FN - Marzo 2011

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DIARIO DI CONGREGAZIONE

Su ali d’aquila... Sotto un altro cielo. L’esperienza del Noviziato Internazionale. di Fabio Cappello

V

oglio condividere con voi, cari lettori della nostra rivista, una tappa molto importante del nostro cammino formativo che mi tocca personalmente: l’esperienza del Noviziato Internazionale. Mi trovo attualmente in Mozambico, nella missione di Marracuene in provincia di Maputo, dove vivono e lavorano alcuni Padri della nostra Congregazione. È proprio questa terra africana, lontano da Martinengo e dall’Italia, e questa missione particolare di Marracuene che la Congregazione, attraverso il Superiore generale e il suo Consiglio, ha scelto come luogo adatto e privilegiato per costituire la casa del Noviziato ‘Internazionale’. Internazionale sì, proprio perché si vuole sensibilizzare il candidato alla vita religiosa verso una apertura missionaria che in questi ultimi anni ha preso piede nella nostra Famiglia Religiosa grazie alle missioni che sia in Mozambico che in Brasile stanno incontrando un progressivo e notevole sviluppo nel campo educativo e pastorale. Dunque è in questa terra che da quest’anno tutti i novizi della nostra Congregazione vivranno questa forte esperienza formativa, necessaria per consacrarsi al Signore con la Prima Professione Religiosa dopo un anno di intenso cammino. A partire dal 23 gennaio di quest’anno, festa della nostra Fondatrice e giorno del mio ingresso ufficiale in Noviziato, mi sono concessi 12 mesi per prepararmi alla prossima consacrazione religiosa. Ci sono molti modi per descrivere il Noviziato, ma mi piace cominciare con le parole della nostra Fondatrice. Per lei «il Noviziato è un tempo in cui ci si prepara per arrivare alla piena conoscenza del mistero di amore del Padre rivelatosi in Gesù. Esso porta all’amore del Signore, necessario ad una scelta consapevole, libera, gioiosa di Lui ...». Sí, diciamo che è un tempo di fidanzamento, per conoscere intimamente Gesù, per poterlo poi scegliere come il tutto della propria esistenza. È il tempo di rimanere

presso di Lui, come i due discepoli del Battista che lo seguirono (Gv 1,39), per poi rimanere in Lui come il tralcio nella vite (Gv 15,1-11). Ma è necessario affrontare la prova del deserto, cioé del silenzio, della preghiera, dell’essenzialità e della sobrietà di vita, per riscoprire l’unico centro della vita del religioso Sacra Famiglia che è Gesù Cristo povero, casto e obbediente. Così come si scava un pozzo per trovare l’acqua, il novizio deve scavare dentro se stesso per far scaturire il dono della sua vocazione. Sostanzialente il Noviziato è un battesimo non dal punto di vista sacramentale, ma simbolicamente come un passaggio, che dura un anno, ma che richiama il battesimo di Gesù al Giordano: « uscito dall’acqua si udí una voce dal cielo che disse: Tu sei il mio Figlio, l’amato, e in te mi sono compiaciuto». Il segreto per vivere questa esperienza di fede è ascoltare e confidare in quella Voce che ti chiama

Figlio, e da lì sarà possibile dire con Maria: « Eccomi Padre, sono il tuo servo, si compia in me la tua volontà». Il Noviziato è dunque l’esercizio del vivere quotidiano sotto lo sguardo del Padre, proprio come Gesù ha fatto per trent’anni a Nazaret prima del suo battesimo e prima di cominciare la sua missione; come tutti gli esercizi richiede sforzo, volontà e docilità in questo caso a lasciarsi plasmare come argilla fra le mani del vasaio. In questo cammino sono perciò accompagnato dal mio Padre Maestro Gianmarco Paris, Rettore di questa casa di formazione e Superiore Locale della comunità missionaria. Egli, come angelo accompagnatore, con il suo esempio, la sua umanità e la sua paziente opera di cesellatura sarà, come amava dire la Fondatrice «canale dal quale sarà trasfuso lo spirito dell’Istituto». Di fronte a questa dono che la Congregazione mi ha

offerto, voglio ringraziare il Signore perché questa è un’ opportunità unica e speciale per conoscerlo sempre di più in un contesto di vita sobrio e affascinante come è la missione di Marracuene, e sopratutto posso sperimantare la grazia di sentirmi parte della ‘Sacra Famiglia’ in questo tempo di maturazione e di conoscenza profonda del carisma di Congregazione. Sono arrivato in Mozambico il giorno del mio compleanno: il 25 settembre dell’anno scorso e, fortunatamente, prima di cominciare il Noviziato ho avuto quattro mesi per affrontare l’impatto forte del trasferimento da una terra, dove si è vissuti per 30 anni vicino ai propri cari, a una terra totalmente nuova, di diversa cultura, razza e lingua. In questo tempo preparatorio ho potuto guardarmi intorno, da straniero far conoscenza con questo popolo, sentendomi chiamare ‘mulungu’ che nel dialetto loca-

le significa “uomo bianco”. Pian piano ho cominciato a mettermi in gioco con le mie capacità per interagire con i ragazzi e i bambini della missione, conoscere la mia nuova comunità di padri e seminaristi dai quali sono stato accolto benissimo, e svolgere vari lavori nella missione, e qui di lavoro ce n’é tanto. Nel frattempo ho rigorosamente imparato la lingua portoghese. Devo dire che qui si nasconde qualcosa di magico, infatti avevo quasi perso l’abitudine ad un contatto così diretto con la natura, la quale circonda e colora il tutto e invita a contemplare le meraviglie del Creato; il clima, che è sempre dai quindici gradi in sù, invita a uscire e vivere la giornata all’aperto e la tranquillità di questa casa di formazione, senza troppe distrazioni, aiuta davvero a vivere il tempo del Noviziato con maggiore predisposizione e ad aprire maggiormente il cuore alla riflessione. La po-

vertà e la naturalezza di questa terra mozambicana sono uno stimolo a riscoprire le cose essenziali della vita e a vivere relazioni vere dove c’è spazio per la fraternità e la carità. Ci sarebbero molte cose da dire, ma l’esperienza che sto vivendo mi spinge ad invitarvi qualche volta a pensare ai religiosi e a noi formandi che siamo qui come ‘inviati’ per condividere il Vangelo dell’educazione con questo popolo, crescere insieme a loro e ravvivare sempre di più il dono della vocazione che c’è in ciascuno di noi. Per salutarvi vi offro le parole di un canto portoghese (qui sotto) che accompagna il senso di questa mia lettera e, chiedendovi una preghiera per il mio cammino, vi affido al Signore e alla nostra Fondatrice Santa Paola Elisabetta Cerioli, sentendoci sempre parte di questa grande famiglia che è la Sacra Famiglia. Grazie!

Piccola aquila Mi hai fatto come una delle tue creature, col desiderio di amare piccola aquila nata nelle alture col desiderio di volare mi sono accorta che le mie penne già crescevano e che ho bisogno di aprire le ali e tentare se non tento, non saprò come si vola non è un caso che sono nata per volare. Piccola aquila corri molti rischi quando voli ma devi provare solo che per migliorare il tuo volo é necessario guardare come vola tuo padre può esserci cattivo tempo e correnti perfide ma se hai le ali il tuo destino é volare devi uscire dal tuo nido e là devi ritornare e un altro giorno e un’ altra volta ricominciare. Tu mi hai fatto amare il rischio delle alture, con l’ansia di raggiungerle pur essendo una delle tue creature a volte non so essere umile ma non scherzo quando dico di avere dei sogni io sono della montagna e della montagna voglio restare come mio padre e mia madre voglio costruire anch’io il mio nido ma non sono aquila se in cima non andrò ad abitare. Ho una preghiera che ripeto supplicante per me e per mio fratello, dammi la grazia di vivere la mia vocazione ogni istante della mia vita rendimi capace di amare veramente, io non tradisco i miei sogni né lascio il mio progetto son quel che sono e essendo così sarò felice.

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