Funzione dei Libri d'Ore

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Le notizie sinora rintracciate nelle fonti sulle commissioni di libri d’Ore pur non essendo numerose, sono tuttavia significative. I casi meglio documentati sono quelli dei libriccini di Alessandra Strozzi e di Maddalena Nacchianti. Le registrazioni contabili dei fratelli di Alessandra Strozzi, la primogenita femmina di secondo letto di Filippo Strozzi, consentono di ricostruire la vicenda d’origine di quel «libricino di donna fornito d’ariento», che si è già visto far parte del corredo della ragazza (supra, p. 00). Essendo morto il padre, le spese per maritare Alessandra toccarono agli eredi di Filippo (i figli Alfonso, Lorenzo e Filippo); ma all’allestimento partecipò anche la madre, Selvaggia Gianfigliazzi. Fu infatti quest’ultima a procurare il codice dal monastero delle Murate e a farlo legare: nella nota del 1501, relativa ad alcune spese fatte da Selvaggia, si legge che «per uno libricino per l’Alexandra da le monache de le Murate» furono pagate «lire 16.15» e «per fare choperta per uno libricino per l’Alexandra lire 0.5». 46 I fratelli Strozzi si occuparono del resto: annotando nel 1498 le spese sostenute in proprio per il matrimonio di Alessandra, riportano due debiti verso il canonico Michelangelo Biscioni («A ser Michelangelo piovano di Lucholena per paghare la miniatura di uno libricino fiorini 9.8.4. A ser Michelangelo per brocchato per la coverta di uno libricino fiorini 0.12.3») e un altro nei confronti dell’orafo Bastiano del Facchino, al quale devono quindici fiorini per vari lavori, tra cui il «fornimento del libricino». 47 Gli Strozzi demandarono dunque il compito di procurare la stoffa e di far miniare il libro a Biscioni, di cui si servirono come sensale in altra occasione;48 consegnarono poi il volume a Bastiano orafo perché applicasse «i fornimenti» d’argento. Dietro la scarna descrizione di quel «libricino di donna fornito d’ariento» c’è dunque un codice prezioso scritto verosimilmente in littera textualis da una suora delle Murate, corredato di ricchissima miniatura – ben 9 fiorini furono pagati –, munito di una coperta di broccato con serramenti d’oreficeria e costato più di 14 fiorini.49 L’Offiziolo di Maddalena Nacchianti ebbe invece un unico e celebre protagonista, Monte di Giovanni. Il notaio ser Andrea Nacchianti (morto il 9 marzo 1510) era un appassionato di libri in rapporto con i principali cartolai fiorentini, a partire da Vespasiano da Bisticci, con cui ebbe contatti fin dal 1471.50 Nel 1480, nell’imminenza delle nozze della figlia Maddalena con Leonardo di Mazzeo Mazzei, 51 si rivolge a Monte di Giovanni, che affiancava all’attività di cartolaio quella di miniatore in collaborazione con il fratello Gherardo.52 Quando il 2 giugno 1480 Andrea inizia ad annotare le spese per il libriccino della figlia, l’oggetto della prestazione di Monte è già stato definito: il cartolaio deve fornire entro il 10 giugno («amolo a dare facto per di qui a otto dì») «uno libriccino di nostra Donna» completo di ogni elemento, assumendosi i costi di scrittura, miniatura e legatura secondo

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