Planet. Responsabilità e territorio /Inserto WSa Vita Trentina

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VII

7 aprile 2019

vita trentina

LA TESTIMONIANZA DEL MISSIONARIO P. FABIO GARBARI

di Fabio Garbari sj * opo 25 anni in Bolivia sulle Ande, da quasi sei anni ho la fortuna di vivere nell’Amazzonia boliviana, nella regione di Mojos, accolto da 5 gruppi indigeni differenti. La ricchezza culturale è straordinaria e mi ha conquistato fin dai primi momenti. Poco a poco la condivisione con la gente mi ha aperto a un’immensa ricchezza umana: la loro concezione della vita, la loro relazione con la natura e la società... l’armonia, la fiducia, l’accoglienza, la gratuità mi hanno sorpreso ancor più, questionando il paradigma da cui provengo, dove il successo, il potere e la ricchezza sono elementi determinanti. Lo spirito mercantilista non ha ancora fatto breccia in loro, anche se li sta assediando e minacciando. La natura non è oggetto di commercio, ma soggetto di vita con cui la gente si relaziona. La loro visione di “territorio” impedisce il sorgere della proprietà privata... il territorio grande, che rappresenta la casa di tutti, permette di vivere in armonia con la terra e la natura. La terra squartata per essere comprata e venduta rappresenta quasi una bestemmia contro la generosità di Dio creatore, infinitamente buono e

D

Padre Fabio Garbari è da sei anni nell’Amazzonia boliviana

La lotta per la sopravvivenza dell’Amazzonia è la lotta per la sopravvivenza del pianeta generoso. Quando, durante la sua visita in Perù nel gennaio 2018, Papa Francesco incontrò più di 3.000 indigeni provenienti dall’Amazzonia, disse loro: “Probabilmente i popoli originari dell’Amazzonia non sono mai stati tanto minacciati nei loro territori come lo sono ora. L’Amazzonia è una terra disputata su diversi fronti: da una parte, il neoestrattivismo e la forte pressione da parte di grandi interessi economici (…), dall’altra parte, la minaccia contro i vostri territori viene anche dalla perversione di certe politiche che promuovono la ‘conservazione’ della natura senza tenere conto dell’essere umano e, in concreto, di voi fratelli amazzonici che la abitate. (…) La difesa della terra non ha altra finalità che non sia la difesa della vita”. E anche qui nella regione di Mojos, dove vivo attualmente, le minacce verso l’Amazzonia e i suoi abitanti originari sono continue. Purtroppo

i dati

foto Samy Schwartz

Amazzonia: scontro di paradigmi

la ricchezza naturale che ha permesso alla gente di vivere in armonia, fiducia, gratuità e accoglienza, stimola in chi arriva da fuori sentimenti opposti di avidità, invidia, sfruttamento e violenza che rovinano e abbruttiscono tutto ciò che toccano. A Mojos la deforestazione è intensa per fare spazio ad allevamenti di bestiame, coltivazioni di coca, sfruttamento di legname. Viviamo con la minaccia della costruzione di una strada che, oltre che rovinare per sempre il cuore di un parco

naturale habitat di tre popoli indigeni, permetterebbe l’invasione di migliaia di coloni della zona cocalera del Paese. Immediatamente a est di Mojos stanno progettando di allargare 750 km quadrati di Amazzonia con una mega centrale idroelettrica che spazzerebbe via un intero popolo indigeno e cambierebbe la vita di altri cinque. I fiumi sono dragati illegalmente per l’oro e avvelenati col mercurio. Con l’attuale ritmo di deforestazione nei prossimi dieci anni si saranno persi 3 milioni di ettari di foresta. Inondazioni, siccità e smottamenti si fanno sempre più frequenti. Papa Francesco a Porto Maldonado raccomandava: “Ci è chiesta

la contaminazione

I pesticidi

In Trentino si confermano gli alti livelli di pesticidi nelle acque. Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale-ISPRA del maggio 2018, in provincia di Trento sono stati rilevati 9,3 chilogrammi di principi attivi per ettaro di superficie agricola utilizzata; un livello altissimo rispetto alla media nazionale che è di 4,9 kg/ettaro e molto lontano dalla vicina Provincia di Bolzano che si ferma a 4,4 Kg/ettaro. Solo il Veneto riesce a fare peggio del Trentino con 11,7 kg di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata.

una speciale cura per non lasciarci catturare da colonialismi ideologici mascherati da progresso che poco a poco entrano e dilapidano identità culturali e stabiliscono un pensiero uniforme, unico (...). Non dimentichiamoci che ‘la scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale’”. La lotta per la sopravvivenza dell’Amazzonia è la lotta per la sopravvivenza del pianeta. Solo come esempio: le piogge in Europa vengono dalle nubi sviluppatesi per l’evaporazione dell’acqua grazie alla foresta della conca amazzonica. La vitalità delle terre europee dipende dalla vitalità della foresta amazzonica. Tutto è interconnesso. * Parroco di S. Ignacio de Mojos – Amazzonia boliviana

esticidi, siamo alla frutta” è un documentario-inchiesta sulla melicoltura di Andrea Tomasi e Leonardo Fabbri che viene proiettato gratuitamente in giro per tutta l’Italia per creare consapevolezza sugli effetti dell’agricoltura intensiva in Italia. “Biancaneve non è sola. Come lei, anche noi dobbiamo fare i conti con il veleno. Non parliamo solo di mele. E questa volta non ci sono principi azzurri che ci vengono a salvare. Noi dobbiamo sbrigarcela da soli” raccontano gli ideatori del lungometraggio alle presentazioni. Sì perché, dati alla mano, questi veleni sono ormai ovunque: nel sangue delle donne in gravidanza, nel miele, sui ghiacciai e anche nello sterco degli orsi, a testimonianza del fatto che i principi somministrati alle colture non rimangono confinati al campo o al frutteto, ma si disperdono nell’ambiente. Il documentario solleva un dubbio agghiacciante: tutte le sostanze utilizzate nella melicoltura sono ai limiti della norma di legge ma ad oggi la stessa non prevede l’effetto di un mix dei fitofarmaci sui prodotti e su chi di quei prodotti si nutre.

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Per di piùsaperne

Quando si parla di “sito contaminato” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane, è www .unim stata accertata un’alteraondo .org zione delle caratteristiche qualitative dei terreni, delle acque superficiali e sotterranee, le cui concentrazioni superano quelle imposte dalla normativa. Responsabili delle contaminazioni sono sostanze altamente tossiche per gli esseri umani, per gli animali e per la natura in generale, in grado di permanere intatte nell’ambiente per generazioni, percorrere lunghe distanze propagandosi attraverso l’aria o l’acqua e accumularsi nei tessuti degli organismi viventi.

IL RECUPERO DELLE VECCHIE VARIETÀ LOCALI DELLE PIANTE DA FRUTTO

Agroecologia e biodiversità di Stefano Delugan * pesso durante il mio lavoro ma anche mentre faccio ciò che più mi piace fare, e cioè attraversare in lungo e in largo il Trentino, mi trovo a condividere esperienze di carattere agroecologico, ossia a elevata biodiversità agraria. Quali? In Valle di Cembra, ad esempio, la Rete delle riserve promuove azioni di censimento e recupero delle specie da frutto, così accade anche a Castello Tesino e in Valle di Ledro, dove vi è stato il recupero delle vecchie varietà locali da frutto; in Alta Valle di Non la strada della mela promuove, in accordo con le amministrazioni locali, progetti di sensibilizzazione e valorizzazione del patrimonio agricolo del passato, analogamente in Valle di Terragnolo, Valle di Primiero, Val di Gresta, Valsugana, Val Rendena

S

e in ogni comunità montana si salvaguardano colture e culture delle varietà orticole e frutticole, anche grazie al supporto dell’associazione Pimpinella che da sempre si prodiga a tramandare le vecchie varietà di frutta e verdura delle quali si perdono, oltre alle caratteristiche, anche la storia e i loro utilizzi di un tempo. Oggi è in fase di recupero la castanicoltura, grazie all’azione di decine di piccole associazioni attive che valorizzano questa preziosissima risorsa del passato riattivando i castagneti dimenticati e preservando al contempo gli ecosistemi unici e il paesaggio; e anche la viticoltura del passato con decine di varietà storiche disseminate sul territorio, vinificate ad arte dalle più blasonate cantine trentine. La biodiversità non guarda, però, solo al passato: essa è costituita dalla multifunzionalità delle colture e dunque dalle nuove specie introdotte,

La volontà di rimanere legati alle tradizioni del passato si sposa con metodi moderni di coltivazione come l’olivello spinoso, l’aronia melanocarpa, il goji, il mirtillo siberiano e lo zafferano, solo per citarne alcune; ma anche le piante aromatiche e officinali coltivate oggi in appezzamenti ben organizzati e gli orti, a volte veri scrigni di specie di ogni luogo e provenienza, coltivati dagli anziani custodi dei saperi di un tempo, da gruppi di coltivatori in rete o da giovani (come gli Amici della terra nonesi) che seguono le filosofie coltive di tendenza e di contaminazione etnica, come il

metodo di coltivazione sinergico e quello permacolturale per citarne alcuni, spesso in conduzione biologica o biodinamica. Una cosa accomuna tutte queste esperienze: la volontà di rimanere legati alle tradizioni del passato pur attivando metodi moderni di coltivazione e nel rispetto di questo comune ambiente agroecologico. * Agroecologo e vice presidente dell’associazione “La Pimpinella”


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