Esce a Milano la sua prima monografia completa curata da Giorgio de Marchis (volume presentato da Pierre Restany). Nel 1973 gli è dedicata una prima grande personale, organizzata da Mario Padovan, nell’ambito del XVI Festival dei Due Mondi, a Palazzo Anziani di Spoleto e nel ’74 la seconda grande mo-
stra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma (con opere dal ’45 al ’74), curata da Giovanna dalla Chiesa e Italo Mussa. In questi anni – così come negli Ottanta, artista non mai esausto, che cerca ancora, aprendosi a nuovi esperimenti, con la capacità di affascinare e stimolare – continua il suo fervido operare in patria (a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, si ricordano Linee di ricerca artistica in Italia 1960–1980 e Immagini del Socialismo) e all’estero (New York, Francoforte, Bucarest). Nel 1984 il PAC ospita un’antologica di opere dal 1953 al 1983, a cura di Flaminio Gualdoni (con presentazione di Emilio Villa in catalogo). Monaco nel 1985 presenta un’antologica introdotta da Erich Steingraber, con opere dal 1945 al 1985. Nel 1986 Roma (Galleria Nazionale di Arte Moderna) gli dedica un’ampia retrospettiva a cura di Augusta Monferini. Ancora a fine anni ’80 in Francia vengono dedicate al gruppo Forma 1 due mostre curate da Giovanni Joppolo e Gabriella di Milia ed è tra gli otto artisti che rappresentano l’Italia partecipanti alla mostra itinerante Eighty. Les peintres d’Europe dans les années ’80, curata da Achille Bonito Oliva. Sono ancora da ricordare un’importante antologica
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alternano esperienze neo-dada ad altre di tipo polimaterico, in cui l’oggetto integra la pittura perdendo ogni significato evocativo, ma uno specimen comune è dato dalla ricerca sempre profonda sulla natura e la qualità del colore. Picasso, l’ironia di Duchamp, i polimaterismi di Burri, la cultura Pop americana, il colore-colore di Klein e la grafia di Mathieu, il gesto di Hartung trattato liricamente sovvengono come lievi influenze nei dipinti di Turcato, ma quello che rimane è sempre quella sua opera e quella sua vita così unica.
Nel 1971 partecipa alla collettiva New Italian Art 1953 – 71, a cura di Giovanni Carandente, alla Walker Art Gallery di Liverpool, dove presenta i dipinti della serie Testa di Moro. Negli anni Settanta l’artista continua a penetrare più a fondo i terreni che aveva iniziato a solcare nei tardi anni Cinquanta. Il gusto per il colore, sempre più netto e forte, si fa evidente.