FitMed n°4-10

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focus soprappeso e obesità

CON LINK DI APPROFONDIMENTO Nonostante i progressi compiuti dalla medicina, l’aspettativa di vita delle prossime generazioni sarà inferiore a quella attuale. E questo è un orribile paradosso.

Uno sguardo d’insieme

di Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com

oprappeso e obesità sono due argomenti difficili da trattare, indagare e definire e più ci si addentra nella “materia” più se ne scopre la vastità. Dopo aver letto un po’ di tutto a riguardo, se ne può uscire con una sola, limpida certezza: non è pensabile inquadrare la questione solo in termini di consumi calorici. Di conseguenza, la presa in carico di una persona in soprappeso richiede, prima di tutto, che si parta da questa consapevolezza: se l’intervento sarà limitato e circoscritto alla sola somministrazione di attività fisica, l’insuccesso sarà quasi sempre inevitabile.

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QUANDO NUMERI E DEFINIZIONI NON AIUTANO Soprappeso e obesità non sono la stessa cosa, anche se per la maggior parte dei media non è così; c’è da dire che anche la divulgazione istituzionale, e a volte addirittura quella scientifica, peccano dello stesso pressappochismo, mischiando dati e statistiche che narrano di una razza umana destinata a soccombere sotto il proprio peso. In Italia, secondo le recenti dichiarazioni del direttore del Centro studi sull'obesità dell'università di Milano, Michele Carruba, nel giro di pochi mesi siamo passati da una percentuale del 36% di persone in soprappeso al

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50%. Io mi guardo in giro, ma non li vedo mica tutti questi ciccioni: il 50%... non ci credo, guarda un po’, e non mi vergogno a dirlo. Anche l’OMS stenta a portare chiarezza. La classificazione di riferimento (vedi articolo seguente) si basa su di un parametro che è già di per se stesso discutibile: il BMI, secondo il quale Arnold Schwarzenegger rientra nel girone degli obesi. E ancora, all’obesità e al soprappeso si associano parole come epidemia e pandemia, riferibili solo a malattie infettive trasmissibili per contagio, la seconda con l’aggravante di una diffusione globale ed elevata mortalità. Non si capisce perché, a questa stregua, non si defini-


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