Noi, corvi in attesa di Caronte Si crebbe. Avvinghiati ai capezzoli di madre Ecuba, divorati nella clessidra di padre Crono, lasciammo appesa l’incoscienza dell’età lacerata dai rovi di una tana tra le more. Si crebbe, ma poi. Nulla più ebbe importanza ai nostri occhi delle labbra color rubino dell’ingordigia così alla fonte ci radunammo come corvi in attesa dei cadaveri degli anni in fieri. Si morì, il dì appresso. Quando l’arroganza disvelò tutto il potere e l’insipienza colse il frutto di cuori ignavi, tutto ebbe ragion d’essere tra lampi e tuoni in un artefatto temporale di bombe sicarie. Si crebbe e si morì. Caronte non passò.
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