Dossier Lombardia 09 2012

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Francesco Verga

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Il dato che oggi ci conforta è quello dell’export che, seppur non ai livelli passati, continua a crescere

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AZIENDE

1.000 IL NUMERO DI IMPRESE CHE RIUNISCE UNINDUSTRIA, L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA FORMATA DA CONFINDUSTRIA E API

del nostro territorio e del nostro Paese». Presto Confindustria e Api faranno parte di un’unica, nuova associazione: Unindustria. Quali le motivazioni e le finalità di questa fusione? «Stiamo vivendo un momento non semplice per la vita del nostro Paese e delle nostre aziende. La crisi di questi anni ci ha portato in un mondo nuovo, in cui gli approcci al mercato sono drasticamente mutati e che richiede nuovi modi di pensare e agire. Vanno dunque individuate strade nuove per affrontare i problemi quotidiani e un modo è proprio quello di unire le forze. È proprio in quest’ottica che Confindustria e Api hanno avviato un percorso condiviso che porterà gradualmente all’aggregazione delle due strutture sul territorio. È importante che gli imprenditori si facciano sentire e avanzino istanze con una sola, unica voce. L’aggrega-

zione tra Confindustria e Api ci permetterà di presentarci come un’unica associazione di categoria, che aumenterà il proprio peso rappresentativo e sarà dunque in grado di incrementare la propria capacità di lobby presso le istituzioni del nostro territorio e in seno al sistema Confindustria. Grazie a questo processo, infatti, saremo tra le prime 10 associazioni territoriali per dimensioni e rappresentatività, con circa 1.000 aziende e quasi 50.000 addetti. Inoltre, l’aggregazione ci permetterà di offrire dei servizi ancora migliori». Quanto l’innovazione e la ricerca sono importanti per vincere la concorrenza? «Innovazione e ricerca sono non solo importanti, ma fondamentali per proporsi sui mercati, soprattutto su quelli internazionali, che sono quelli che hanno permesso alla nostra economia di reggere alla crisi in maniera concorrenziale. Credo che tutte

le imprese dovrebbero sforzarsi di investire sempre in ricerca e innovazione. Per essere competitivi oggi bisogna puntare su internazionalizzazione, qualità, propensione all’export e creatività: quest’ultima per noi è di vitale importanza in quanto ci contraddistingue da sempre». Quanto conta l’export per il settore serico e quanto risulta importante il made in Italy per i mercati esteri? «L’export conta moltissimo: il totale tra export diretto e indiretto ammonta al 7580% del fatturato complessivo. Nel 2011 abbiamo ampliato le vendite verso alcuni mercati come Cina e Russia, mentre altri mercati importanti, come Francia e Spagna, sono stati confermati, anche se hanno visto un rallentamento. In questi ultimi paesi è fondamentale la qualità del prodotto, mentre per mercati come la Cina è il made in Italy a fare davvero la differenza». LOMBARDIA 2012 • DOSSIER • 241


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