FASHION N 3_2019

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INTERVIEW

PAOLO TORELLO-VIERA

«COSÌ FARÒ RINASCERE IL LANIFICIO CERRUTI» Quando il fondo Njord Partners lo ha chiamato, Paolo Torello-Viera non ci ha pensato due volte a lasciare gli Stati Uniti, dove viveva da 16 anni, per accettare il ruolo di ceo del Lanificio F.lli Cerruti. Al comando da settembre, racconta come immagina il futuro di un’azienda storica, diventata grande grazie al “signor Nino” DI ANGELA TOVAZZI

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aolo Torello-Viera, gli ultimi 16 anni passati negli Usa lavorando per marchi come Zegna, Brioni, Les Copains, Pal Zileri ed Eleventy, pensa che nella vita non succeda niente per caso. Un teorema secondo lui confermato anche dall’ultima virata che ha preso la sua carriera dall’estate scorsa, quando Njord Partners gli ha proposto la sfida di rilanciare un’azienda storica come il Gruppo F.lli Cerruti, di cui il fondo anglo-svedese (con base a Londra) ha acquisito l’80% delle quote. In occasione della partecipazione a Pitti Uomo ci ha raccontato perché. Questo incarico per lei è un ritorno alle origini... Ancora di più, è un cerchio che si chiude. Le racconto una storia. Quando il signor Nino (Cerruti, ndr) aveva 17 anni fece un apprendistato presso la Pettinatura di Romagnano. Durante quel periodo venne a mancare improvvisamente suo padre. Il direttore generale della Pettinatura lo prese così sotto la propria ala, diventando il suo mentore. Quell’uomo era mio nonno. Oggi è un onore per me essere tornato a Biella con questo compito. Nino Cerruti è un’istituzione, uomo di grande fascino, eleganza e, soprattutto, visione. A 88 anni riesce ancora a illuminarti ogni volta che apre bocca. Parliamo del rilancio: come intende muoversi in questa nuova sfida? È una rinascita. Partiamo da una base solidissima. Abbiamo un tesoro tra le mani da riposizionare sul mercato. Dobbiamo

Paolo Torello-Viera, ceo del Lanificio F.lli Cerruti. Sopra, uno scorcio della storica azienda biellese

riorganizzarci, migliorandoci internamente e dando nuova verve al prodotto. Il mercato sta evolvendo sempre di più verso il comfort. Ok il bel tessuto, ma oggi ci vuole anche la comodità di un capo che metto in valigia, porto in macchina, aereo o treno ed è sempre perfetto, come appena stirato. Ecco, stiamo andando in questa direzione. Tra qualche mese sarà pronto un nuovissimo tessuto, che per noi potrebbe essere davvero rivoluzionario.

maestranze e gli artigiani, una specie in via di estinzione che va tutelata e supportata. Prossime mosse? Vogliamo crescere nel tessuto (core business dell’azienda, ndr) attraverso il su misura, ma anche nel prodotto finito con il nostro marchio uomo e donna Il Lanificio, distribuito attraverso sette monomarca, di cui sei in Italia. Un network che puntiamo a sviluppare con nuove aperture.

Sul fonte dei numeri quali sono gli obiettivi? Nel 2018 il Lanificio ha fatturato circa 58 milioni di euro, in linea con il 2017. Ma ci poniamo traguardi ambiziosi, perché vogliamo arrivare a quota 100 milioni nel giro di quattro-cinque anni. Quando sono entrato non ho voluto stravolgere la squadra e ho pensato a tutelare soprattutto le

Cosa sogna per questa azienda? Se avessi carta bianca, vorrei riunire sotto la nostra egida tutti i marchi del mondo Cerruti, nostri e non, tra cui Cerruti 1881, che dal 2010 è del fondo Trinity di Hong Kong. Il fatto di controllare al 100% la nostra “filiera” ci darebbe una grande forza, sul fronte sia del branding che della distribuzione. ■

06_02_2019

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