La Gazzetta del Molise del 7 Settembre 2009

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CAMPOBASSO Un tubo di alluminio da cantiere in una piazzola di via Scardocchia

Una fontana pubblica a servizio di chi? Qualche giorno fa un nostro lettore ci ha segnalato la presenza di una strana ‘fontana’ lungo via Scardocchia. Un tubo di fortuna con un rubinetto da cantiere che sembra spuntato da nulla da un giorno all’altro. Anche se la descrizione dello scrupoloso cittadino era stata piuttosto precisa non è stato facilissimo trovare la ‘fonte’. Forse perché tra le erbacce alte e i rifiuti il tubo di alluminio si nota poco. Ma la ‘fortuna’ ha voluto che il rubinetto fosse aperto e che il rumore dell’acqua permettesse al fotografo di scattare subito le foto. Ma che ci fa una fontana in quel posto? L’amministrazione ne è al corrente? E se sì perché non l’ha chiusa visto che l’acqua è un bene prezioso e che in una regione dove si

parla molto di perdite si fa poco per evitarle? Ma c’è di più. La scorsa settimana sono finiti sul libro nero della Polizia diversi personaggi, anche professionisti, per essersi ‘attaccati’ alla rete idrica pubblica. Il reato è reato ma se si lascia incustodito un rubinetto che noi presumiamo sia comunale non è difficile pensare che prima o poi qualcuno lo utilizzi per fini personali. Via Scardocchia è un po’ fuori mano, ma proprio perché non è sotto gli occhi di tutti è più facile ‘rubare’. Lì vicino c’è solo un cantiere che sta realizzando due mega-palazzi. E sappiamo tutti quanto sia preziosa l’acqua per lavorare.

Fierissimasport, un flop costoso Pochi spettatori ma patrocini d’eccezione per la tre giorni a Selvapiana Sabato mattina, Cittadella dell’economia a Selvapiana. Seconda giornata di Fierissimasport ‘salone nazionale del fitness e del benessere globale’. Sono le 11,30. Orario comodo, né troppo presto né troppo tardi, per farsi un giro tra gli stand della prima edizione della fiera che punta sullo sport. La pubblicità dell’evento è iniziata da tempo. Tra gli addetti ai lavori, ma anche tra chi lo sport non lo considera parte integrante della propria vita, si crea l’attesa. Giusta per dare impulso alla novità che sbuca su cartelloni, negli spot televisivi prima e dopo dei telegiornali. E allora perché non andare a curiosare? Il biglietto costa due euro, se poi ci aggiungi un caffè o

una lattina fresca non si arriva ai cinque euro. Un giro con gli amici o la famiglia si può fare. La prima delusione però non tarda ad arrivare. Girando l’angolo della Tangenziale si vedono pochissime auto parcheggiate. “Che fortuna” riusciamo a trovare posto vicino all’ingresso. Alla biglietteria ci accolgono un paio di ragazze, paghiamo i due euro a testa, ed entriamo. Musica assordante, come spesso si trova nelle palestre. L’aspettativa crolla nel giro di pochi minuti. Non c’è nessun colpo d’occhio. Lo spazio riservato agli espositori è perlopiù vuoto. Su un’area così vasta i più o meno quaranta espositori si perdono come una goccia in un secchio

d’acqua. Non ci sono tappeti, né particolari arredi. Ma soprattutto non c’è nessuno. Si intravede solo qualche standista che dà il cambio ai colleghi. I visitatori invece sono pochissimi e storditi da un volume della diffusione eccessivo che non permette di distinguere nemmeno la voce che annuncia gli eventi inseriti nel cartellone. Tutta l’area espositiva può essere visitata, cronometro alla mano, in meno di cinque minuti. Anche perché molti stand presenti hanno poco a che fare con il titolo della manifestazione: ristoranti ed hotel, l’Ufficio regionale delle pari opportunità. Tra gli stand ci sono anche certi comuni che, a memoria d’uomo, non si sono mai distinti per attività

sportive particolari. L’area riservata agli stand è talmente deserta che è quasi imbarazzante continuare il giro. Ci avviamo all’uscita, delusi, lì ci consegnano un volantino o meglio una brochure (che qualcuno ci avrebbe dovuto dare al momento del pagamento del biglietto). In prima pagina, in testa alla brochure, si legge a chiare lettere che a presentare la manifestazione è il Comune di Campobasso con lo stemma di Palazzo San Giorgio bello grande. Poi in basso ci sono i patrocinatori: Regione, Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza Consiglio dei Ministri, poi ancora la Consigliera di parità regionale, l’Università degli Studi del Molise

e il Coni. Insomma patrocini anche di un certo livello per una manifestazione che senza fare i conti intasca a nessuno è costata quattro soldi (da chiarire anche se alla fine è stata pagata la Cittadella) e che invece tra sponsor, tariffa degli standisti e pagamento di biglietti si è rivelata anche un’occasione per fare un po’ di soldi. Insomma un flop agli occhi di tanti e ma che per qualcuno è falsa la pena rimetterci la faccia. Una domanda, diceva un noto giornalista, sorge spontanea: ma gli incassi andranno a finire in parte anche nelle casse del Comune o solo nel portafogli dell’organizzatore l’associazione Culturale La Ginestra Onlus?


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