Teneramente Poesie e disegni
Gianfranco Aurilio
.
INDICE TENERAMENTE
5
DESIDERI
6
SCIA DI LUNA
7
PERLE DI SAGGEZZA
9
PIOGGIA
10
VENTO DI MARE
11
OCCHI DI NONNA
12
MATTINATA DI MEZZA STAGIONE
13
INQUIETUDINE
15
UN ATTIMO DI TE
16
ALBERI IN FIORE
17
IL MISTERO DELLA VITA
18
OCCHI AL CIELO
19
IL RISVEGLIO DELLA NATURA
20
PASSATEMPO CRUDELE
21
OLOCAUSTO
22
PRIMAVERA SUL VIALE
23
NON VOGLIO ADDORMENTARMI
25
PONTE DI FOGLIE
26
NON C’E’ MAI TEMPO
27
FANTASIA
29
TRAMONTO
30
PASSEGGIATA DI PRIMAVERA
31
MODERAZIONE
32
SVUOTATA DENTRO
33
NOTTE DI STELLE
35
RANDAGIO AL FINIR DELL’ESTATE
36
TERRA PONTINA
37
A CHE SERVONO?
38
CONFUSIONE
39
SOLITUDINE
40
TORNA, DOLCE AMORE
41
CUORE DI GHIACCIO
43
I COLORI DELLA GUERRA
44
PIOGGIA VERRA’
45
TERRA D’ASTURA
46
T’HAN RUBATO, PRIMAVERA
48
BELANDO S’IMPARA
49
CHI PIU’...
50
GIOVINETTA LUNA
51
TEMPORALE D’AGOSTO
52
RADICI
53
TRISTEZZA
54
VOCI D’ESTATE ACCANTO A MIA MADRE
55
CONTEMPLAZIONE
57
GIOIA
58
MAR DI SETTEMBRE
59
AMOR TRADITO
60
NUOVI LIDI
61
SI PUO’
62
TENERAMENTE Teneramente in un sol corpo avvinti la tua mano sfioro e dolcemente del tuo odor m’inebrio. Petali di rose le tue labbra socchiuse e levigato marmo la tua pelle al tatto. Teneramente in un sol battito uniti il tuo corpo stringo e dolcemente del tuo sapor gioisco. Di color pervaso il capo reclino e teneramente teneramente mi abbandono.
8.2.'08
5
DESIDERI Proteso ad afferrar le stelle che il cielo colorano e il mio passo guidano, e il cammino, arduo e faticoso, si fa lieve. Fra tutte la piÚ lontana, che di nebbia si tinge e anche al sogno sfugge, alla speranza cede, e il cammino è ancor piÚ lieve.
6
17.3.'98
SCIA DI LUNA Gocce di luna trasfuse in plotoni, allineati e composti, che a ranghi serrati mi accendono la via. Scia di luna scia di luce che corre dritta e lascia intorno solo il buio, senza confini, e il silenzio, irreale, mi accompagna. Perfino il remare sembra rumore, alzo i remi e ascolto il silenzio.
6.3.'98
7
PERLE DI SAGGEZZA Cadente la vecchierella avanza e sulle sue spalle il vetusto fardello che a ogni porta bussa. E’ triste quel volto, che di sorrisi è parco, di risate avaro e nei pensieri assorto. Dolci memorie, ora linfa vitale, le sue giornate riempiono e i ricordi non lascian più posto alla speranza. Cadente la vecchierella avanza ma la saggezza la sostiene, e quel bastone, spesso del tempo vincitore, è di fini perle intarsiato, che sole tra le virtù rendon l’età ambita meta.
3.5.'98
9
PIOGGIA Oggi è lei la prima a darmi il buongiorno. Avverto la sua presenza da ticchettii ritmati. Apro le persiane e il suo profumo m’avvolge. Lo sciacquettio delle scarpe tra percorsi tortuosi e giochi di ombrelli, che come luci si accendono e si spengono. Il mondo che ha perso i suoi colori e si colora d’acqua e ogni cosa sfavilla. Passeggiate tra specchi coricati, frammenti di cielo incastonati in cornicioni spezzati, testarda d’inverno, a voler bagnare il tramonto ed è lei l’ultima a darmi la buonanotte.
10
febbraio 1998
VENTO DI MARE Vento di mare impetuoso soffia e ribolle l’onda, che la riva cerca. Vento di mare imperioso sbuffa e del pescator deluso le profonde rughe sferza. Vento di mare travolgente irrompe e al porticciol inerme ogni barca s’inquieta. Vento di mare irruente sussurra che di tempesta il suo sacco è gonfio e soffia, soffia, vento di mare, a ricordar che il domani è ancor più bello.
9.7.'98
11
OCCHI DI NONNA Occhi di nonna, che il presente scrutano e il passato cercano, ricordi e somiglianze che in un ponte ideale trasfondono. Occhi di nonna, che lucidi di gioia e dolore sul tuo volto si riflettono; tu, bimba, che della vita schiudi il fiore e della vita coglierai il frutto, guarda gli occhi di nonna e non dimenticare perchĂŠ tu, bimba, sarai nonna.
12
23.1.'99
MATTINATA DI MEZZA STAGIONE Mattinata di mezza stagione, col suo profumo di pioggia che vien su dall’asfalto, gli sprazzi di sole che pian piano acquistan vigore, e quel venticello, che s’incanala tra vicoli e viuzze e t’accarezza il viso, l’aspettavo. E il passeggiar m’è lieto. Mattinata di mezza stagione, mattinata rara e preziosa, che né più caldo né più freddo vorrei, solo inebriarmi di te, e camminare, senza mai stancarmi, tra le mani senza fine del tuo venticello, che dolce m’accompagna e m’accarezza il viso
aprile 1998
13
INQUIETUDINE Di voluta stanchezza il mio corpo avvolto e cosciente torpore la mia mente oscurata, dormo, a non volermi svegliare e sono sveglio, a non voler dormire. Un buco nero m’attraversa e la mia allegria ferisce, infinita, la tristezza m’avvolge e immobile, il mio corpo s’impigrisce. Disteso, a voler toccare il nulla e come è dolce questo amaro che vischioso mi ricopre. Piango, senza lacrime, e urlo, stando zitto, e allo stesso modo ogni cosa s’inaridisce. Dondolio funesto se si protrae nel tempo, a quietar le brame di cui la vita è ricca, e in tal pensiero assorto la mia inquietudine aumenta.
24.1.'99
15
UN ATTIMO DI TE Pallido il tuo volto che al ricordo traspare e fugace il tuo corpo che in tremolio m’appare. Contorni indistinti che il tempo inclemente sbiadisce e scolora, a cancellar le gioie che il tuo sorriso assicurava. Silente la voce, che a monosillabi ormai rimane. Ritratti evanescenti di un passato che impietoso si allontana ma di mille forze forte è ogni attimo di te e quell’attimo, che la materia fonde e da due corpi un sol cuor ricava, al tempo resiste. Di un diamante ha la dura scorza il tuo pensiero, di tempesta l’impeto, di fanciul dolcezza, e all’oblio rubato è quell’attimo di te.
16
Febbraio 1999
ALBERI IN FIORE Alberi in fiore, che brulle pianure di luce accendete, scoscesi dirupi in pendii tramutate e di sgargianti colori il mio mondo vestite, a Voi, di primavera araldi l’inaridita vena affido. Poetar mi diverte e a musicar parole m’appago, ma sol se la primavera vede il vecchio inverno di gioventù risplende e su quel pendio, alberi in fiore, la mia penna corre.
17.2. '99
17
IL MISTERO DELLA VITA Non correr, tempo, che a diventar grandi troppo presto ci spingi. Sembra ieri che bambinetto ascolto dai genitori una storiella. Non correr, tempo, che a invecchiar ci chiami e nostra vita affretti. Sembra ieri che giovanetto apprendo nella scuola il mio domani. Non correr, tempo, che appassir non voglio e gioventĂš rimpiango. Impietoso sei o sol di miglior vita messaggero? E se cosĂŹ fosse, benvenuto sia il battito di ciglia che in un solo istante tutto racchiude.
18
29.1.'08
OCCHI AL CIELO Stella che mi guardi, qual segreto tu nascondi? Sol di luce io ti vedo e così piccola m’appari ma proprio questo io mi chiedo, se alzo gli occhi e apro il mio cuore, se non Dio chi mai sarà di questo quadro il tuo pittore?
28.1.'08
19
IL RISVEGLIO DELLA NATURA Di natura il risveglio è atteso, agognato il tepor s’annuncia, di colori s’arricchiscono i prati e variopinte nei cigli le strade. A festa la campagna s’adorna, più bello il suo vestito, di gemme intarsiato. Riflessi di luce che il sole risalta e specchi di verde che il cielo confondono. Di natura il risveglio è amato, agognato il tepor ci desta. Anche il mare, d’azzurro più intenso, si cheta e riposa, dopo tanto tormento. Il giorno s’allunga, il cielo si schiude, la sera di rosa si tinge e s’affresca, il mattino sorride e allegro ci accoglie, la notte si accende e di stelle risplende e il mondo che dorme di vita si sveglia. Vien voglia di uscire, di amare e di fare e seppur ardua la vita, continuare a sperare.
20
31.1.'08
PASSATEMPO CRUDELE Uccellin che a saltar ti sollazzi, scappa scappa che il cacciator arriva, di piccole prede le sue bisacce gonfie, che tenerezza non gli fan alcuna, la sua mente vuota, il suo cuor ottuso, la sua parola vana, la sua mano dura, tale è il cacciator che a sparar si diverte. Uccellin che a piroettar t’intrattieni, scappa scappa che il cacciator arriva, di malvage azioni i suoi occhi pieni e facili prede il suo fucile cerca, la sua mente chiusa, il suo cuor di ghiaccio, la sua parola ingiusta, la sua mano cruda, tale è il cacciator che a spezzar vite si diverte. Uccellin che il mondo non conosci, non ti fidar dell’uomo, che spesso inganna, con la sua mano aiuta e col suo cuor tradisce. Scappa scappa e non tornare perché l’uomo bontà non sa trovare.
4.2.'08
21
OLOCAUSTO Follia nella follia orrore negli orrori, dei morti l’urlo si levi a ricordar ai vivi l’onta infame che il cammin dell’uomo ha segnato. Mai più! Mai più si offuschi la mente e tal crudeltà raggiunga ché di ribrezzo gli occhi son pieni e di dolor il cuor trafitto. Mai più! Mai più si liberi il freno che orrende gesta impedisce, i peggiori istinti reprime e dalla bestia l’uomo distingue. Follia nella follia orrore negli orrori, dei morti l’urlo si levi a ricordar ai vivi la tragedia immane che indelebile nell’uomo orripilante macchia ha scolpito. Mai più! “Mai più!” sia la promessa che al figlio il padre dona perché amore e non vergogna sia del mondo la bandiera e mai più poesia sia a declamare scellerato patto con il Male.
22
7.2.'08
PRIMAVERA SUL VIALE Da sul pendio che lungo scende al limitar del mare il cammin conduce. Dritta la via, di natura avvolta, che nel tepor del mattino al lavoro porta. Si destan nei campi i colori che il sole ritocca di luce e s’ammanta di foglie l’arbusto che di verde infoltisce le chiome. Primavera sì lieta e ridente, di vita gentil portatrice con grazia arricchisce il viale, dal torpor lentamente mi sveglia e più dolce mi rende la via.
25.2.'08
23
NON VOGLIO ADDORMENTARMI Non voglio, non voglio addormentarmi e vorrei che il giorno non finisse. Se chiudo gli occhi, oggi sarà già ieri e domani, di oggi solo un ricordo, che il tempo sbiadisce, nostalgia lascia, e il cuor non sazia. Non voglio, non voglio dormire e vorrei che il tempo si fermasse. Se chiudo gli occhi, solo rammentar potrei e perché domani sia ancora oggi questa notte gli occhi non chiuderò.
25.2.'08
25
PONTE DI FOGLIE Ponte di foglie la pace nel mondo e lontana la sponda, che bontà richiede. Affannato l’uomo avanza, traballante il suo passo, insicuro il suo appiglio, a dimenar ginocchia e mani e a progredir proteso. Lentamente, il passo incerto e il respiro greve, con fatica arranca e quella sponda, che bontà richiede, quasi irraggiungibile sembra. Scosceso il dirupo, rovinoso il precipizio ma l’allettante fiume di odio, avidità e ingordigia, spavaldo attende. Non cedere, uomo, che il ponte di foglie reggere può e quella sponda, lontana e agognata meta, dia a te gloria e grandezza eterna.
26
28.2.'08
NON C’E’ MAI TEMPO Non c’è mai tempo in questo mondo che corre e di frenesia impazzisce. Dove sei, tranquillità, che il cervello appaghi e la salute preservi? Non c’è tempo per fermarsi a riposare, per dormire, per sognare, per mangiare, meditare e ogni cosa assaporare, solo guardare e non vedere, ascoltare e non capire, agire e non pensare. Dove sei, tranquillità, che il tempo non divori e l’attimo conservi? La fretta, dell’uom cattiva consigliera, indifferenza partorisce e di nevrosi ci arricchisce e giorno dopo giorno, inesorabilmente e senza fretta, lentamente ci consuma.
3.3.8
27
FANTASIA
Qual magica forza quest’uom possiede, che sogno in realtà trasfigura e tutto possibile rende. Quale incredibile forza in quest’uom risiede, che a sopportare aiuta e a migliorar sospinge. Come è dolce sognare e al desìo l’animo affidar. Liberati, cuore, ché cavalcar puoi. Fantasia, che dall’aridità preservi, di nostra vita gioiosa linfa resta. E perché il sogno non sia al fin chimera, sia tu dell’uomo saggia e rispettosa compagna.
8.3.08 29
TRAMONTO Rosso al divenir della sera il sole troneggia e un gigante sembra, che del suo regno ha cuore e a salutar s’attarda. Sublimi pennellate nel ciel disegna e senza fiato l’osservatore lascia. Meraviglia non sia a suscitar l’antico, che come Dio lo adorava, ché di bellezza infinita gli occhi riempie e timoroso rispetto alla mente induce. Stella tra le stella, che nel ciel primeggi, al calar della sera il tuo tramonto offri, di supremo ordine magistral testimone, e imperioso al dì che va il nuovo giorno annunci.
30
3.3.08
PASSEGGIATA DI PRIMAVERA Camminando vo per la campagna in fiore al timido sole che dal letargo esce. Il lungo inverno a riposar s’appresta e a novel primavera il suo posto lascia. Di profumi son ricchi i campi e par che di vita gran festa sia. Cinguettando l’uccellin si diverte e colorate farfalle nel volteggiar disegnano. Discreto gentil venticello al mio cospetto appare e senz’agitar di fronde timoroso soffia. Camminando me ne vo per la campagna in fiore e soddisfatto fischiettando vado.
9.3.08
31
MODERAZIONE Grandi e piccoli piaceri all’uom concessi sono ma sol se in vita è parco di tal fortuna godere può. Chi a grandi sorsi la propria sete placa, innatural sollievo al debole corpo dona. Qual moderazione coltivar possiamo se ai nostri figli ogni cosa e ancora di più concediamo? Del poco accontentar mi devo perché quel poco a sorseggiar m’insegni e dal troppo allontanarmi voglio perché quel troppo a ben poco porta.
32
11.3.08
SVUOTATA DENTRO Sul letto accovacciata a voler morire per non pensare e a pensare per non voler morire. La mia mente s’offusca e il mio corpo la segue. Piccolo mio, a decider son chiamata e ucciderti non vorrei. Lacrime, che gli occhi velano e il cuore gonfiano, che coscienza impone e ragion rifiuta. Domande, che incertezze celano e senza risposta restano, che il cervello affollano e l’animo confondono. Prostrata, avvilita, sfinita al sonno cedo e piccolo mio, almeno per oggi, la tua mamma resto e ancora un notte così chiamarti potrò.
12.03.08
33
NOTTE DI STELLE Notte di stelle notte di luce così vicine che toccarle posso, così lontane che a sognar mi spingono. Chiudo gli occhi e le vedo, li riapro e mi guardano e a danzar m’invitano. Notte d’amore notte di cuore. Spettatore e attore in un palcoscenico infinito. Il mio pensier si ferma e del divenir son parte. Ad ardue vette il mio animo si spinge e da tanta forza il mio alimento traggo. Chiudo gli occhi e nella notte di stelle stella divento e danzo, nel ciel volteggiando.
16.3.08
35
RANDAGIO, AL FINIR DELL’ESTATE Affettuosi i miei padroni che dal canile m’han salvato, dolce e docile giocattolo per i bimbi han comperato. Vezzeggiato, coccolato, da signore ben nutrito e, a parole, tanto amore han dimostrato. Di gran lusso le vacanze per chi il canile ha conosciuto. Mare, spiagge e ombrelloni e per un attimo ci ho creduto: una famiglia ho ritrovato. Ma il mio destino è già segnato, basta illusioni ché fan male. Un giorno alfin mi baceranno, anche una lacrima verseranno e forse lontano mi lasceranno, e sarò randagio, al finir dell’estate.
36
13.3.08
TERRA PONTINA Di emigranti siam figli ed eroi ringraziamo, che di sangue e fatiche caro prezzo han pagato. Terra pontina, alle paludi strappata, sia onore ai caduti, che sĂŹ splendida genĂŹa e forte tempra han permesso. Terra pontina, dal mare baciata e di campagne generosa, terra che coltivar possiamo terra che preservar dobbiamo. Ha parchi e laghi che gioielli sono e piante e fiori che un gioiel ne fanno. Di tramonti una vetrina, di montagne un diadema e di sole una corona. Terra pontina, terra che dentro abbiamo terra che amar vogliamo.
17.3.08
37
A CHE SERVONO? Con due ali sono nato ma a che servono non so, ho provato a saltellare ma per terra son caduto, salta qui salta là salta giù salta su, la mia gabbia è piccolina e due zampe già ce l’ho. Per mangiare ho questo becco e per giocare un’altalena. Sono solo, a chi chiedo? Chi mi guarda divertito, non capisce se io piango. Ad aprirle ci riesco, serviranno da mantello? O forse anche per dormire. Sono solo, chi mi spiega? Ho due ali che non uso, ci son nato e me le tengo ma a che servono non so.
38
20.3.08
CONFUSIONE Fare non fare questo quello vado non vado è giusto non è giusto perché si e perché no vale la pena non vale la pena è bello è brutto che cosa si e che cosa no che vuoi che non vuoi decidi non ancora adesso dopo tutto gira e poi si ferma e tutto si ferma e poi gira un senso senza senso mi piace non mi piace così colà bianco nero destra sinistra fermo vai no si è meglio è peggio vado avanti mi fermo ci credo non ci credo farò qualcosa non farò niente piango rido parlo sto zitto penso non penso triste contento fiducioso depresso la testa gira e poi si ferma e poi si ferma e poi gira sempre sempre mai sempre confusione.
23.3.08
39
SOLITUDINE Sulla sedia di legno intrecciato dondolando il mio dì trascorro, con dovizia sfogliando quel libro che non di pagine è fatto ma d’indelebili ricordi è scritto. Fedele il mio amico ascolta e alle mie storie il suo orecchio presta. A nessun altro la vita ho dedicato e lui solo la mia vecchiaia conforta. Memorie, dal tempo velate, nel narrar rivivono e par che il passato ancor presente sia. Così al mattino davanti allo specchio mi siedo e al taciturno amico, che dallo specchio mi guarda, la mia storia, dondolando, racconto.
40
25.3.08
TORNA, DOLCE AMORE Torna, dolce amore, alla finestra aspetto e il giorno trascorro a fissar l’uscio che partir ti vide. Nella penombra i miei occhi guardano e il cuor ricorda, il mio corpo freme e la mia bocca sussurra. Torna, dolce amore, perché d’amor vivo e senza amor morrò.
3.4.08
41
CUORE DI GHIACCIO Bianche le cime dei monti che sciogliersi non vogliono e fugace primavera debole forza oppone al prepotente inverno. Di ghiaccio il tuo cuore che sciogliersi non vuole perché d’amor pauroso rinnovata stagione teme. Innevate vette che ostinate non cedete, primavera è alle porte e con lei il nuovo giorno e chi amore non conosce perenne inverno conserva e della vita il più bel fior non coglie.
27.3.08
43
I COLORI DELLA GUERRA Rosso, come il sangue che a fiotti sgorga. Rosa, come le gota di chi pi첫 lacrime non ha. Marrone, come la terra che straziati corpi conserva. Nero, come il futuro di chi odio coltiva. Azzurro, come il cielo che, unico tetto, ogni uomo accoglie. Verde, come la speranza, che la guerra sia solo un pallido ricordo.
44
7.4.08
PIOGGIA VERRA’ Plumbeo il ciel che pioggia annuncia e d’un grigior tutto s’avvolge. Muta la campagna ad abbeverar s’appresta e sotto gli alberi gli uccelli cinguettar non s’odono. Lieve brezza del ruscello l’acqua increspa, in silenzio la natura attende, e a confermar certezza, la prima goccia cade.
8.4.08
45
TERRA D’ASTURA Terra antica, terra degli Avi, che i Volsci di Satricum porto ne fecero, dai bassi fondali e perigliose secche. Roma, del mondo padrona, luogo d’incanto creò. Terra di delizie, terra di sogni, imperatori e nobili prospera la resero, di Cicerone villa prediletta, che di Tulliola morte qui pianse e soffrì, vano rifugio per l’orator disperato, che orrenda fine risparmiargli non potè. Terra di verde, terra di sole, millenarie querce dall’edera avvinte, aceri e cerri che bosco ne fanno, intricati pini e mediterranei arbusti, che il cuor di poeti commuovono, e bianca la spiaggia da limpide acque bagnata. Terra di battaglie, terra di dolori, da briganti e pirati saccheggiata, che scempio ne fecero e da ignobili mani le sue bellezze rubate.
46
La quadrata torre, sui romani ruderi eretta, a odio e guerre si preparava. Forse mai prigione più odiosa fu e allo sconfitto imperatore, che amicizia e riconoscenza trovar credette, sol tradimento offrì. Spietata vendetta la sicula flotta tramava e fumanti macerie l’infame onta richiese. Turchi e Saraceni ad ardue prove la nuova torre costrinsero e ancor oggi furibonda grida dai bastioni echeggiar sembrano. Terra di vita, terra di storie, ti ho preso e nella man ti serbo, ti guardo e dell’uom la storia narri. Custode del tempo dove tempo non c’è, ombre e fantasmi intorno a me rivivono, suoni e voci nel mio orecchio rimbombano, chiudo gli occhi e di questa magia son parte.
12.4.08
47
T’HAN RUBATO, PRIMAVERA Dove sei, Primavera, che sì mite ti ricordo? I tuoi colori più non vedo, la tua gioia più non provo. T’han rubato, Primavera. Vento e pioggia t’han ghermito, prigioniera sei del freddo e non ti lascia il lungo inverno. Dove sei, Primavera, che sì triste ora m’appari? Il tuo profumo più non sento, il tuo tepor più non mi sfiora. T’han rubato, Primavera, e se dell’uom c’è colpa alcuna mai più ti rivedrò.
48
15.4.08
BELANDO S’IMPARA Mite remissiva pecorella, che violenza non conosci e tranquillità nel tuo animo alberga, insegna a quest’uomo, che schernir ti vuole, le innati doti che saggezza richiede. Del suo caratter gran vanto si fa ma le tue virtù da sempre trascura. Non per greggi quest’uomo è creato ma nel suo branco il belar s’accresce e un giorno pace e bontà forse schernir non vorrà.
18.4.08
49
CHI PIU’ … Chi più ama, più sarà amato chi più odia, più sarà odiato chi più giudica, più sarà giudicato chi più schernisce, più sarà schernito chi più apprezza, più sarà apprezzato chi più rispetta, più sarà rispettato chi più aiuta, più sarà aiutato chi più accudisce, più sarà accudito chi più compatisce, più sarà compatito e più ci credo e più pace trovo.
50
3.7.08
GIOVINETTA LUNA Giovinetta luna, che a coricar t’attardi e di beltà t’adorni, non far che il tuo ricordo la mia mente lasci e speranzoso chiedo che il fugace attimo la mia mente preservi.
9.8.08
51
TEMPORALE D’AGOSTO Di bagliori il ciel si tinge e silenti lampi, di temporal presagio, fan la notte giorno. Muta, a rischiarar il buio, la tempesta avanza e capricciosa la natura il suo volere impone. L’estate inverno sembra e il primo tuono pioggia annuncia. Disteso ad ascoltar rimango e che si cheti fiducioso attendo.
52
9.8.08
RADICI Debole alberello agli occhi appare e l’impietoso vento nella sua fronda sbuffa, l’esile fusto la terra sfiora e a lambire il prato quasi s’accascia. Lui si piega eppur non cede perché radici ha ben piantate. Sia forte dentro quest’uom che cade perché tempesta non lo sollevi e seppur piegato al suol rimanga.
15.8.08
53
TRISTEZZA Corre il tempo che fermar non posso, m’accoro e piango ma a rallentar non serve. Fuggente l’attimo che mai si posa e questa vita vola, così veloce che rubata sembra. Il mio cuor sprofonda e dall’oblio mai più si desta.
54
15.8.08
VOCI D’ESTATE ACCANTO A MIA MADRE Tutto tace e il gran festar dei bimbi più non s’ode. L’estate ci saluta e nostalgia nel cuor rimane. Di profumi ci ha inebriato, del suo sole abbiam goduto e allegria ha dispensato. Vola alto il mio pensier che al dì sussurra: rivederti ancor vorrò e lì disteso, accanto a Lei, le tue voci riascoltar.
18.8.8
55
CONTEMPLAZIONE Placido, a rasentare il mare, come specchio di cielo, il lago s’adagia. Voli di uccelli a disegnar trame che fantasia ricama, cornici di fiori che la trasparente tela di colori accende e lunghi rami che il tremolio dell’onda ancor più ravviva. Ferma, la mia mente guarda e col pensier m’immergo.
20.8.'08 57
GIOIA Riempiti di gioia che fugace appare, col cuor sorridi e le tue labbra schiudi, non cercar ch’essa duri chÊ solo attimi dona, socchiudi i tuoi occhi e i tuoi sensi, a recepir protesi, e lascia che dolcemente ti rapisca.
58
26.8.08
MAR DI SETTEMBRE Da su la cima della salita che a gradini e a gradoni al mar mi porta, settembre m’appare. Spiegar non so quel che diverso vedo ma a guardar capisco e ad ammirar m’attardo. Il settembrino mare, che il cuor delizia, serenità m’ispira, le ovattate voci a riposar m’invitano e l’aria tersa par che di colori sia ricca. Al delicato sole il mio viso volgo, dei suoi raggi il mio animo nutro e lentamente al mar discendo.
1°.9.08
59
AMOR TRADITO Abbandonar non puoi chi di dolor trafitto il tuo perdono implora. Ferir non volli, amor non chiesi e mai più sbagliar potrei. Non far che il vento che d’amarezza soffia il nostro amor cancelli. Non lasciar che il tempo che mai più ritorna il nostro amor divida. Non cercar che il buio che il cuor e l’animo rattrista il nostro amor oscuri. Cogli il fior che di passion profuma e dolcemente amor ridona.
60
4.9.08
NUOVI LIDI il giorno comincia e alla partenza il giovan s’appresta. Sconosciuto il mondo si schiude e ciò che è nuovo più bello sembra. Vada chi veder vuole ma sappia chi di saper cerca che se vario è il mondo fuori, immensamente ricco è quello dentro.
13.9.08
61
SI PUO’ Ho potuto esser me stesso senza timor di nascondermi e per un attimo il ciel si schiude. Ho potuto esser me steso senza timor di ferire, coraggiosa la luna s’affaccia e le scure nubi si tingon di luce. Ho potuto esser me stesso senza timor di morire e mai piÚ morir vorrei or che fiducioso aspetto che il mio ciel si schiuda e di me stesso, senza timor, gioire.
9.10.08 62