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VETERINARIA 22| 2013
18-06-2013
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Attualità scientifica Vet Journal
Enteropatia cronica del cane: due protocolli con prednisolone a confronto Associazione clorambucile-prednisolone più efficace di azatioprina-prednisolone per l’enteropatia cronica con enteropatia proteinodisperdente, in uno studio
di MARIA GRAZIA MONZEGLIO Med Vet PhD no studio retrospettivo ha confrontato due protocolli di trattamento dell’enteropatia cronica con concomitante enteropatia proteino-disperdente basati sull’associazione tra prednisolone e azatioprina o prednisolone e clorambucile in 27 cani. Tutti i cani presentavano ipoalbuminemia (albumina sierica < 18,0 g/L) ed enteropatia cronica diagnosticata mediante indagini complete dell’apparato gastroenterico, inclusa la biopsia intestinale. I cani venivano trattati con un’associazione azatioprina-prednisolone (gruppo A; n = 13) o un’as-
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sociazione clorambucile-prednisolone (gruppo C; 14). La risposta al trattamento veniva determinata valutando l’aumento del peso corporeo, l’albumina sierica e la durata del trattamento primario. Tra i 2 gruppi non si identificavano differenze pretrattamento significative tra variabili di base (segnalamento e peso), variabili clinicopatologiche (albumina, cobalamina e folati) o aspetti istopatologici. Dopo il trattamento, la concentrazione sierica dell’albumina e l’aumento di peso erano significativamente maggiori nel gruppo C. Il tempo di sopravvivenza mediano per i cani del gruppo A era di 30 giorni (15-45 giorni) e non veniva raggiunto dai cani del gruppo C. La durata del trattamento primario era positivamente associata alla presenza istopatologica di una modica dilatazione dei vasi chiliferi e all’utilizzo dell’associazione clorambucile-prednisolone. I risultati suggeriscono che l’associazione clorambucile-prednisolone è più efficace per il trattamento dell’enteropatia cronica con enteropatia proteino-disperdente, rispetto all’associazione azatioprina-prednisolone, concludono gli autori. Sulla base di questi risultati, è auspicabile uno studio clinico prospettico randomizzato. “Comparison of a chlorambucil-prednisolone combination with an azathioprine-prednisolone combination for treatment of chronic enteropathy with concurrent protein-losing enteropathy in dogs: 27 cases (2007–2010)”Julien R. S. Dandrieux, Peter-John M. Noble, Timothy J. Scase, Peter J. Cripps, Alexander J. German. Journal of the American Veterinary Medical Association. June 15, 2013, Vol. 242, No. 12, Pages 1705-1714. ■
CLOSTRIDIUM DIFFICILE IN SUINI E ALLEVATORI lostridium difficile ribotipo PCR 078 causa enteropatia nell’uomo e nel suino. Un recente studio paneuropeo ha rivelato che è il terzo tipo di C. difficile più frequentemente riscontrato. Il reperto di isolati identici di C. difficile ribotipo PCR 078 nei suinetti con diarrea e nell’uomo con infezione da C. difficile ha condotto a suggerire che possa verificarsi una trasmissione interspecifica del patogeno. Poiché C. difficile può essere riscontrato nelle immediate vicinanze degli allevamenti suini, uno studio condotto in Olanda ha indagato la colonizzazione intestinale da C. difficile nei suini, negli allevatori, nei loro parenti e negli impiegati degli allevamenti.
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L’elevata presenza di stato di portatore di C. difficile nelle persone che avevano contatti diretti con i suini e il fatto che questi isolati di C. difficile fossero genotipicamente e fenotipicamente simili agli isolati dei suini degli stessi allevamenti indicano che la trasmissione può verificarsi sia per contatto diretto sia attraverso l’ambiente, concludono gli autori. Sono necessari studi prospettici per determinare il rapporto tra stato di portatore di C. difficile e sviluppo di infezione in questa popolazione. (M.G.M.) “Clostridium difficile infection associated with pig farms [letter]” Keessen EC, Harmanus C, Dohmen W, Kuijper EJ, Lipman LJA. Emerg Infect Dis [Internet]. 2013 Jun [date cited]
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Prevalenza e fattori di rischio di aterosclerosi negli psittacidi Età, sesso femminile e i generi Psittacus, Amazona e Nymphicus positivamente associati alla presenza di lesioni aterosclerotiche avanzate, in uno studio no studio retrospettivo ha stimato la prevalenza delle lesioni aterosclerotiche clinicamente rilevanti negli psittacidi identificando le variabili epidemiologiche e i tipi patologici associati allo sviluppo della condizione. Si analizzavano le cartelle cliniche di 7683 psittacidi, di cui 525 con aterosclerosi avanzata. Cinque laboratori di patologia fornivano i dati e l’accesso ai vetrini istopatologici. Si registravano l’età e il sesso di tutti gli uccelli dei generi Amazona, Ara, Cacatua, Nymphicus e Psittacus. Si effettuava una ricerca nel database dei casi di aterosclerosi e si rivedevano i vetrini per identificare la presenza di lesioni aterosclerotiche comprese tra il tipo IV e il tipo VI. I risultati venivano utilizzati per elaborare alcuni modelli statistici multipli per definire l’associazione tra aterosclerosi avanzata ed età, sesso, genere, tipo patologico e lesioni specifiche. La prevalenza veniva riportata in funzione di età, sesso e genere. Nel primo modello che includeva 7683 uccelli, l’età, il sesso femminile e i generi Psittacus, Amazona e Nymphicus erano significativamente associati ad aterosclerosi clinicamente rilevante identificata in sede autoptica. I successivi modelli riguardanti 1050 casi rivelavano ulteriori associazioni con le patologie riproduttive, le epatopatie e la fibrosi miocardica, controllati per età, sesso e genere.
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L’età, il sesso femminile e tre generi sembravano essere positivamente associati alla presenza di lesioni aterosclerotiche avanzate negli psittacidi, concludono gli autori. Queste informazioni possono essere utili nella valutazione clinica dell’apparato cardiocircolatorio e nella gestione del paziente. Le patologie riproduttive erano l’unico fattore di rischio potenzialmente modificabile identificato e potrebbero costituire un obiettivo di prevenzione negli psittacidi in cattività. “Prevalence of and risk factors associated with atherosclerosis in psittacine birds” Hugues Beaufrère, Mélanie AmmersbachDrury R. Reavill, Michael M. Garner, J. Jill Heatley, Nobuko Wakamatsu, Javier G. Nevarez, Thomas N. Tully. Journal of the American Veterinary Medical Association. June 15, 2013, Vol. 242, No. 12, Pages 1696-1704 Altre letture: Fattori di rischio di aterosclerosi negli psittacidi Vet.journal ■
Entesopatia e desmite del legamento collaterale mediale del gomito nel cavallo no studio descrive 4 cavalli con entesopatia e desmite del legamento collaterale mediale del gomito. Tutti i soggetti avevano un’anamnesi di zoppia acuta grave unilaterale di un arto anteriore e segni di dolore durante la manipolazione dell’arto prossimale affetto; in 2 casi era presente anche tumefazione della regione ascellare. Non si osservava miglioramento della zoppia dopo analgesia locale diagnostica sotto la regione del carpo e un cavallo su 4 aveva un lieve miglioramento dopo l’analgesia del gomito. L’esame radiografico rivelava la formazione di un entesofita sulla tuberosità radiale e la mineralizzazione lineare del legamento collaterale mediale in 2 cavalli e una reazione periostale del condilo omerale in tutti e 4 i soggetti. Un soggetto aveva una modica osteortrite del gomito e 3 soggetti presentavano osteofitosi della faccia craniale del radio. Benché tutti i cavalli venissero inizialmente esaminati per l’insorgenza acuta di zoppia, tutti presentavano alterazioni croniche agli esami diagnostici per immagini.
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L’ecografia mostrava un contorno osseo irregolare ed entesopatia all’inserzione del legamento collaterale mediale breve sulla tuberosità radiale e desmite del legamento collaterale mediale breve. Due soggetti avevano evidenza radiografica di lesioni simili ma meno gravi nel gomito controlaterale. Tutti i cavalli venivano trattati con fenilbutazone e riposo e non presentavano più zoppia dopo un tempo mediano di 3 mesi (2-4 mesi), con ritorno all’uso precedente dopo un tempo mediano di 6 mesi (3-8 mesi). I risultati dello studio suggeriscono che i cavalli da competizione con entesopatia e desmite del legamento collaterale mediale del gomito possono avere una prognosi buona per il ritorno all’utilizzo precedente in seguito a trattamento appropriato, concludono gli autori. (M.G.M.) “Enthesopathy and desmitis of the medial collateral ligament of the cubital joint in 4 horses” Robin M. Dabareiner, M. Keith Chaffin, Heather Quirham; G. Kent Carter. J Am Vet Med Assoc. 2013 Apr 15; 242 (8): 1152-8. ■