Boom Economy: banche, armi e paesi in conflitto

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sa” per le popolazioni berbere di Nafusa, la regione collinare a sud di Tripoli. Stando alla stampa francese si trattava però di decine di tonnellate di armi, inclusi mitragliatrici, lanciagranate, veicoli armati e razzi anticarro Milan. Il 5 luglio il ministro della Difesa francese, Gérard Longuet, dichiarava ufficialmente che le forniture di armi nella regione “non erano più necessarie” in quanto “i territori si erano organizzati nella loro autonomia”. Qualche settimana prima il ministro algerino per gli Affari africani, Abdelkader Messahel, denunciava che la Libia stava diventando un “open-air arms market” a cui le formazioni di al-Qaeda del Maghreb islamico potevano attingere. Nessuno commentava: era chiaro che si trattava solo un normale effetto collaterale.

Atto sesto: ripresa delle esportazioni di armi alla Libia Bilancio dell’operazione “Unified Protector” dal rapporto finale della Nato: “In sette mesi effettuate 26.500 spedizioni aeree sulla Libia, distrutti più di 5.900 obiettivi militari inclusi 400 mezzi di artiglieria e lanciamissili e oltre 600 tra carri armati e veicoli blindati”. “Il numero di obiettivi che la Nato ha distrutto e disabilitato – spiegava in un briefing a metà giugno il portavoce militare dell’operazione Mike Bracken – indica la vastità e la forza della macchina militare che Gheddafi ha accumulato nel corso degli ultimi 40 anni al fine di opprimere il suo popolo. La Libia di Gheddafi era una dittatura militare. It is that simple”. Non sfiorava il portavoce militare il pensiero riguardo a chi in quei 40 anni avesse rifornito di armi il rais libico. Nessun dato dalla Nato sul numero delle vittime della guerra civile sostenuta con le armi inviate anche dagli Stati membri ad ambo le parti (Si stimano in almeno 30mila i morti ed oltre 50mila i feriti). La vicenda libica è tuttora in corso. Ma ci sono già notizie fresche sul fronte delle forniture di sistemi militari. Il Segretario del Consiglio nazionale di transizione e attuale Capo di Stato ad interim, Mustafa Abdel Jalil, ha dichiarato all’agenzia Novosti che il nuovo governo libico “non ha in programma di acquistare sistemi militari russi”: un brutto colpo per le industrie russe che stimano in 4 miliardi di dollari l’ammontare dei contratti, in atto e potenziali, che erano in corso con Gheddafi. Nel frattempo però la Francia ha annunciato di voler ammodernare la piccola flotta libica di caccia Dassault Mirage F1 e di aiutare formarne i piloti come parte di un accordo di futura cooperazione militare: “Il rinnovamento dei caccia di costruzione francese è tra gli accordi

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