua (@blackrose_romance) tatuatrice di gran talento che ha saputo realizzare quello che per me è un altro piccolo tassello importante in questo mio grande percorso che e la fotografia. Un tatuaggio pensato, disegnato apposta per me. Una macchina fotografica con la scritta re-birth. Se riguardi al passato… quindi cos’è per te la fotografia? La fotografia per me è vita, mi ha restituito la possibilità di esprimermi senza paure di essere giudicata ancora nuovamente. Voglio lanciare un messaggio positivo a chi ha paura di mostrarsi. Dobbiamo amarci, valorizzarci sempre e comunque: si è belli perché si è belli dentro. Un fascino che trasuda attraverso i tuoi canali social. Uso i social per cercare di mandare un messaggio positivo: mi piace la semplicità, mi piacciono le cose autentiche ed odio profondamente l’invidia e la falsità.

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CARLA FRACCI Dopo l’articolo scritto da Giordano e pubblicato sullo scorso numero a pagina 44, abbiamo ricevuto in redazione una lettera corredata da alcune fotografie inedite, da colei che Carla Fracci la conosceva bene. Ciao Giordano, posso darti del tu? Mi piace come scrivi e ho notato pure che capitavano tutte a te le disavventure. I miei genitori genitori sono di Volongo... ora ti dico perchè ti scrivo. Mi riferisco al racconto dedicato a Carla Fracci: certi riferimenti li hai azzeccati ma alcuni no. Io non credo che Carla e la sua famiglia passasse la notte in stalla perchè c’era caldo, la nonna Angelide le scaldava il letto con il “prete” (struttura in legno che conteneva la brace ricoperta di cenere). Carla era molto affezionata a nonna Angelide e alla zia Teresa (in Pedroni) residente a Vescovato. Carla ha frequentato la 1^elementare nel lontano 1944 ed ha fatto anche la 1^ Comunione a Gazoldo degli Ippoliti. A Gazoldo era alloggiata dalla zia Emma in una casa colorata di rosso, vicina al cimitero. Quando scoppiò la guerra tutta la famiglia fu sfollata e giunse così a Volongo. In quanto a Marisa so per certo che è nata a Milano, visto che glielo chiesto di persona. Una data importante e di cui carla ne conservava un bellissimo ricordo è sicuramente il giorno del matrimonio con Beppe Menegatti. Tra gli invitati c’erano Ferruccio Soleri, (impersonava Arlecchino in teatro), suo testimone di nozze; Duillo Loi, pugile; Elettra Marini, moglie di Tony Renis; il sovraintendente alla Scala di allora Ghiringhelli; Armani, stilista e naturalmente... c’ero 36


Personaggi

Da sinistra Carla, papà Luigi, la sorella Marisa e la mamma Santina Rocca anch’io! Quel giorno i bambini dell’asilo non andarono a scuola, i fotografi sembravano impazziti, con-

tinuavano a scattare foto. Ci sarebbero ancora tante altre cose da raccontare ma mi fermo qui. Se vuoi sapere qualcosa in più, ultimamente Carla ha scritto un libro dal titolo “Passo dopo Passo”, dove racconta la sua vita e la sua carriera. Ciao. Grazia

Festa di Corte - Mantova 1984

Gazzetta di Mantova - 8 ottobre 1964 37


IN LIBRERIA

“L’AMORE È L’ALTRO” DI YLENIA FRANCINI Ylenia Francini è nata nel 1984 in provincia di La Spezia. Imprenditrice Digitale dal 2016, anno in cui apre le sue pagine social ed inizia a collaborare con aziende italiane e straniere come fashion creator. Laureata in Lingue e Letterature Straniere si specializza in Marketing e Comunicazione ampliando la sua attività sui social. Ad oggi è una formatrice e social media manager. In passato è stata protagonista in diversi programmi televisivi e sembra non volersi fermare qui… Arriva il suo primo romanzo: L’amore è Altro L’amore è altro, già disponibile per il pre-ordine, è un testo profondo e molto forte emotivamente. Parla di una storia d’amore tossico che travolge la protagonista facendole vivere umiliazioni, frustrazioni e violenze psicologiche continue… Con questo romanzo, l’autrice vuole essere di aiuto ed ispirazione a tutte quelle donne che vivono lo stesso rapporto malato e non riescono a liberarsi dalla dipendenza affettiva. Il testo può essere pre-ordinato al seguente Link: https://www.scatoleparlanti.it/prodotto/preordine-lamore-e-altro/ Le copie in preordine fanno parte di una tiratura limitata ed esclusiva di soli 100 libri.

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LA RISERVA NATURALE DELLE TORBIERE DEL SEBINO La natura che non ti aspetti Spesso se pensiamo all’intervento dell’uomo sul territorio non lo associamo ad un risultato positivo, ma piuttosto ad un peggioramento rispetto alla situazione iniziale. La Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, sfata questa convinzione e ci regala una visita inaspettata immersa nella natura. L’area delle Torbiere del Sebino è il risultato dell’estrazione della torba ad uso combustibile, in sostituzione del troppo oneroso carbone d’importazione, che inizia alla fine del 1700 e che si concluderà solo dopo il secondo conflitto mondiale. Il parco si trova nei territori dei comuni di Villa Franca, Iseo e di Provaglio d’Iseo nella Provincia di Brescia a ridosso del Sebino, circondato dalle colline della Franciacorta, incorniciato dai vigneti. Al parco si accede da diversi ingressi sul territorio, noi siamo entrati dall’ingresso sud parcheggiando lungo la strada che conduce alla cantina Bersi Serlini e percorrendo un breve tratto della

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ciclabile Brescia - Paratico. Intercettando di fatto l’itinerario che è individuato come sud – centrale, che ha uno sviluppo circolare e che partendo dal Monastero di S. Pietro in Lamosa richiude su se stesso, dopo circa 4 km. La Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino è stata dichiarata dal 1984 “zona umida di importanza internazionale” e il suo scopo è di ricreare un ambiente naturale che ospiti varie specie sia animali che vegetali, ma anche di sensibilizzare l’uomo verso queste aree e verso l’importanza che esse rappresentano verso il cambiamento climatico mondiale. Il percorso tutto pianeggiante, si snoda attraverso un’area boschiva e le varie vasche derivanti dall’estrazione della torba, offrendo un ambiente diversificato a seconda della profondità dei bacini. L’ambiente naturale presenta una varietà che ad ogni specchio d’acqua si differenzia offrendo scorci naturali e aree di ombra da cartolina. Sicuramente la parte più suggestiva è il


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percorso centrale che prevede le passerelle in legno, sullo specchio d’acqua più esteso, il più abitato dalla fauna e che presenta nidi di

uccelli acquatici stanziali oppure migratori. Sulle passerelle è possibile trovare anche punti di avvistamento per praticare il birdwatching.

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Scegliendo il percorso sud – centrale è possibile visitare il Monastero di San Pietro in Lamosa, che seppur costruito sulle fondamenta di templi precedenti vede la sua fondazione nel 1083. La piccola chiesa con il chiostro ed i locali attigui sono un complesso interessantissimo ricco di storia e immagine di una cura del territorio e dell’amore per esso. Il volontario che ci ha accolto è stato in grado di illustrare ogni parte della piccola chiesa del monastero e ci ha fatto conoscere la figura di San Simonino da Trento e di come questa sia collegata culturalmente alla ricchezza dell’ordine cluniacense. La visita alla Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino è completa perché all’alto livello naturalistico offre anche la visita ad un importante monumento storico tutto condensato nell’arco di una sola giornata. un_viaggio_da_Condividere un viaggio da Condividere

un viaggio da condividere

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Riflessioni

LIBERI DI AMARE

L’amore è solo e semplicemente amore “Mamma sono innamorata di una ragazza” disse una figlia alla madre, rivelandole tutti i suoi sentimenti nei confronti di un’altra ragazza e SLAP! La madre le diede una sberla proprio sulla guancia, rivolgendosi poi questa frase: “NON SCHERZARE! NON DIRE QUESTE CAGATE! VAI SUBITO IN CAMERA TUA E PENSA A QUELLO CHE HAI APPENA DETTO”. Queste le parolone una madre ad una figlia che ha solo amore nel suo cuore “Papà mi sono fidanzato con Marco” “ CHE SCHIFO! TRA TUTTI I FIGLI PROPRIO QUELLO FROCIO MI DOVEVA CAPITARE!” “ Mamma e papà vi devo dire una cosa: provo dei sentimenti sia per i ragazzi ma anche per le ragazze” “ VIOLA NON DIRE S*******E!” “Mamma sono gay” “ MA SEI PAZZO! COSA DIRÒ AI NOSTRI AMICI! LA CHIESA POI! CHE DISONORE ENORME PER LA TUA FAMIGLIA, COME PUOI FARCI QUESTO!” “Papà io e Luca ci sposiamo e poi vorremmo adottare un bambino. Tu verrai al matrimonio vero?” “STAI SCHERZANDO VERO? ESSERE GAY È CONTRO NATURA E POI I BAMBINI DEVONO AVERE UNA MAMMA E UN PAPÀ!” “MIO DIO CHE SFICHI DELLE LESBICHE E DEI GAY IN GIRO! CHE FACESSERO LE LORO COSE A CASA PROPRIA, NON IN MEZZO ALLA GENTE” - “DOVE ANDREMO A FINIRE?!” “ MA CHE INSEGNAMENTO DIAMO ALLE GE44

NERAZIONI FUTURE?!” “COME FARANNO POI A DIRE AGLI AMICHETTI DEI BAMBINI CHE HANNO 2 MAMMA O 2 PAPÀ? NON CI POSSO NEANCHE PENSARE A COME ROVINERANNO LA VITA ALLE ALTRE PERSONE!” “VANNO CONTRO L’INSEGNAMENTO DI DIO!” Tutto questo a delle persone che hanno solo voglia di AMARE. NON IMPORTA SE AMI UN UOMO, UNA DONNA, ENTRAMBI OPPURE NESSUNO. ANCHE SE SEI DONNA E AMI UNA DONNA O SE SEI UOMO E AMI UN ALTRO UOMO NON IMPORTA! L’IMPORTANTE CHE AMI LE ALTRE PERSONE, MASCHI O FEMMINE CHE SIAMO. I BAMBINI POSSONO AVERE 2 MAMMA O 2 PAPÀ, COME MOLTI BAMBINI VENGONO CRESCIUTI DAI NONNI, DAGLI ZII, DA SOLO LA MAMMA O SOLO DAL PAPÀ. AVERE 2 MAMMA O AVERE 2 PAPÀ NON VUOL DIRE RINNEGARE AD UNA BAMBINO O A UNA BAMBINA LA MAMMA O IL PAPÀ, MA VUOL SEMPLICEMENTE DIRE CHE AVRÀ DELLE PERSONE CHE GLI DARANNO TANTO AMORE, FEMMINE O MASCHI CHE SIANO. ESSERE GAY NON È SBAGLIATO. ESSERE GAY NON È CONTRO NATURA. ESSERE GAY, BISEX, LESBICHE, TRANS O COMUNQUE FAR PARTE DELL’LGBT NON È SBAGLIATO. È TUTTO NORMALE! AMARE È SOLO AMARE. L’AMORE È SEMPLICEMENTE AMORE. Valeggi Eleonora


Riflessioni

TRADIZIONI DI UNA VOLTA PER IL MALTEMPO

Tra sacro e profano, una volta erano diffusi molti rituali per scongiurare disastri naturali. Temporali violenti rovinavano, come del resto tuttora, coltivazioni di ogni genere e i contadini a cui capitava, rimanevano davvero senza più entrate economiche fino alla stagione successiva. Molto nota l’abitudine, durante proprio forti temporali, di bruciare sul camino rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme. Si pensava che l’odore particolare dell’ulivo bruciato addormentasse i demoni erranti nell’aria durante il maltempo. I contadini inoltre, per scongiurare grandinate, le più terribili minacce per il raccolto nei campi, facevano sul fuoco tre croci con dei bastoni, accanto ai quali bruciare i ramoscelli d’ulivo. In alcuni paesi delle valli bresciane si mettevano “èn mès a l’éra ( il

cortile) due bastoni messi a croce per preservare i campi dagli spiriti maligni che creavano le tempeste. Una volta nelle case contadine era molto diffuso il costume cristiano di appendere a quadri di santi delle pannocchie di granoturco e delle spighe di grano, quale offerta per chiedere la loro protezione. Da sempre in ogni religione esistono riti propiziatori, riti di scongiura per eventi tragici: ognuno si affida ad un Entità per farsi proteggere. Non sempre viene esaudito, ma la speranza e la fede sostengono nei momenti più duri della vita. Da ormai parecchi anni il clima sta cambiando, stravolgendo stagioni e temperature, facendo scoppiare violenti acquazzoni in ogni periodo dell’anno, che causano spesso molti danni. Ornella Olfi

L’Emozione di ascoltare la propria anima, il proprio cuore... Tu lettore sei il protagonista! Con le tue storie, le tue emozioni... Invia i tuoi scritti a: redazione@newentrymagazine.it 45


L’INTERVISTA

SARA PRESENTA IL SUO “FLAMBLÈ FRAPPÈ” Sara, cosa fai nella vita? Ciao! Ho appena aperto un negozio in centro a Desenzano, davanti Piazza Duomo. Vendo vestiti vintage, vestiti fatti a mano e personalizzo capi con stampe o ricami. Cosa significa il nome del tuo negozio? Il mio negozio si chiama Flamblè frappè. Frappé vuol dire letteralmente “un miscuglio totale di cose” Flamblè, infuocate.. perché ci puoi trovare veramente di tutto.. Che genere è il tuo negozio? E’ principalmente un vintage shop, vendiamo quindi vestiti usati, pezzi difficilmente trovabili ancora in commercio... insomma, unici ma la particolarità è la personalizzazione. Personalizziamo veramente ogni

cosa, anche al momento! Com’è iniziata questa avventura? Tutto è iniziato dalla mia insofferenza verso il fast-fashion, ovvero verso tutti quei capi che sono di moda ora e che vengono venduti a prezzi sempre più bassi, che si usano poco e vengono spesso buttati in poco tempo... E’ nata quindi l’idea di riutilizzare quei vecchi vestiti smessi e modificarli... in modo tale che non vengano buttati, ridurre lo spreco e dare loro nuova vita. In più adoro l’idea che ognuno si possa vestire seguendo il proprio stile, incurante delle mode del momento... vivere, insomma, il sogno di mostrarsi agli altri come si vuole. Non solo, quindi, facciamo vestiti da zero (ndr. sono una sarta) ma personalizzo anche tutto quello che la gente ha già nell’armadio.

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L’INTERVISTA

Che immagine vuoi dare di te stessa? Sono una persona molto poliedrica, quindi non c’è un’immagine precisa che voglio dare di me stessa; mi piace, però, trasmettere l’idea che ho della vita: una grande festa!!! Cerco, quindi di ascoltare tutti, indipendentemente che sia in amicizia oppure a livello lavorativo... e di accontentare le richieste di tutti. Realizzare i sogni della gente è quello che più amo del mio lavoro. Mi capita spesso di avere a che fare con persone che vorrebbero un capo da tanto ma non hanno mai trovato nessuno che glielo potesse realizzare, allora entro in gioco io! Cosa ti caratterizza particolarmente? La gioia..! Sono sempre solare e amo la vita… Quando esco di casa c’è una sola cosa che indosso sempre, indipendentemente dall’outfit: il sorriso. Come ti piace vestire? Non ho uno stile in particolare, li adoro tutti! Mi piace sbizzarrirmi e provare stili diversi.. una cosa però amo più di tutto: i colori e le

cose eccentriche! Che rapporto hai con i social? I social sono il luogo virtuale dove esprimo la mia arte e personalità.


L’INTERVISTA

Non mi segui ancora? @flamblefrappeshop Corri a mettere il follow! Un pregio e un difetto...? Posso racchiudere entrambi in un’unica cosa. Sono una persona molto sensibile, e se avere un cuore grande è sicuramente un pregio, a volte sentire tutto non aiuta a vivere con troppa leggerezza. Un conto è il web, un conto la vita reale. Chi è Sara nel quotidiano? Una persona piccola che lotta per una vita grande. Che obiettivi vuoi raggiungere? Essere felice è l’unica cosa che conta. So che sembra una frase fatta, ma è la verità. Vivo la mia vita un passo alla volta, mi auguro però il meglio, che sono sicura debba ancora sempre venire! 48

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TERRITORIO

DESENZANO DEL GARDA: LA BELLA PIAZZA DUOMO

Piazza Duomo L’esistenza della pieve di Desenzano è attestata sin dal 1145 (bolla di Papa Eugenio III: “curtem Disinciani cum castro et omnibus pertinenciis suis”) Descrizione La chiesa attuale, dedicata a S. Maria Maddalena, fu costruita sui resti dell’antica pieve tra il 1586 al 1611 su progetto dell’architetto Giulio Todeschini. La facciata presenta elementi decorativi barocchi, mentre l’interno, a pianta basilicale a tre navate, è uno dei migliori esempi del tardo rinascimento in provincia di Brescia. All’interno spiccano le opere di Andrea Celesti, rappresentante di spicco della pittura veneta del ‘600, tra cui una grande “Resurrezione” e un ciclo pittorico dedicato a S. Maria Maddalena. Nella cappella del SS. Sacramento si può ammirare “L’ultima cena”, notevole opera di G.B. Tiepolo del 1738. A pochi passi dal Duomo troviamo: - Chiesa di Maria Immacolata, o del Crocefisso, cappella soggetta alla Parrocchia di S. Maria Maddalena in Desenzano, fu edificata tra il 1575 ed il 1593. Esternamente l’edificio si presenta con facciata tardo rinascimentale. Orientamento ad occidente. Torre campanaria addossata al fianco set-

Interno del Duomo

tentrionale del presbiterio. Lungo i fianchi dell’aula due semi-cappelle laterali accolgono l’altare di S. Francesco d’Assisi, sul lato meridionale, e l’altare della Madonna, sul lato opposto. I prospetti interni sono scanditi da lesene con alto basamento e fusto decorato a tempera, il cui capitello modanato si raccorda ad una sottile cornice sommitale; le pareti sono ornate con pregevoli opere pittoriche e pitture murali. Navata e presbiterio sono coperti da strutture voltate a botte a sezione semiellittica scandite da costolonature trasversali ed elegantemente decorate con motivi ornamentali policromi a tempera, pitture murali e rilievi in stucco.

Chiesa di Maria Immacolata, o del Crocefisso - Chiesa di S. Maria del Carmine dopo la soppressione napoleonica del 1811, a Desenzano le Orsoline furono rifondate nel 1841 per iniziativa del parroco don Andrea Bocchio e del colto sacerdote don Felice Deder come congregazione claustrale, che teneva scuola e collegio femminile nell’ampio palazzo acquistato allo scopo in Via Santa Maria. L’architetto desenzanese Pietro Rizieri Calcinardi nel 1843 progettò la chiesa dedicata a Santa Maria del Carmine.

Santa Maria del Carmine 49


L’INTERVISTA

LUCA E IL SUO GRANDE SOGNO CHE SI AVVERA Luca, parlaci di te... Dopo un lungo percorso di vita fatto di alti e bassi, circa 4 anni fa, per amore, mi trasferisco a Desenzano del Garda. Il panorama mozzafiato, i tramonti bellissimi che pian piano scomparivano nel lago facendo sembrare il tutto un incanto mi hanno fatto innamorare a prima vista di questo straordinario luogo. Dopo 3 stagioni a Sirmione ed altri 20 anni in giro per cucine d’Italia ed Europa decido di provare a realizzare il mio sogno: quello di avere un locale tutto mio per poter esprimere e trasmettere l’amore, la passione e la tradizione delle mie origini e così nasce la prima osteria romana qui a Desenzano. Un locale diventato la casa di tutti e meta di tanti giovani che ogni sera danno vita a questo fantastico sogno. In questo viaggio bellissimo io ed il mio staff abbiamo messo al centro di tutto, oltre alle materie prime laziali come la pasta artigianale, tanto, tantissimo amore. In poche parole al centro dell’Osteria Romana c’è l’accoglienza. Il nostro obbietti-

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L’INTERVISTA

vo e quello di far sentire a casa chiunque passi e di far respirare a chiunque quello che c’è dietro e che c’è stato: essere testimonianza che da gradino più basso, dal letame possono nascere degli splendidi fiori. Il mio più grande desiderio è farlo capire a tutti soprattutto a quelli che si arrendono di fronte alle avversità oppure che pensano che nella vita non si possano avverare i propri sogni. Beh, vi dò una bella notizia: non è così!

Volere e potere, la perseveranza, gli obbiettivi, il sacrificio, la fiducia negli altri e nel mio caso una donna che ha creduto in me e che di me ha reso un uomo migliore. Per emoziozionarsi e vedere tutto ciò bisogna venire qui in Piazza Duomo a Desenzano del Garda. Noi vi aspettiamo!!! Un’ ultima cosa ma non meno importante: ringrazio il mio staff che crede in me e che insieme a me rende questo mio sogno sempre più reale. Luca “er Romano”

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I sapori autentici dei piatti della tradizione romana. Gricia, Carbonara, Amatriciana. Porchetta di Ariccia, coda alla vaccinara, pinsa... Spritz, aperitivi e tanti stuzzichini. Tutto condito dalla simpatia di Luca "er romano"

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FIAT COUPE, LA DUE PORTE DEGLI ANNI ‘90 La vettura di cui parlo oggi è un simbolo degli anni 90, vide la luce nel 1994, l’anno in cui Baggio sbagliò quel maledetto rigore, in un’Italia quella del post Tangentopoli che vedeva un nuovo mondo politico, pieno di volti mai visti prima di affacciarsi sui banchi di Montecitorio. La bellissima coupe Fiat sarà anche l’ultima due porte prodotta dalla casa del lingotto per un lunghissimo periodo e prima di lei ci fu la 128. Davanti e dietro questa bellissima coupe due lassi di tempo tanto lunghi, da sembrare infiniti. Disegnata da Chris Bangle e dal centro stile Pininfarina, il design sia dentro che fuori fanno sì che questa coupe sia considerata già da tempo un classico moderno. Le doppie luci al posteriore, i due tagli

filanti sulle fiancate e il tappo della benzina a vista contribuiscono a renderla unica e distinguibile in mezzo a tutte le altre coupe coeve. Inconfondibili anche gli interni, parzialmente in tinta con la carrozzeria e dotati di sedili avvolgenti, perché questa coupe pur non essendo una super sportiva è comunque un’auto veloce e in grado di regalare soddisfazioni. Quattro strumenti circolari ben disposti e di chiara lettura sono distribuiti in perfetta armonia davanti a chi guida. Comoda anche per quattro persone, pur essendo una sportiva. Trazione anteriore e cambio manuale a cinque o sei marce. Ben nove le motorizzazioni disponibili nel corso dei sei anni in cui rimase in produzione.

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AUTO D'EPOCA

Le versioni sovralimentate montavano un differenziale autobloccante di serie. Era nota per le sue prestazioni di gran rilievo per i tempi, nella versione più potente la turbo a cinque cilindri da 220 cv superava i 250 km/h e scattava da 0 a 100 km/h in 6.1 secondi. Dotata già nel 1999 sulla versione Turbo my’99 fra i tanti optional, dell’avviamento a pulsante, oggi molto usato sulle sportive e super sportive. La versione speciale lanciata nel 1998 con motore a cinque cilindri turbo montava di serie una barra duomi anti torsione rossa della sparco. Un’auto a mio avviso bellissima, veloce e usabile tutti i giorni, caratteristiche non da poco considerando che si parla di una vettura oramai di interesse storico seppur ancora abbastanza giovane. Se ci si “accontenta“ delle versione con motore da 1.8 litri può bastare una cifra abbastanza abbordabile da tanti per portarsi a casa una macchina con un design unico e prestazioni di tutto rispetto anche con le motorizzazioni entry level.

Se si desidera una Turbo plus o una delle versioni speciali e numerate, ovviamente servono ben altre cifre. In ogni caso quest’auto porta con sè tanti pregi e tutto quell’alone di magia e simpatia che ha caratterizzato il decennio degli anni ’90. Vi ricordate Beverly hills, con Luke Perry e la sua Speedster replica? Il giovanissimo Will Smith con la testa fuori dal suo taxi giallo? Il sax di Bill Clinton, il preserale con Renegade o Walker Texas Ranger... Si, questa auto è stata prodotta in quegli anni, di cui io ricordo tutto anche se ero solo un bambino. Ah dimenticavo, puntate su una Fiat Coupe indifferentemente dalla motorizzazione, prima che tutte le auto siano ricaricabili come un cellulare, un pezzo di ferro con un po’ di cavalli sotto il cofano vi farà stare bene. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com

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Riflessioni

IL CORPO E L’ANIMA Indubbiamente noi esseri umani siamo unità di anima e corpo e per uno sviluppo armonioso e compiuto è necessario che questa “lega” sia in condizioni perfetti. Mi chiedo, è lecito in situazioni estreme, per preservare a tutti i costi il corpo, danneggiare l’anima? La salute del corpo “conquistata” con distorsione e distruzione dell’anima si potrebbe considerare salute? Il motivo di questi ragionamenti mi è stato ispirato da un articolo dove mamme di diversi bambini raccontavano il modo con cui i loro piccoli hanno reagito ai periodici isolamenti. Non sono neè medico, nè psicologa, non ho una qualifica professionale adatta per poter analizzare e trarre conclusioni, vorrei solo condividere con voi qualcosa che, mi ha scosso profondamente. Mamma di una bimba di tre anni racconta che sua figlia, allegra e gioiosa, amava molto incon-

trare amichetti nel parco e giocare con loro. Fino a qui, niente di straordinario, è un comportamento tipico di ogni bambino della sua età. Le piaceva disegnare e usava tutti i colori dell’arcobaleno per interpretare in modo più pittoresco possibile le sue emozioni. La sua mamma narrava che, dopo “le barriere” istituite a causa del virus i disegni della figlia sono cambiati profondamente. Spariscono i colori, scompaiono gli amici, rimangono solo grandi alberi e arbusti neri, distanziati tra loro. Ho immaginato questi enormi, scuri alberi a distanza uno dall’altro ed ho provato un’immensa tristezza e malinconia. Come farà questa bimba ad aprire il suo cuoricino ai colori, come permetterà agli alberi e ai cespugli di riavvicinarsi e di intrecciare di nuovo i rami e al parco di riempirsi ancora con sorrisi di bambini? Darina Naumova

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Dedica a...

29 Luglio 2021, auguri Nonna Elfa!!! Nonna Elfa, alias Mariella Fabbri, nata a Fano il 29 luglio del 1950. Nomignolo datole da sua figlia Laura Gorini, anche se non è nonna, per la dolcezza che le suscita. Elfa perchè ha le orecchie leggermente a punta. E' lei che ha trasmesso a Laura la passione per la lettura, per i libri e per la scrittura. Adora i classici. Quando Laura è nata, prematura, ha deciso di lasciare il suo lavoro di impiegata e di fare la mamma a tempo pieno. Laura è figlia unica. Ha un carattere forte ma anche fragile. Fa la casalinga a tempo pieno e vive a Brescia con il marito Ermanno che ha sposato il 4 febbraio del 1978. Stanno insieme fin da ragazzini. Le favole di Nonna Elfa, pubblicate da Tomolo Edigiò Edizioni, sono la sua prima raccolta di favole che lei ha scritto quasi 40 anni fa (Laura è nata il 31 marzo del 1982 a Brescia) ma lei, da persona timida e riservata, non ha voluto firmarle come autrice. Laura, da brava editor e autrice, le ha sistemate e preparate per la pubblicazione. Le illustrazioni sia di copertina che interne sono di Damiano Conchieri, suo genero. Il libro è in vendita nei migliori store online

e nelle migliori librerie indipendenti di tutta Italia, oltre che sul sito della casa editrice: www.edigioedizioni.com Nonna Elfa è rappresentata in versione chef perchè adora cucinare piatti semplici. Collabora, scrivendo ricette, per il pocket di cucina nazionale (mensile) "Così In Cucina". Lo scorso 26 giugno è stata presente nello stand della Tomolo Edigiò Edizioni per il firmacopie; emozionatissima ha posato con la figlia e con la sua editrice Viviana Sgorbini. Ha scritto di recente tante altre favole e ha dichiarato che prossimamente firmerà anche con il suo nome le sue favole.

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L’INTERVISTA

DONATELLA BELLICCHI

LA FOTOGRAFIA CHE TRASMETTE SENSUALITÀ Sensualità da vendere, eleganza allo stato puro. Un concentrato di femminilità che traspare da ogni fotografia, da ogni post, da ogni frase. Donatella Bellicchi, una donna come fotomodella, più forte dell’età anagrafica. Con oltre 50mila followers che la seguono in tutto quello che fa, è lei uno dei personaggi del momento di Instagram. Bella, affascinante e maliziosa. Provocante per gioco, per ruolo e per naturale inclinazione. Una femme fatale abituata a stregare gli uomini a colpi di sguardo e outfit che lasciano il velo dell’immaginazione. Donatella Bellicchi si è buttata nel campo della fotografia per riscoprire se stessa e per dimostrare che ci si può sentire donne in qualunque momento della propria vita. “Ho scelto di veicolare un’immagine sensuale, senza costruire qualcosa di falso: nella vita sono così, come mi vedete nelle fotografie” racconta lei, milanese doc ma abituata a girare in lungo e in largo per lavoro e per passione. Già, perché

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la fotografia è al tempo stesso un hobby, ma anche qualcosa di tremendamente più serio. Il suo personaggio piace ed è sempre più ricercata. La vogliono i fotografi di mezza Italia, “ma io tengo i piedi per terra e vado dove mi porta il mio istinto. Laddove si parla di eleganza e femminilità, io ci sono”. Parole chiare, come è chiaro il suo desiderio di volersi raccontare attraverso la fotografia… Perché una donna si mette in gioco in ambito fotografico? Semplicemente perché… vuole sentirsi donna e vuole esprimerlo in tutto ciò che fa. Senza ipocrisie, senza sotterfugi che non hanno ragione d’essere. La fotografia è diventato lo strumento per esprimere qualcosa in più di me stessa. Che ve ne pare? A vedere il tuo successo, la mossa pare decisamente azzeccata… Sembra anche a me! Ho avuto attestati di stima da uomini e donne, mi sono accorta che si riusciva ad andare oltre la mia immagine e comprendere


L’INTERVISTA

le emozioni ed i sentimenti che stanno dietro ogni scatto. Limitarsi a guardare la scollatura o il lato B, significa perdersi qualcosa di importante… Eppure, la tua immagine arriva forte e chiara agli occhi di chi guarda. Ed è giusto che sia così. Provoco, stuzzico, intrigo, ma senza secondi fini. Sono così io, nel mio quotidiano. Sdrammatizzo una situazione piccante con un sorriso, rendo maliziosa una qualunque azione con uno sguardo tenebroso. Vivo un ruolo, mi piace raccontarlo. E al pubblico piace vederlo… Avere 50mila persone che mi seguono in tutto quello che faccio… mi stuzzica e mi responsabilizza! Mi incuriosisce che sbircino tutto quello che faccio, che siano intrigati dai miei post, dalle mie storie. Ogni volta che posso, rispondo a loro, ringrazio per i complimenti e accetto le critiche. Mi coccolo i miei followers e penso progetti che possano piacere loro… A proposito, la tua carriera viaggia a gonfie vele! Diciamo che non sono fatta per stare ferma. Devo muovermi, sempre e comunque. Così, ora voglio

ripartire forte. Voglio posare in luoghi di lusso, ma ho adorato realizzare il mio primo shooting a cavallo. Il nudo non è una complicazione nella foto-

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L’INTERVISTA

grafia, ma non deve essere l’unico protagonista. Siete d’accordo? CONTATTI SOCIAL @_unruly.lady www.donatellabellicchi.com

Ed è Poesia

“L’infinito”

È come fosse ieri, il tempo passa... volano i gabbiani in cielo... il sereno dopo la tempesta... ora è calma piatta... il vento accarezza ogni lacrima... a veder ogni istante la vita che passa... mano nella mano un giorno arriverà... forse un domani... non si stancano gli audaci a crederci... è con gli occhi cercano...ma forse vedono... e giorno dopo giorno aspettano con ansia l’amor perduto... per assaporare un istante ancora il profumo scomparso nell’infinito... BGM 60

“Fuoco” In un lontano passato, in quello stesso luogo, ricordavo fiamme vive e calde giallo arancione di quel fuoco amico proprio qui dove una luce al neon, tanto fredda e tagliente, sembra uccidere il buio e cancellare la notte. Enrico Savoldi

“E quando scende la notte” Quando scende la notte io salgo nel cielo. Tra una stella e l’altra penso, immagino, scrivo. Mi scopro poeta, vicino e lontano. Mi scopro poeta... e piccolo uomo. Paolo Trezzi


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