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Corriere della Sera Sabato 9 Luglio 2011

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L’intervista Nancy Dell’Olio, ex compagna dell’allenatore Eriksson

«Anch’io vittima dei tabloid ma ora la gente si ribella» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

LONDRA — «Finalmente questo straordinario Paese dove ho deciso di vivere ha trovato la forza di indignarsi e di ribellarsi». I tabloid inglesi l’hanno inseguita e spiata per dieci anni: prima per via della sua relazione con l’allenatore Sven Goran Eriksson, poi per la sua ricca attività mondana. Adesso, avvocata Nancy Dell’Olio, è il momento della rivincita. «Non posso che essere contenta. L’Inghilterra è splendida ma vi è uno strapotere dei media contro il quale c’è poco da fare. Non vi sono regole contro il dilagare del gossip più volgare. La privacy non trova tutela alcuna. L’Italia in confronto è un paradiso». Ma è il prezzo della democrazia anglosassone. «D’accordo, ma a tutto c’è un limite. L’intrusione nella vita privata di una persona, quando va oltre certi livelli, diventa insopportabile e sconfina nel penale. Quanto è avvenuto è semplicemente disgustoso. Ma non solo per la vicenda dell’hackeraggio. Anche per il resto». Lei è da un po’ nel mirino della «gutter press», la stampa scandalistica. «Ho ancora una causa in corso con il Daily Mail». Ma se si è o si diventa personaggi pubblici occorre accettare: è inevitabile. «Calma, calma. Mi rendo conto che chi ricopre cariche di potere e chi, in qualche modo, si ritrova al centro di eventi o di storie pubbliche venga seguito dalla stampa. Ma ci deve pur sempre essere un confine oltre il quale non deve essere consentito andare. Io non ho scelto di diventare un personaggio pubblico, lo sono comunque diventata, ho accettato ma mi hanno massacrato. Non credo che sia giusto. Si rende conto che questi giornalisti spiavano i telefoni delle ragazzine uccise? Non posso che essere felice del fatto che finiscano in prigione». Lei l’ha vissuta in prima persona questa invadenza dei tabloid. Come reagiva? «La salvezza è non leggere. Non cadere nella trappola. Non partecipare al gioco infernale. Evitare di reagire in modo

❜❜ Qui la privacy non trova tutela alcuna, non ci sono regole contro il dilagare del gossip più volgare. L’Italia in confronto è un paradiso

Al centro dei pettegolezzi Sopra, la copertina di News of the World sul tradimento di Eriksson ai danni di Nancy nel 2006 che fece infuriare l’avvocata. Al centro la coppia posa per i fotografi prima di un evento mondano (Photo Omega/Sabattini)

irrazionale. Usare la virtù della pazienza». Facile? «Non lo è affatto. È una partita a scacchi e vince il più bravo». Grandi divoratori di gossip gli inglesi, molto più degli italiani. Il successo dei tabloid è tutto qui. «Sì, l’Inghilterra è un paese che ama il gossip. È il paese del gossip, è nel suo dna culturale. E sa perché? Perché gli in-

glesi, a parte Londra che ha una storia a sé, non hanno una vita privata interessante». E allora? «Allora cercano rifugio nella vita privata degli altri, cercano uno sfogo. E poi credo che noi italiani siamo più sofisticati. Siamo curiosi ma meno ossessionati». Adesso, però, il vento gira. «E ciò dimostra quanto l’Inghilterra sia una bella e straordinaria democrazia. Si ribella ai tabloid, ha la forza di farlo. È la vittoria del popolo che prende coscienza del gioco sporco di certi giornali. La gente si è resa conto di quello che combinano. Ecco perché continuerò a vivere qui». Nonostante i giornalisti cattivi? «Chi, commettendo un reato, viola la privacy merita solo una cosa: la galera».

F.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Carta stampata Dietro la decisione c’è la convinzione di non potere essere presenti solo nel mercato televisivo con i canali di Sky

L’ultimo progetto: lanciare un giornale in Italia Iniziativa del figlio James. Il nome del quotidiano è già stato registrato ROMA — E se sul mercato editoriale italiano spuntasse un quotidiano nuovo di zecca, di taglio divulgativo ma non una fotocopia dei popolari britannici (la formula, da noi, non ha mai avuto successo)? E se il nome fosse già stato individuato, ovvero «Italia»? E se il padrone si chiamasse Murdoch? Fanta-editoria? No, solo un progetto ancora top secret che circola tra Londra e New York, con qualche riservatissima e prestigiosa sponda italiana. Si tratta solo di bozze di lavoro informali: nessun documento aziendale formale. Ma se «Italia» dovesse mai diventare realtà, costituirebbe la prima, vera, grande novità mai vista da anni sul mercato della carta stampata. Perché «Italia» sarebbe, appunto, il nome della testata già depositata e registrata nel nostro Paese (sotto nomi mai riconducibili al marchio Murdoch). Il progetto è da tempo oggetto di attenzioni da parte di James Murdoch, classe 1972, figlio del magnate Rupert e presidente esecutivo della News Corpora-

L’erede Murdoch Junior, 38 anni

tion Europe Asia che, nell’universo imprenditoriale di famiglia, regna sull’impero asiatico (Star Tv) ed europeo (Sky Italia, nel nostro Paese e News International in Gran Bretagna ovvero The Times, The Sun e News of the World, che chiuderà dopo lo scandalo delle spiate illegale). Murdoch jr è anche presidente non esecutivo di British Sky Broadcasting. Il giovane Murdoch da tempo pensa all’Italia come a un mercato editoriale in sviluppo ed ha proposto al padre la seguente analisi. In Italia abbiamo un consistente investimento con Sky Italia. La tv satellitare si è consolidata e continua a mietere successo tra il grande pubblico. Però, rispetto agli altri Paesi in cui siamo presenti, nella Repubblica Italiana manca un pezzo: un quotidiano. Di solito, ha ricordato James Murdoch al padre, sui nostri scacchieri editoriali nazionali possiamo contare sull’accoppiata tv-quotidiani, in Italia no. Fin qui il ragionamento di James Murdoch. Un quotidiano di carta stampata, in un Paese come il nostro in cui l’informazione tradizionale continua ad avere il suo congruo peso anche nei confronti degli interlocutori politici, può avere una

notevole importanza anche per offrire voce e spazio a molte questioni legate alla tv. Prima di tutto per assicurare risonanza alle produzioni e ai nuovi impegni del network satellitare. Ma anche per altro. Per esempio nel 2008 il ministero dell’Economia raddoppiò dal 10 al 20% l’Iva sugli abbonamenti Sky. L’amministratore di Sky Italia, Tom Mockridge, parlò di «tassa che colpisce oltre un quinto delle famiglie italiane». In un caso come quello, un quotidiano sarebbe stato un utile, e legalissimo, strumento di lobbing. In più chi è vicino a Murdoch junior sottolinea che l’Italia è a un passo dal trasformarsi in un interessante «teatro politico» con gli imminenti sviluppi del berlusconismo (la sua fine?). Un fatto tutto da raccontare. E non bisogna dimenticare l’indubbia rivalità che divide ormai Sky Italia dall’altro competitor privato, ovvero Mediaset. Dunque, Berlusconi e le sue tv. Ma Rupert Murdoch non è ancora convinto, anzi. La sua regola aurea, da sempre, è molto semplice: comprare e governare quotidiani ma solo nella lingua che si può controllare, ovvero l’inglese. Niente avventure

Berlusconismo Uomini vicini a Murdoch jr credono che l’Italia sia a un passo dal diventare un interessante teatro politico con la fine del berlusconismo

Regola aurea Ma il magnate non ha ancora detto sì. La sua regola aurea è: comprare solo giornali che si possono controllare, ossia in inglese

che non possiamo controllare. Ma le ragioni di James hanno un loro peso, soprattutto nella prospettiva di un dopo-Berlusconi. Il confronto è aperto. La prossima settimana meeting tra padre e figlio. L’impero Murdoch in Italia rappresenta già una notevole realtà imprenditoriale. Secondo le cifre fornite ieri dall’azienda, dal 2003 ad oggi Sky ha investito in Italia oltre 10 miliardi di euro (di cui oltre 7,7 miliardi in programmi e tecnologia) e ha generato ricchezza nell’economia per oltre 15,9 miliardi di euro pari, nell’ultimo anno, allo 0,21% del Pil. Sky dà lavoro a oltre 7600 persone tra dipendenti e collaboratori, con un indotto di 15 mila lavoratori. Tra i dipendenti la percentuale di uomini e donne è equamente ripartita e l’età media è di 35 anni, con oltre il 50% che ha meno di 35 anni. Su questa base, il giovane Murdoch potrebbe impiantare una novità non indifferente: un quotidiano con caratteristiche italiane, senza cadere nell’errore di copiare i popolari britannici. La diffusione della free press inevitabilmente sconsiglierebbe formule troppo «facili». Sempre secondo le voci raccolte ieri, il quotidiano non avrebbe una città di riferimento ma si rivolgerebbe all’intero Paese. Un vero «quotidiano nazionale». Ecco perché «Italia».

Paolo Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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