Incontro col racconto

Page 125

Le lancette del grosso orologio sopra il bancone avevano da poco scollinato le dodici e ora stavano lentamente cadendo nel pomeriggio. Avevo scelto un angolo appartato e da lì osservavo svogliatamente quella briciola di mondo, come sempre attratto dai dettagli: luci e ombre di un riflesso, bicchieri orfani di labbra, storie perse di un ombrello abbandonato. Senza addentrarmi nei motivi, vi era un certo bisogno d’ingannare il tempo. Dovevo spenderne una grossa manciata. Poco prima, dopo aver lasciato sulla destra la Chiesa di Santo Stefano e percorso qualche stretta viuzza, avevo attraversato il Brenta sul Ponte di Pietra. Poi, scivolato nel cuore della città, avevo cercato il primo posto adatto. Mi aveva attirato quell’insegna decadente e, disceso qualche gradino, mi ero consegnato all’oblio di un posto dimenticato da Dio. Ora davanti a me c’era un calice di bianco di Custoza stracolmo di pensieri e una legione di minuti da mandare al macello della battaglia. Ma oggi il tempo aveva la pesantezza di una piramide. Non si era fatto distrarre e aveva continuato a scorrere con lentezza esasperante… Un enorme blocco di pietra trascinato da una schiera di schiavi le cui caviglie, dai muscoli tesi, sprofondavano a ogni passo nella sabbia bollente del deserto di Cheope. Poi vidi quell’uomo. Era nell’angolo più lontano, a un tavolo discosto. Quattro gambe tarlate a reggere stanche i gomiti e l’esistenza di un vecchietto piccolo e fragile. Il colletto, tre volte più grande della giusta misura, risaltava tanto da far apparire il collo rugoso, sottile come la cravatta bianca che ondeggiava fra le pieghe della camicia. Spalle enormi a sporgere come ali dal dorso. Stava leggendo. Che ci fa un libro fra le mani ossute e fiacche di un vecchio d’osteria? Sembra un fiore incauto sbocciato fra le crepe di una striscia d’asfalto. Lui leggeva… “… Già da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso, una cert’uggia delle sue scelleratezze. Quelle tante ch’erano ammontate, se non sulla sua coscienza, almeno nella sua memoria, si risvegliavano ogni volta che ne commettesse una di nuovo, e si presentavano all’animo brutte e troppe: era come il crescere e crescere d’un peso già incomodo. Una certa ripugnanza provata ne’ primi delitti, e vinta poi, e scomparsa quasi affatto, tornava ora a farsi sentire.”


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.