Gs ottobre 2015gs

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Francesco Maria è un giovane che ha concretizzato le parole del Vangelo “...vieni e seguimi”

Una testimonianza davvero preziosa Sono Fr. Francesco Maria, un neo professo della congregazione dei legionari di Cristo. Il cammino che mi ha portato a questa scelta è iniziato 3 anni fa, nel 2012. Non andavo a messa, non pregavo, non facevo nemmeno più niente in parrocchia a parte qualche serata sporadica. Mi ero costruito il mio mondo con le mie forze: giocavo a Rugby e dopo 8 anni di fatica ero stato convocato nella prima squadra del Mirano, avevo la ragazza che mi piaceva. In questo mondo ideale che mi ero fatto non avevo fatto i conti con gli imprevisti: a dicembre del 2011 ho un malore che i medici non riescono a spiegare, ma dal quale esco sano come prima. Con questo motivo i dirigenti della squadra dove giocavo hanno preso la decisione prudente di fermare la mia attività agonistica per un po’ di tempo. È stato come un vaso che mi si è frantumato in mano: anni di fatica per poi dover restare fermo per qualcosa che non si era riuscito a spiegare. Pochi giorni dopo aver ricevuto la notizia che mi sarei dovuto fermare nello sport anche la ragazza con cui stavo mi lascia; un altro vaso che si frantuma. Ho sofferto molto tutto ciò: che senso aveva tutta la fatica che avevo fatto se poi basta un niente e tutto sparisce? In alcuni momenti pensavo di chiudermi in stanza, gettare via la chiave e aspettare di morire. Ma in tutta quella sofferenza Dio non mi ha abbandonato; anche se non pregavo, anche se non lo conoscevo, anche se mi ero allontanato da Lui, io non sono stato abbandonato a me stesso, Dio sì è fatto presente.

Francesco Ucci, nella missione in Messico

E come si è fatto presente? Nessuna visione o cose straordinarie, ma un semplice sacerdote. È stato il primo sacerdote legionario che ho conosciuto: padre Alberto. Lui non mi ha mai parlato di vocazione o altro, semplicemente mi ha voluto aiutare e accompagnarmi in quel momento della mia vita così difficile per me. Il 2012 era l’anno in cui avrei fatto la maturità e che quindi per l’estate sarei stato libero: il progetto iniziale prevedeva una bella vacanza a Creta con i miei compagni di classe, ma per vari motivi alla fine è saltato tutto. Ricevo verso inizio giugno una chiamata: era padre Alberto che mi propose di fare una missione umanitaria in Messico della durata di un mese per poter fare del bene agli altri. Fu strano: dentro di me pensavo “no, non ne ho voglia”; ma risposi a voce “si, perché no?”. E così mi ritrovai in Messico a 12000 km da casa, sperando di lasciare un po’ di problemi in Italia. Ogni mattina durante la missione un padre legionario, facendo una riflessione sul Vangelo del giorno, dal Vangelo di Matteo riprese l’episodio

di Pietro che cammina sulle acque verso Gesù. Io ovviamente ero piuttosto distratto: non mi interessava la parte spirituale, io volevo aiutare quella povera gente e basta. Ma a un certo punto il sacerdote ripetè la frase che è nel Vangelo: “uomo di poca fede, perché dubiti?”. Fu come un fulmine a ciel sereno: la situazione di Pietro in quel Vangelo che inizia a camminare da solo sulle acque in mezzo alle onde e che inizia ad aver paura la sentivo molto simile alla mia. Avevo voluto camminare da solo in mezzo alle onde. E anch’io, anche se non lo sapevo del tutto, gridavo dentro me come Pietro: “Signore, salvami”. E Gesù mi prese per mano come con Pietro. Mi confessai, feci la comunione, ero rinato, ero un Francesco nuovo. La vita aveva iniziato a tornare in me con nuova forza. Ma la vocazione come la sentii? Tre

Francesco Ucci, nel giorno della professione

mesi dopo feci un triduo di esercizi spirituali e una meditazione fu sulla chiamata di Mosè, di come lui cercasse sempre nuove scuse per rifiutare la missione che Dio voleva affidargli. Il sacerdote che predicava commentando questo episodio disse: ”alla fine, cari ragazzi, Dio non sceglie per i meriti o i talenti, ma chi vuole”. Terminata questa frase fu come un altro fulmine a ciel sereno, uguale alla mia conversione in Messico, ma molto più forte. Resistetti per 3 mesi a questa inquietudine, a questo dubbio. Alla fine mi arresi e di mia iniziativa ne parlai con padre Alberto che era diventato il mio accompagnatore spirituale. Fu un anno di intenso discernimento e di lotta: vedevo e sapevo quello che avrei lasciato ma non sapevo quello che mi aspettava e che avrei trovato. Ma alla fine capii: Dio mi chiamava a collaborare con Lui, a stare con Lui, e in piena libertà decisi di entrare in noviziato. Non è stato semplice, ma niente di quel che vale la pena fare è facile. Tutte queste cose sono esperienze personali che sono difficili da raccontare e riuscire a trasmettere, perché toccano l’intimo di una persona per cui non mi sorprenderei se, forse, chi legge la mia testimonianza possa essere rimasto scettico o incredulo. Questo però voglio lasciarvi al di là della mia testimonianza: se Dio riesce ancora ad attirare molti giovani e a farli lasciare tutto, casa, genitori, amici, è evidente che quel Dio “punitore” o “legislatore” è una bugia che il mondo ci ha fatto credere e che Dio ha veramente un volto di Padre che non abbandona i suoi figli. Se non fosse così non sarei dove sono adesso. Fr. Francesco Maria Ucci, LC

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