Grandimostre n.05

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Attualità

BRERA, CHI SI ACCONTENTA… CADE A CURA DI ELISA COMI

L

e grandi occasioni arrivano, passano… e vanno. A volte si preannunciano, a volte no. E se non ci si può permettere di far cadere quelle che capitano all’improvviso, è di certo un delitto lasciarsi sfuggire quelle attese per tempo. Sta succedendo con i duecento anni della Pinacoteca di Brera, tra i più prestigiosi e ricchi (di capolavori) musei d’Europa. Celebrazioni in sordina, con un calendario di eventi che sembra un programma realizzato perché “tocca farlo”. Niente che esca dalle righe, nessuno sprazzo di fantasia, nessuna voglia di osare. La grande occasione per rilanciare Milano diventa così un’altrettanto grande occasione persa. Si dirà che Brera non può essere paragonata, ad esempio, al Louvre, che per il suo bicentenario si è concesso la nuova "ala Richelieu" restaurata dall’architetto cinese Ieoh Ming Pei e dal francese Wilmotte. Ed è vero. Il Louvre per la Francia è come la Statua della Libertà a New York: più che un simbolo, l’incarnazione dell’orgoglio nazionale. Da queste parti, infatti, ci si limita alla “rifunzionalizzazione” (?) della Pinacoteca ad opera del team del 75enne architetto milanese Mario Bellini, lo stesso che ha messo mano a Fiera Milanocity e che ha progettato il MIC, il più grande centro congressi d'Europa all’ombra delle torri di CityLife. Ma non ci si rende forse conto che un restyling approssimativo e incompleto e una serie di eventi non all’altezza rischiano di penalizzare una perla Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Concerto, 1595 New York,The Metropitan Museum of Art

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Raffaello, Lo sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera

di museo spingendolo lentamente nelle retrovie dell’arte che conta. Come una qualsiasi gipsoteca di provincia. La mostra traino di Caravaggio un confronto tra quattro capolavori dell’artista non era nulla di particolarmente originale, tanto più che una delle tele era (scontato!) la Cena in Emmaus braidense. Ha segnato un boom di presenze, segno della voglia dei cittadini di rivivere uno spazio che appartiene alla loro storia. Aspettativa soddisfatta? Per ora non sembra. Intendiamoci, benissimo i restauri (il calco in gesso della grande statua di Napoleone del Canova, la tela dello Sposalizio della Vergine di Raffaello), ma il grande evento? Tutte le rassegne in programma - i Paesaggi di Lombardia, le immagini della Pinacoteca colpita dalla guerra saranno anche interessanti, ma sono nulla più che il discreto corollario di una vera, grande, epocale mostra che emozioni, lasci il segno, dia qualcosa di più. E che invece non c’è. Colpa della burocrazia, dei pochi finanziamenti e della crisi, si dice in giro: accontentiamoci di quel che passa il convento. Ma al contrario del noto adagio, stavolta chi si accontenta… cade: mentre celebra il suo anniversario, Brera finisce fuori dalla classifica dei trenta musei più visti d'Italia. Nel momento esatto in cui avrebbe potuto - e dovuto - decollare, imponendosi come uno degli scrigni del Bello più importanti al mondo. Un’idea semplice: creare un logo, una linea di merchandising ad hoc, un sito web in grado di veicolare il marchio nel globo. È osare troppo, è ambire a troppo? Crediamo di no. Chi non risica, altro adagio, non rosica. E se chi rompe non paga, alla fine del 2009 chi raccoglierà i cocci?


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