FFF - Firenze fast Forward \ 1

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Gli anni fiorentini? “Mi hanno indubbiamente offerto opportunità di crescita culturale e umana... So che per tutti non è stato così, molto dipende dalle qualità degli insegnanti con i quali si lavora e dalla loro capacità di consentirti di ricercare liberamente le direzioni a te più congeniali. Quando questo rapporto docentediscente si ruppe nel 1996, lasciai l’Accademia per rientrarvi quasi tre anni dopo. Al mio senso innato di indipendenza da impostazioni preconfezionate si è aggiunta in quegli anni la convinzione dell’importanza del lavoro delle Avanguardie del Novecento e della necessità di conservare un pur problematico rapporto con i valori che in tale lavoro si erano palesati. Può apparire antiquato ma... non mi sembra che il post-modernismo ci abbia dato di più e di meglio”.

Gli anni fiorentini? “Il clima che si respira in Accademia purtroppo non è contemporaneo ma guarda a un passato concettualista in molti casi. Non aiuta gli studenti a crescere. Da studenti ci siamo trovati sempre a dover cercare in prima persona i metodi e le tecniche, scegliere i corsi che ritenevamo più adatti secondo i nostri interessi, nessuno ci ha indirizzati. Anche la metodologia di inserimento nel mondo artistico (far conoscere il proprio lavoro alle gallerie, ai curatori ecc.) è nata dalla nostra personale esperienza e dalla voglia di far diventare un lavoro quello che era iniziato come passione. L’Accademia per noi è stata il tramite per conoscerci e iniziare, ci ha dato il “la” e noi abbiamo cercato di fare il resto”.

Anonymous Art

pittori, trentenni, di Pisa e Livorno Chi? Elena e Simone vivono a Livorno. Sono una coppia nella vita e nell’arte da dieci anni. “Siamo partiti dal digitale (video, rielaborazioni fotografiche) e dalla performance per arrivare all’attuale ricerca puramente pittorica; nel corso degli anni sono cambiati i mezzi espressivi, ma non ci siamo mai discostati troppo dai temi trattati. Adesso siamo vicini alle correnti americane degli ultimi anni (Pop Surrealism, Lowbrow) e nelle nostre opere rappresentiamo gli opposti, ciò che appare e non è... il famoso abito che non fa il monaco o che, a volte, prendendoci in giro, rappresenta proprio ciò che mostra”.

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