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scacchiere

debba essere pronta ad agire militarmente anche al di fuori dell’Europa. La percentuale negli Stati Uniti è ovviamente più alta, il 77%, tuttavia è importante che in tutti i paesi europei la maggioranza assoluta (o in tre casi la maggioranza relativa) dell’opinione pubblica sia in linea di principio a favore di operazioni militari out-of-area. Il secondo dato è quello relativo all’Iran. Il 79% degli europei, in linea con lo 86% degli americani, è preoccupato del fatto che Teheran possa acquisire armi nucleari. Entrambi ovviamente preferiscono soluzioni economiche e diplomatiche per evitare che ciò avvenga. Tuttavia, posti di fronte al fallimento di tutte le altre opzioni la maggioranza relativa degli europei, il 43%, approverebbe una azione militare contro l’Iran (il 64% negli Usa). La divisione di fondo tra europei e americani dunque non sembra essere quindi sulla accettazione o rifiuto di principio dell’azione militare per garantire la propria sicurezza, e della capacità della Nato di agire a livello globale (sebbene gli americani siano comunque più pronti degli europei ad agire militarmente). Il punto piuttosto è la diversa considerazione della guerra in Afghanistan: per gli americani è una risposta all’11 Settembre e una questione di sicurezza nazionale, mentre per gli europei non è direttamente in gioco la difesa della propria sicurezza e quindi, per usare un’altra nota espressione, è una “guerra scelta” e non una “guerra necessaria”. In questa ottica, per i membri europei della Nato sette anni di guerra e di vittime sono un fardello più pesante da sopportare che per gli Stati Uniti. Non a caso in Gran Bretagna, che è

in Afghanistan da nove anni e che vi ha perso più di 340 soldati, la prospettiva di un’altra azione militare in Iran è rigettata dalla maggioranza assoluta della popolazione, il 57%, anche nel caso che fosse la sola alternativa ad un Iran nucleare. Un discorso a parte va fatto per un candidato all’ingresso nell’Ue e importante membro della Nato, la Turchia. Qui la percezione della minaccia proveniente dall’Afghanistan e dall’Iran differisce sostanzialmente da quella europea. La Turchia è l’unico paese tra quelli analizzati in cui la percentuale di coloro che vogliono ridurre le truppe in Isaf è scesa dal 2009 al 2010: la necessità di stabilizzare l’Afghanistan guadagna sostegno invece che perderlo. L’Iran invece non costituisce una minaccia per i turchi, tanto che solo il 40% degli intervistati è preoccupato dell’eventualità che Teheran sviluppi armi atomiche, e ben il 54% preferisce un Iran nucleare rispetto ad una azione militare contro Tehran. Poiché il discorso Marte&Venere è implausibile per un paese come la Turchia, i risultati dell’indagine sembrano invece confermare che i turchi stanno progressivamente sviluppando una percezione delle questioni di sicurezza e di politica estera sempre più lontana da quella di Europa e Stati Uniti. 61


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