Dosspiemonte012014

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Eugenio Barcellona

Una crisi d’impresa più trasparente Non è una buona legge se servono continui ritocchi. Ne è convinto Eugenio Barcellona, docente di diritto commerciale e profondo assertore dell’importanza del ruolo della giurisprudenza e del legislatore Teresa Bellemo

C

ome spesso di recente accade, poco tempo dopo aver approvato istituti normativi, servono adattamenti e correzioni. È questo il caso anche della legge fallimentare, e più precisamente dell’istituto del concordato in bianco. Dopo un anno dalla sua introduzione, infatti, se ne è constatato l’ampio abuso, per questo si è provveduto a introdurre paletti più chiari con il decreto del fare del 23 giugno 2013. I princìpi che cercano di frenarne l’abuso sono l’elenco analitico dei creditori che correda la domanda di concordato in bianco; l’obbligo dell’autorità giudiziaria di imporre al debitore precisi obblighi informativi a cadenza mensile sia con riguardo alla gestione finanziaria dell’impresa, sia con riguardo alla progressiva attività di riempimento dei buchi. Inoltre, il tribunale ha ora l’espressa facoltà di procedere subito alla nomina del commissario giudiziale. Infine, il tribunale ha l’espresso potere di interrompere tempestivamente la procedura laddove constati un utilizzo opportunistico, se non fraudolento, del meccanismo. Insomma, d’ora in poi prima di depositare una domanda di concordato in bianco, occorre passarsi la mano sulla coscienza e avere le carte in regola. Cosa pensa di queste modifiche? «Direi innanzitutto che non è un buon segno che il legislatore avverta l’esigenza di apportare modifiche a istituti normativi - qual è il caso del concordato in bianco - a pochissimo tempo dall’introduzione. Una sorta di errata corrige, insomma. Da almeno due decenni il

Eugenio Barcellona, avvocato e docente di diritto commerciale

nostro legislatore si dimostra incapace di governare la prassi e pare piuttosto costretto a inseguirla affannosamente. Mi lasci dire che l’ultima legislazione civilistica degna di questo nome è stato il testo unico della finanza nella versione del 1998, il cui padre, Mario Draghi, è oggi meritoriamente a capo della Bce. Dopodiché abbiamo avuto interventi per lo più di modesta qualità». In quali parti lo considera un passo avanti e in quali, invece, nota dei mancati effetti positivi? «Una legge è buona se non chiede di essere aggiornata a ogni piè sospinto. Se lo fa, vuol dire che non sa far bene il suo mestiere, vale a dire astrarre la soluzione di un potenziale conflitto attraverso una regola generale e astratta come si

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