Tesi

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E mi presenta Andrea, il pizzaiuolo della Colombaia, tra l' altro mio compaesano; questi mi prende per il braccio e mi fa: "Vuoi vedere una cosa straordinaria ?" Io curiosa lo seguo; mi conduce in pizzeria e mi mostra vicino al forno una pila di cassoni coperta da un telo; in quei cassoni, mi spiega, fa riposare il suo impasto, e, mentre parla, noto sul suo viso un' espressione soddisfatta e me ne chiedo il perchè. Ma quando va a scoprire i cassoni lo capisco: ai miei occhi affascinati si mostrano le pagnotte di impasto, che sembrano vivere di vita propria, gonfie ed aeree. Andrea mi fa: "Questa è la mia pizza." e così dicendo ne prepara una e la inforna; staccata una piccola porzione dell' impasto, prepara anche un grissino che subito, al contatto della pietra rovente si gonfia. Io osservo tutto ed assaggio, e più ne assaggio e più ne voglio, perchè, da brava napoletana, di pizza ne ho mangiata, ma così buona mai ! Ed allora mi faccio promettere che mi farà stare accanto a lui per imparare bene tutti i suoi trucchi, i suoi movimenti. Poi mi sfida: "Questa è una pizza con lievito di birra; so che stai imparando a preparare il lievito madre; quando sarà pronto vieni qui da me e insieme vedremo che cosa saprai fare !" Io accetto la sfida, lo saluto e torno in pasticceria, per riprendere a darmi da fare. Trovo Christian che comincia letteralmente a giocare con un impasto che a prima vista sembra essere una Cristal Ball, quelle bolle enormi fatte con le gomme da masticare, tanto è lucido, liscio ed elastico: e sì, parlo proprio del babà. Appena mi rendo conto di cosa si tratti, gli racconto che lo chef Matteo Berti, durante le lezioni di pasticceria regionale, ci ha spiegato come si fa il babà, raccontandoci anche di come i più abili pasticcieri napoletani prendono la dose di impasto giusta per lo stampo, la premono tra le mani e la tirano, centrando perfettamente lo stampo, che è piccolo ed anche instabile. "Io non capisco", continuo,"come facciano"; lui, allora, con un sorriso: "Ma come ? Così ?" E plof, lancia una pallina di impasto che va a canestro nello stampino... Ed eccomi lì, con un' aria inebetita e la bocca spalancata; già questa scena, e se per caso ne avessi mai dubitato, basta a dimostrarmi che bravo pasticciere mi trovo di fronte. Ma, dal momento che sto anche studiando la pasticceria, decido di metterlo alla prova con qualche domandina trabocchetto, qualche curiosità; ebbene, se ne esce di gran classe. Tutto ciò mi rallegra perchè mi conferma che la mia sarà un' esperienza davvero completa. E così è stato. Sono infatti trascorsi, o meglio volati tre mesi, passati praticamente tutti in pasticceria, che mi hanno dato modo di imparare, mettermi alla prova e sperimentare tante nuove cose; e non nascondo che la voglia di apprendere mi spingeva, di tanto in tanto, a sfruttare i momenti di riposo per scappare in cucina e aiutare dove serviva, per cercare di catturare altri trucchi del mestiere. Sono stati tre mesi in cui ho avuto tanti insegnamenti, e non solo professionali, ho imparato a conoscere e stimare tutte le persone cui sono stata accanto. Ma siamo arrivati alla fine; l' Hotel chiude i battenti per la stagione invernale. E così, dopo una giornata trascorsa a ridere e scherzare, cercando di dimenticare la malinconia, svolgendo le pulizie finali, ci siamo goduti la bellissima festa che ogni fine stagione la Direzione offre in onore di tutto lo staff.

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