Anteprima - L'italia che vorrei

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Paolo Farinella e altri tredici *

L’ITALIA CHE VORREI Ripartire dalla Liguria

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Gli altri tredici: Manuela Cappello Silvana Caselli Stefano Chellini Gianfranco Coletti Angelo Consiglieri Paolo Cornaglia Ferraris Vincenzo De Barbieri Francesco Elia Nicoletta Frediani Giacomo Grappiolo Giovanni Marras Paolo Orsolino Marco Silvestri Con ambiti professionali e di competenza: agricoltura e foreste, architettura, economia, giurisprudenza, ingegneria, medicina, mobilità, politiche energetiche, scienze bibliche e archeologia, scienze biologiche, scienze naturali, scienze sociali, sociologia rurale, urbanistica

© Il Segno dei Gabrielli editori, 2015 Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 − fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-258-1 Stampa Litografia de “Il Segno dei Gabrielli editori”, San Pietro in Cariano (VR) Febbraio 2015 Realizzazione grafica copertina: Annalisa Gatto Realizzazione vignette interne: BLAR - Laura Bagliani e Gian Maria Noceti Per la produzione di questo libro è stata utilizzata esclusivamente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed è stata compensata tutta la CO2 prodotta dall’utilizzo di gas naturale.

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SOMMARIO

PREMESSA

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AVVERTENZA AL LETTORE

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CHI SIAMO

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INTRODUZIONE

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PARTE PRIMA

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Principi e fondamenti

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Cultura habitat vitale

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Politica e legalità per una Liguria laica, plurale e interetnica 33 Partecipazione e beni comuni

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Modello di società in prospettiva generazionale

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Lavoro

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Persona, famiglia, casa

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Povertà: nessuno resti indietro

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PARTE SECONDA

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Salute sanità e servizio sanitario (in)sostenibile

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Università, scienza e ricerca

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Politica energetica

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Territorio, risorsa di vita e di lavoro

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Ferrovie, valichi, gronde e mobilità urbana

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Turismo

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CONCLUSIONE APERTA

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bibliografia

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PREMESSA

Perché questo libro. In vista delle elezioni regionali liguri del 2015, preoccupati per lo stato della Liguria e del degrado politico a livello nazionale, da agosto 2014 a febbraio 2015, noi cittadini, donne e uomini, diversi per storie personali, formazioni culturali e professionali, ci siamo incontrati per riflettere sul presente e sul futuro nostro, della Liguria e dell’Italia. Mentre preparavamo questo documento, siamo stati sopraffatti con sgomento dalle ultime alluvioni (ottobre/ novembre 2014), che si sono sommate a quella di due anni fa (novembre 2011). Impotenti, abbiamo visto sfaldarsi il territorio della Liguria come conseguenza diretta dello scempio della speculazione edilizia, complice la politica delle convenienze degli ultimi cinquant’anni. Le alluvioni hanno anche mostrato l’inefficienza e l’incapacità del sistema amministrativo-politico di governare anche l’ordinario, inabissandosi nelle acque trasondate e lasciando i cittadini nella più totale solitudine. Ci è sembrato anche che la Liguria fosse diventata, suo malgrado, il «simbolo» di un’Italia che affondava non solo nell’acqua e nel fango (con la Liguria, la Toscana, il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, ecc.), ma pure nell’incertezza politica ad ogni livello, anche istituzionale. Di fronte a questo dramma, come gruppo, ci siamo trovati davanti a due possibilità: o rassegnarci, restando rintanati nel privato, oppure uscire allo scoperto, invitando tutti gli «indignati» ad andare oltre il «mugugno» improduttivo e inutile, sconfiggere la rassegnazione, alzandoci in piedi per condividere un progetto di speranza. Con decisione abbiamo scelto la seconda via, certi d’incontrare sulla nostra strada molti altri cittadini, donne e uomini, che non si sentono rappresentati da una «politica corta», senza respiro, che guarda prevalentemente all’interesse immediato

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senza uno sguardo d’insieme nazionale e locale e, fatto ancora più grave, penalizza la partecipazione attiva dei cittadini, in quanto protagonisti primari, a norma della vigente Costituzione. Siamo anche umilmente consapevoli di non avere soluzioni prefabbricate da imporre con una bacchetta magica, perché nessun programma, che voglia essere efficace, può ispirarsi alla logica del «qui, ora, tutto e subito». È necessario però decidere di partire avendo chiaro sia il punto di partenza sia quello di arrivo attraverso un processo di gradualità, verificabile e monitorato passo dopo passo. Non possiamo più delegare, ma issate le vele, entriamo nell’agorà pubblica con l’intento di controllare gli atti dei politici, difendere il territorio della Liguria dagli attacchi speculativi e lanciarci verso il futuro con una nuova mentalità per un progetto politico che riguardi e coinvolga quanti hanno a cuore le sorti della Liguria, che può diventare un laboratorio di valore nazionale. Occorre tornare a pensare, ancorati ai «principi» con cui la Costituzione garantisce la stabilità della nave dei diritti che vogliamo a fondamento del nostro «con-vivere», dell’azione politica, sociale ed economica. Ci riprendiamo il nostro diritto-dovere di cittadini e ci appelliamo alle donne e agli uomini liguri per essere insieme e fare della nostra regione il primo «bene comune» che si chiama Liguria con lo sguardo volto all’Italia.

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AVVERTENZA AL LETTORE

Il documento che offriamo alla riflessione di tutti non è un programma di governo, fatto di progetti dettagliati e relative coperture finanziarie, ma il grido appassionato e doloroso di alcune persone che, consapevoli della gravità del momento, fanno un appello ai giusti e agli onesti per unire il desiderio e la speranza di volere uscire dal pantano della corruzione e dell’incompetenza. La nostra presunzione consiste solo nel sottolineare la necessità storica e morale per una inversione di tendenza e un cambio di mentalità nel contesto di una realtà degradata a tal punto da richiedere anni e decenni d’impegno e di duro lavoro. Il documento non affronta «tutto» quello che occorre fare per risollevare le sorti della regione Liguria, o, ancora più arduo, del paese Italia. Non parliamo, infatti, di Scuole ed edilizia scolastica, né di porti e portualità, né di Erzelli, né di Centri storici, né di bilanci e risorse, né di riforme economiche, né di tanti altre materie che esigono approfondimenti diversi per ogni singolo aspetto che solo una partecipazione democratica corale può assicurare. Come gruppo abbiamo voluto consapevolmente circoscrivere la nostra riflessione solo su alcuni temi d’indirizzo, precondizioni culturali, che riteniamo fondamentali in un sistema democratico maturo, pronti a partecipare attivamente all’agenda programmatica, al momento opportuno. Vediamo un orizzonte e vi tendiamo, navigando in mare aperto con tutti coloro che ancora credono che un mondo e una Politica nuovi sono possibili. Il documento si divide in due parti: −− Un nucleo di principi «fondanti», custoditi nella Costituzione. −− Alcuni argomenti, temi specifici, non di natura program-

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matica, quanto d’indirizzo: una visione del presente e del futuro, la strada che vorremmo percorrere. Insieme, convinti che «Politica è sortirne insieme»1. Noi lo crediamo e siamo pronti a virare di bordo per un nuovo Risorgimento ligure e italiano.

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Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, LEF, 1967, 14.

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CHI SIAMO!

LABUONA

P O L I T I C A

ersone, donne e uomini, che riflettono sulla loro regione, la Liguria con uno sguardo agli avvenimenti italiani. Rappresentanti di un sentire diffuso, desideriamo offrire un contributo «pensato» senz’interessi elettorali o personali. vvio che la situazione ci appaia grave e sul punto di non ritorno. Non possiamo stare con le mani in mano e per questo vogliamo contribuire a restituire la Politica alla sua nobiltà e grandezza. a nostra volontà è determinata a opporsi all’erosione di democrazia, all’accorciamento dei diritti e alla logica spartitoria tra gruppi d’interesse che si servono della Politica, piuttosto che servirla con onore e decoro. niettare una dose di coscienza di «bene comune» perché Politica è l’arte di servire e amare la propria comunità fatta di persone che vivono del loro lavoro, combattendo il qualunquismo della «politica-cosa sporca». utti siamo responsabili del degrado della nostra regione per avere scelto e votato donne e uomini incapaci, inetti e forse anche corrotti. Vogliamo portare in Regione uomini e donne onesti e competenti. n questo modo, vogliamo partecipare al dibattito pubblico per esprimere la nostra opinione sulle scelte di fondo che si vanno compiendo nella nostra regione e vigilare perché gli eletti siano fedeli al mandato. ambiare direzione di marcia è necessario e vitale perché è indispensabile una cultura profonda che indirizzi e favorisca una visione strategica della comunità regionale e dello sviluppo locale in tutte le direzioni llora, che fare? Diciamo che prima di fare bisogna essere ed esserci perché il tempo dell’opportunità è quasi finito. Se i cittadini tornassero a essere protagonisti della loro vita senza più girarsi dall’altra parte, allora è possibile!

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INTRODUZIONE

Politica è prevedere in anticipo per arrivare in tempo. È questo il crinale su cui si colloca il nostro lavoro che presentiamo in questo documento, nato dall’esigenza di sentire e vivere la Liguria come patrimonio comune non solo per noi, ma anche per le generazioni future. Mani pulite … ma in tasca Disinteressarsi, non andare a votare, scrollare le spalle significa fare spazio a chi non lo merita o, peggio, a chi coscientemente conta espressamente sul non voto degli onesti per inquinare, corrompere e approfittarne. Se gli onesti si ritirano, lasciano un vuoto che, in forza del principio dei vasi comunicanti, deve essere riempito. Chi si disinteressa è colpevole quanto chi dissipa, corrompe, manomette, distrugge. In morale si chiama omissione, in politica è complicità. Non vogliamo essere complici, pretendiamo invece di essere protagonisti attivi in prima persona. Facciamo, infatti, politica sempre, anche quando dormiamo; tutta la nostra esistenza è «politica» perché si esprime e sviluppa in un territorio, nelle dinamiche di una relazione comunitaria, sotto la vigilanza di regole che, nel bene e nel male, condizionano la nostra vita. Il pane che mangiamo, la casa che abitiamo, il lavoro che esercitiamo o cerchiamo, la pensione con cui sopravviviamo, la scuola dei figli, le medicine di cura, le frane che ci atterriscono, la paura sul futuro per i nipoti tutto è parte della «politica» che con le sue scelte condiziona o condanna la nostra esistenza. Non c’è alternativa: siamo politici nati2 e per questo dob2 Già nel sec. IV a.C. Aristotele (384-322) affermava che «L’uomo è per natura un vivente politico – ànthōpos phýsei politikòn zôion (Politica, I, 2).

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biamo essere coscientemente protagonisti oppure altri decideranno per noi, senza di noi o contro di noi. Chi non c’è perde il diritto alla critica e si accontenta solo del «mugugno», sterile e inutile. Un mosaico è bello se tutte le pietruzze, singolarmente insignificanti, stanno al loro posto per dare armonia all’insieme e vita ai colori. Non possiamo delegare la nostra vita nelle mani di politici incompetenti che sperano sulla nostra assenza per potere fare i loro interessi e perseguire i loro scopi di potere sulle nostre teste, sperperando denaro pubblico, cioè il nostro, frutto di onesto lavoro. Sovrani, non a caso Vogliamo riprenderci la nostra «sovranità» di cittadine e di cittadini come impone la Costituzione (art. 1). Non possiamo abdicarvi senza tradire noi stessi e coloro che per questo sono morti. Lo dobbiamo alla Resistenza dei nostri Padri fondatori e a chi è morto per difendere questo sommo principio. C’è un tempo per tutte le cose e questo certamente non è il tempo della rassegnazione, ma dell’iniziativa, del coraggio, se si vuole, o semplicemente del proprio dovere, per amore della Liguria, per rispetto di noi stessi. Riprendersi la «sovranità» significa pretendere da chi è eletto a cariche pubbliche di essere «servitore» del popolo sovrano perché retribuiti con il frutto del nostro lavoro. Siamo consapevoli che nessun progetto ispirato alla logica del «qui, ora, tutto e subito» può reggere nel cuore di una realtà che necessità di tempi lunghi per essere raddrizzata, ma è decisivo «cominciare» oggi per arrivare domani. È inderogabile tornare a pensare i contenuti e gli strumenti che ci offre la Carta Suprema, garante della sovranità popolare. Essa dà consistenza ai «principi» che sono il fondamento del nostro «con-vivere» e della nostra azione politica e sociale. Siamo convinti che andare oltre se stessi e sapersi vedere «dentro» un progetto che abbraccia il destino di tutti, sia veramente fare la «bella politica».

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Senza «Principi e Fondamenti», cioè senza la cultura della partecipazione democratica, non andiamo lontano. Qui sta il motivo che spiega perché ci riprendiamo il nostro diritto-dovere di cittadini. Con questo documento ne diamo testimonianza pubblica e lo facciamo in nome della dignità del popolo, cui apparteniamo, l’unico detentore del «bene comune» che si chiama Liguria e nella quale ci riconosciamo. La prospettiva «costituzionale» in cui ci obblighiamo, è la sola che possa garantire la democrazia partecipata dei cittadini e, di conseguenza, la migliore difesa della Repubblica e delle sue Istituzioni. Per questo riteniamo che il nostro tentativo possa costituire un laboratorio che va oltre la Liguria come regione per essere esportato nelle altre regioni e alla politica nazionale.

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