I MUSEI E LA SFIDA DELLA NUOVA CULTURA DIGITALE di Alessandro Bollo Responsabile Ricerca e Consulenza della Fondazione Fitzcarraldo di cui è socio fondatore. Insegna al Politecnico di Torino ed è responsabile editoriale della rivista online Fizz, oltre il marketing culturale La fase attuale che i musei stanno vivendo, e in particolare quelli italiani, appare piuttosto complessa da descrivere a causa di una pluralità di forze e di fattori, spesso esterni al mondo museale, in cui risulta tutt’altro che scontato distinguere fenomeni contingenti e temporanei da implicazioni e cambiamenti di natura più profonda e strutturale. Diventa difficile rispondere, ad esempio, se il sistema museale in Italia negli ultimi vent’anni si sia rafforzato e consolidato o, al contrario, se si sia indebolito. Probabilmente sono vere entrambe le risposte. I musei sono cresciuti numericamente, sono diventati più accessibili e più moderni, sono stati oggetto di sollecitazioni e di processi di cambiamento che hanno ampliato il ruolo e la portata “sociale” delle loro azioni; si è proceduto, inoltre, ad un ripensamento dei criteri amministrativi e gestionali e dei comportamenti organizzativi per migliorarne l’efficienza dei processi e l’efficacia dei risultati1. Non tutto però è stato portato a effettivo compimento e alcune scelte che apparentemente testimoniavano della vitalità e del rafforzamento del sistema, si sono rivelate, nel tempo e alla prova dei fatti, la causa di effetti collaterali indesiderati che nessuno si era premurato di prevedere. La lunga stagione degli interventi volti alla costruzione, alla riapertura, al ripristino funzionale di musei grandi e piccoli lungo tutto il territorio nazionale, salutata con grande interesse dai media e dalla politica locale, sta producendo contraccolpi nella capacità di tenuta del sistema economico e gestionale, in particolare per quanto concerne gli aspetti della conservazione, della manutenzione e della gestione ordinaria. La politica degli investimenti infrastrutturali straordinari, non accompagnata da un altrettanto straordinario sforzo di individuazione e sperimentazione di nuovi modelli di governance e di gestione sta, cioè, rischiando di compromettere la sostenibilità economica (e quindi sociale) del sistema nel suo complesso. La crisi economica globale, la riduzione progressiva del finanziamento pubblico a supporto della cultura, le difficoltà nel coinvolgere i privati nel sostegno e nella valorizzazione non hanno fatto che acuire e catalizzare un processo che affonda le sue radici già a partire dagli anni ‘90 e che ora sembra essere arrivato ad “un punto di non ritorno”. Nell’ambito di questa prospettiva di forte evoluzione e cambiamento complessivi non si può non considerare un ulteriore elemento di discontinuità che sta avendo e avrà ripercussioni profonde sul sistema dei musei: l’imporsi di una nuova cultura digitale globale. Negli ultimi anni si è, infatti, assistito a un dirompente processo di tecnologizzazione degli ambiti domestici e lavorativi e, in particolar modo, negli usi e nelle pratiche legate al tempo libero. La convergenza tra Comunicazione e Informazione, i costi decrescenti della tecnologia sul fronte della produzione e del consumo, l'emergere delle economie della “coda lunga”, così come l’imporsi del web 2.0 sono solo alcuni tra i fenomeni più significativi a livello globale. Indubbiamente la «tecnologia sta cambiando il nostro modo di comunicare, di costruire spazi individuali e sociali, di partecipare, di apprendere, di essere creativi, di fruire di prodotti e esperienze culturali» (Bollo, 2010). Questi cambiamenti non possono, quindi, lasciare indifferenti i musei, in particolare quei musei che mettono il visitatore al centro della loro azione quotidiana e che ritengono che il loro ruolo e il loro senso sia di stare il più possibile dentro un “presente collettivo”, un presente in cui si candidino ad ascoltare, reagire, prendere una posizione rispetto a bisogni, istanze, domande molto differenziate che arrivano dalla collettività e dai singoli individui. Occorre, inoltre, considerare che in termini di accesso alle nuove tecnologie, nonostante permangano tuttora a livello complessivo condizioni non irrilevanti di digital divide (la cui incidenza è molto variabile a seconda del contesto nazionale e territoriale e della composizione sociale), si sta assistendo a un incremento costante nell’utilizzo di Internet da parte di categorie sempre più ampie di utenza. Se contassimo i video guardati su Youtube, le immagini condivise su Flickr, le notizie lette sui giornali online, i file musicali e le lezioni scientifiche ascoltate in streaming, i commenti personali e gli scambi di opinione e di informazioni su Facebook, su Twitter, nei blog, ogni giorni otterremmo cifre da capogiro. Si tratta di cambiamenti che riguardano inevitabilmente anche l’ambito dei consumi e delle pratiche artistiche e culturali. In Gran Bretagna, una ricerca commissionata dall’Arts Council of England sulle “digital audiences” e il loro rapporto con l’arte e la cultura rivela che più della metà della popolazione online usa i social network almeno una volta al mese e che circa un quarto afferma di condividere informazioni a proposito di eventi culturali con gli amici. Il 15% di coloro che usano regolarmente i social network commenta settimanalmente gli eventi artistici e culturali che ha visto o cui ha partecipato2. Facebook è diventato uno dei più importanti strumenti per raccogliere e condividere informazioni su arte 1
Per quanto riguarda il processo di miglioramento e di valutazione delle performance museali si rimanda alla tematica degli “Standard museali”, in particolare i "criteri tecnico-scientifici e standard per i musei" previsti all'Art. 150 del D.L. 112/98 e approvati con D.M. del 10 maggio 2001 costituiscono lo strumento per la costruzione dei progetti di trasferimento della gestione di musei e di altri beni culturali di proprietà dello Stato alle regioni, alle province ed ai comuni. Alla fase attuale i progetti di trasferimento a livello locale appaiono piuttosto difformi per tempi di realizzazione e modalità di applicazione. Per un approfondimento più ampio ed esaustivo sul rapporto tra il sistema museale italiano e l’attuale momento di crisi si rimanda a Donato F., Visser Travagli A. M., Il museo oltre la crisi. Dialogo tra museologia e management. 2 Fonte: Digital audiences: Engagement with arts and culture online, 2010, Arts Council. Riportando l’argomento al contesto italiano, nella ricerca di Fondazione Fitzcarraldo/Osservatorio Culturale del Piemonte, Indagine sul pubblico dei musei piemontesi (2009), Internet è la prima modalità per il reperimento delle informazioni indicata dal 52% dei rispondenti, seguita dagli articoli/recensioni su quotidiani al 43%