Speciale Walter

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ter vennero citate anche in diversi libri, fra i quali preme rammentare Attrezzatura per la pesca sportiva (1967) del torinese Sergio Perosino (1925 – 2000), che fu giornalista e consulente tecnico della Federazione Italiana Pesca Sportiva. In questo testo compaiono alcune fra le migliori e più interessanti immagini fotografiche scattate all’epoca a tali mosche, e validi sono anche i treni di artificiali suggeriti per i vari momenti stagionali, con l’indicazione del posizionamento più idoneo di ciascun modello sul finale. Persino Luciano Tosi, figura di spicco della pesca a mosca reggiana, in Pesca a mosca (1981) nell’elenco delle

imitazioni più conosciute ed usate nei fiumi italiani elencò cinque specifici esemplari delle sommerse di Bartellini. Neppure gli inglesi restarono indifferenti al fascino esercitato da tali realizzazioni, infatti W. H. Lawrie in International Trout Flies (1969) dedicò loro un intero capitolo dal titolo “Italian trout flies” e quindi, oltre a fornire le ricette di ben 40 di questi artificiali, pubblicò una tavola a colori nella quale erano raffigurati tutti quegli esemplari. Poi fu la volta di altri testi britannici, quali Fly Patterns (1986) di Taff Price, The Shotheby’s Guide to Fly-fishing for Trout (1991) di Charles Jardine e Tying and Fishing the Nymph

(1995) sempre di Taff Price, in cui l’autore parlò addirittura di “Italian spider”.

Archetipo

Al giorno d’oggi gli ami definiti comunemente grub sono piuttosto noti e vengono prodotti da parecchie ditte del settore, ma quando Bartellini iniziò a creare i propri modelli dovette farseli realizzare in esclusiva. Lawrie affermava che quelli preferiti dal costruttore italiano erano fabbricati da Edward Sealey. Per quanto concerne il materiale impiegato per la formazione del corpo e della testa dell’artificiale si utilizza la filanca 60/2, ossia composta da due capi formati da 60 filamenti ciascuno. La costruzione, poi, avviene partendo dalla realizzazione di una testina per poi proseguire con la collocazione e l’avvolgimento della piumetta con la quale si ottiene il collarino dell’artificiale. Le barbe sono avvolte in avanti, cioè esattamente al contrario di quanto solitamente avviene. Quindi si procede alla costruzione di un corpo conico ottenuto con più avvolgimenti di filanca, si formano gli eventuali anelli addominali con tinsel piatto o lamé, e si ferma infine il materiale con un nodo in prossimità della piuma avvolta. A questo punto l’addome deve essere verniciato per due volte ad ovvia distanza di tempo, ed il fatto curioso è che la seconda verniciatura ripristina il colore originale della filanca utilizzata. Queste sono, in sintesi, la fasi costruttive di una delle sue tipiche sommerse, le cui dettagliate sequenze fotografiche compaiono in Magie Immerse.

Analogie

Come evidente, si tratta di una sorta di interpretazione delle classiche moschette valsesiane, vero e grande nostro patrimonio nazionale. In comune con esse hanno la posizione conferita alle barbe della piuma rivolte in avanti al fine di evitare, per quanto possibile, che si incollino al corpo generando il cosiddetto “effetto goccia”. Questa tipologia costruttiva, infatti, viene adoperata allo scopo di rendere più pulsante la mosca a seguito delle sollecitazioni generate dall’acqua. Naturalmente tale

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