5 febbraio 2014

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5 febbario 2013

Sei milioni per Salcito, altro che assessorato

40 posti letto per La Fondazione Pavone più 60milioni per Neuromed: pagano i molisani

L’accordo Patriciello e Frattura racchiuso nella sanità L’unica prova fotografica dell’esistenza del Centro di alta specializzazione è questo palloncino azzurro

CAMPOBASSO. Nessuna paura, l'attesa fa bene al gruppo politico-economico controllato da Patriciello. Infatti, nelle more delle lungaggini necessarie a far digerire agli alleati più riottosi la polpetta avvelenata della poltrona da quinto assessore per il cognato del capo (il consigliere di Rialzati Molise Vincenzo Cotugno), il presidente Frattura ha pensato bene di calmare il famelico appetito dell'euroaffarista, offrendogli un gustoso

antipasto: l'accreditamento di ben quaranta posti letto per la struttura riabilitativa della Fondazione Pavone. Tutti in regime del cosiddetto codice 56, ovvero riabilitazione post-acuzie. Quella che costa alle casse della Regione Molise ben 400 euro al giorno a posto letto. In pratica, è come se Frattura, di assessorati, a Patriciello, ne avesse regalati quaranta. Infatti moltiplicando 400 euro per trenta giorni, si scopre che ogni posto letto fattura

dodicimila euro al mese, guarda un po' giusto lo stipendio da assessore regionale. Moltiplicato per quaranta, fa 480mila euro al mese, quasi sei milioni all'anno. Che andranno tutti nelle tasche di chi, per conto della cordata sanitaria dei Patriciello's, gestirà l'affaire Salcito. E allora, si capisce bene perchè Cotugno continua a navigare nell'ombra senza agitarsi più di tanto. Sua moglie infatti è una Patriciello's (sorella dell’eurodeputato di Forza Italia) e proprietaria di una quota Neuromed. Quindi una fetta della torta Salcito finirà anche a lei, coniuge del quinto assessore. Tutto ciò in barba a tutti i discorsi sulla razionalizzazione della sanità pubblica, al taglio dei posti letto pubblici e a tutte le “verità” che Frattura e Percopo vanno raccontando. Perchè quei quaranta posti letto per la riabilitazione, che fatturano sei milioni all'anno, la Regione non li ha accreditati presso il Santissimo Rosario o a Larino? Bella domanda. La risposta è che sei

milioni di spesa pubblica regionale si aggiungono ai sessanta circa che il Neuromed già fattura alla Regione Molise. Senza contare che tra poco arriverà anche l'accreditamento per il Pronto Soccorso a Pozzilli. Un'altra miniera. E i molisani si erano illusi di voltare pagina. In effetti, rispetto al passato, oggi con Frattura non ci sono più paletti che tengano a freno le mira espansionistiche del gruppo Patriciello. D'altronde finanziare la sanità prrivaa e non quella pubblica è innovazione tecnologica, finanziaria ed elettorale. E se Aldo Patriciello è il cacciatore, la volpe chi é? Suo cognato Cotugno? Che mai si potrebbe mettere contro la dinasty. Qualcun altro ci ha provato ed è stato congelato. Le sue ceneri, dopo la cremazione, sono in attesa di essere deposte in un prezioso vaso greco del periodo di massimo spelndore e collocato sul camino del suo benefattore nella splendida masseria di campagna. red. pol.

Mentre gli affaristi si accordano La situazione da due giorni al pronto soccorso del Cardarelli: 50 pazienti, 2 medici, 2 infermieri

le strutture pubbliche vanno in TILT CAMPOBASSO. Si entra al pronto soccorso di Campobasso e la situazione che ci si trova di fronte è paradossale. Nella sala d’attesa ci sono circa un centinaio di persone. Più di 50 attendono da ore di essere visitate. Il personale ce la mette tutta. Corrono, soccorrono. Non si fermano neppure per mangiare un boccone nella pausa pranzo. Non c’è tempo. Ci sono malati da curare e manca il personale. In molti sono anziani. Sono lì da due giorni. Senza cibo. Gli addetti ai lavori hanno provveduto. Si sono presi qualche minuto di tempo per compilare persino la richiesta di vitto. Tempo sottratto alle cure, che allunga l’attesa dei pazienti, ma non si può fare altrimenti. Non si possono lasciare a digiuno. All’ingresso si notano cinque ambulanze ferme, in fila. Evidentemente non ci sono urgenze da soccorrere. Pensiamo ingenuamente. Invece no. “Non si possono spostare – ci racconta una voce – sono finite le barelle”. In che senso? Chiediamo. “Non ci sono lettini per scaricare i pazienti. Non possono mica lasciarli sul pavimento.

Allora li lasciano sulle barelle delle ambulanze”. E se dovessero chiamare per un’urgenza, chessò, un incidente stradale? “Si dovrebbe scegliere. O si lasciano questi pazienti per terra oppure non c’è possibilità di soccorso”. I malati vengono da ogni dove: Termoli, Isernia, Larino, Benevento e Foggia. In molti li si vede sdraiati lungo il corridoio mentre fanno una trasfusione. Ma non possono essere ricoverati in reparto? Ed è quello il problema. “Non ci sono posto letto”. L’alternativa sarebbe trasferire qualcuno in un ospedale fuori Regione. Ma gli anziani si rifiutano. Ed anche i pazienti più giovani si urtano: “E perché dobbiamo andare fuori? Siamo molisani e vogliamo essere curati a casa nostra”. Già. A casa nostra. Anche se, mandarli fuori Regione, significherebbe gravare sui costi della Sanità. E i posti letto mancano perché per risparmiare si è deciso di tagliare. Due medici e due infermieri. Sono loro che cercano di far fronte alla situazione. Qualche familiare inveisce su di loro: “sono 24

ore che stiamo qui. Non è possibile questa situazione”. E’ ovvio. Al paziente non interessa qual è il motivo di quello stallo. Pretende le cure dalla sua sanità. Quella pubblica. E si continua a guardare quel caos, quei volti stanchi, sfiniti, sofferenti. E l’unica cosa che viene da pensare è: Dio, toglici i

soldi ma donaci la salute. Perché se chi dovrebbe occuparsi di risolvere il problema, o quanto meno alleggerirlo, è troppo occupato a fare altro e ad andare in tutt’altra direzione, non resta che affidarsi nelle mani di un’entità sovrannaturale. Anche se si è atei. Giovanna Ruggiero


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