Ricerca e Analisi sulla rete Italiana Eurodesk

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S K, N TO E D A O E U R M A Q U TI ? COS I M Mettere in rete le risorse è una buona idea. Se costa troppo, resta un’ipotesi suggestiva. Se costa poco, ed interessa a molti, la rete ha potenzialità di crescita illimitate. Questo può avere degli effetti negativi sulla qualità delle conversazioni, sull’affidabilità dei servizi, sul valore del marchio e su altre cose ancora. Il buon senso suggerisce: equilibrio ed una logica di espansione “a frattale”. La Rete Eurodesk ha la singolare caratteristica di essere una rete europea nella quale si paga per entrare. Eppure ha conosciuto una crescita costante, al saldo delle uscite e dei nuovi ingressi. La crescita esponenziale delle domande di adesione, insieme alla volontà di potenziare il servizio da parte di alcuni PLD, ha portato alla nascita delle reti di Antenne Territoriali (ATE) di cui si è scritto nel post #29. Dal 2007, la convenzione di adesione ad Eurodesk prevede nuove clausole che i PLD si impegnano a rispettare per restare nella rete, quali il monitoraggio costante dell’utenza, l’uso generalizzato della Intranet ecc. Sono nuovi costi obbligatori che hanno l’obiettivo di aumentare ulteriormente il livello di partecipazione attiva dei nodi e di uniformare verso l’alto la qualità dei servizi offerti ai destinatari finali. L’analisi dei costi della cooperazione in Eurodesk rivela che il 64% degli enti ha dovuto sostenere delle spese ulteriori per raggiungere i requisiti minimi richiesti dalla rete. A questi vanno aggiunti gli investimenti che la quasi totalità degli enti (89%) ha sostenuto o sostiene per le attività di lancio e promozione del servizio. Si tratta di uno sforzo variabile per quantità e qualità, che non sempre viene ritenuto adeguato dagli stessi referenti dei Punti Decentrati, ma che rappresenta un fenomeno importante nel panorama caratterizzato dalla progressiva riduzione dei trasferimenti agli enti locali e dal taglio di risorse destinate ai servizi al cittadino. È una dinamica che si riproduce anche a livello del singolo operatore che, in un caso su tre, ha dovuto acquisire nuove competenze (informatiche, 16,2%; linguistiche, 12,7%, sull’Unione europea, 25%), per utilizzare il sistema informativo e avere un linguaggio in comune attraverso cui accedere alle risorse disponibili nella rete. Tanto più che imparare cose nuove equivale a un cofinanziamento in conoscenza. È un costo di investimento che va ad accrescere il capitale di ricchezza complessiva del network.

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