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na volta usciti dall’hammam siamo abituati a berci una buona tisana. E questa è una buona regola, poiché aiuta a reintegrare i sali minerali perduti con il sudore. Ma questa abitudine dovrebbe essere mantenuta e protratta nel corso del tempo, anche tra le mura domestiche. Le tisane, infatti, sono le “preparazioni terapeutiche” più facilmente realizzabili e (sotto forma di infusi e decotti) sono da secoli utilizzate per curare diverse affezioni. Una tisana terapeutica non è la semplice unione di alcune piante medicinali ma, al contrario, si tratta di una miscela ben dosata e mirata di poche droghe, non più di quattro/cinque, al massimo sei, piante medicinali, ad azione sinergica in modo tale che l’azione di ciascuna influenzi le altre.

Troppe droghe fanno un minestrone, non una tisana e se non si conoscono bene i principi attivi delle piante medicinali si corre il rischio di mettere insieme tannini, mucillagini e steroli e quindi di inattivare il tutto. Fanno eccezione a questa regola le tisane espettoranti e le tisane depurative, in cui si possono mettere diverse droghe, anche dieci o venti. Fondamentale non è il numero delle piante medicinali utilizzate, quanto la scelta, il sinergismo d’azione e l’equilibrio fra le varie droghe nella sua totalità. Per droga s’intende la parte della pianta utilizzata. Non sempre si prende la pianta in toto, spesso si utilizza solo una sua parte, quella più ricca di principi attivi: così per esempio si usano i fiori di lavanda, arancio, arnica, tiglio, calendola; le foglie di rosmarino, alloro, salvia, eucalipto, carciofo; le radici di valeriana, tarassaco, liquirizia, rabarbaro; i semi di finocchio, anice, cumino, cardo mariano; le gemme di pino ecc. È buona norma frantumare, triturare o polverizzare le droghe prima del loro impiego, allo sco-

po di agevolare l’acqua nella sua opera di estrazione dei principi attivi. Il rapporto medio droga/acqua in una tisana è di circa 3-5 grammi di droga ogni 100 ml d’acqua. Preparare una tisana terapeutica è un’arte simile alla composizione di un mosaico in cui ogni sassolino e ogni pietruzza acquistano un senso nella raffigurazione generale; così ogni droga, nella tisana, svolge una sua precisa funzione terapeutica. Solo una persona che conosce bene le piante medicinali, con le loro azioni primarie e secondarie e con le loro controindicazioni, potrà approntare una tisana terapeutica efficace, in cui gli effetti terapeutici delle droghe siano complementari e sinergici e non si annullino vicendevolmente. La preparazione di una tisana terapeutica deve seguire alcune regole ben precise ed essere formulata secondo un principio organizzativo e strutturante tale che le singole droghe siano associate in maniera ottimale. Nella composizione di una tisana terapeutica le droghe devono rispettare queste caratteristiche: > omogeneità morfologica (droghe uniformi dal punto di vista morfologico); > omogeneità farmacologica (associare droghe dotate di azione farmacologica dello stesso tipo); > sinergismo dei principi attivi delle droghe, affinché l’effetto terapeutico sia potenziato; > complementarietà (associare droghe che allarghino lo spettro d’azione della tisana e curino il maggior numero di sintomi del paziente senza esercitare azioni contrastanti).

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