Aeolo IV

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culturale, vendibile insieme alla pizza, agli spaghetti, al buon vino…” e suscita una sorta di “fascino seduttivo sulle donne, influenzate dalla resa cinematografica del mafioso tipo”.5 Fare di un personaggio negativo (mafioso) l’eroe di un film significa spostarlo su un piano di fantasia e autorizzarlo ad esistere in quanto tale, in quanto “figura”: questo personaggio, che in realtà è parte dell’humus sociale del quotidiano italiano, per lo spettatore distante non è più un uomo tra gli uomini, ma un’immagine tra altre immagini. In effetti, per il lettore-spettatore straniero, che non le vede intorno a sé, le piccole vedette di Scampia e i protagonisti di Gomorra appartengono di fatto ad un mondo parallelo, diventano nutrimento della creatività e non sono più elementi reali del mondo circostante. La società dello spettacolo, qualunque esso sia, è pura rappresentazione; la realtà si fa pian piano trasparente dietro la luminosa forma dello scrivere e del mettere in scena. E quel libro, quel film che cercavano di narrare storie vere, inevitabilmente troveranno assieme posto nella memoria accanto agli altri libri e film, veri o meno che siano. Il fenomeno Gomorra ha conglobato in sè almeno cinque distinti canali di comunicazione: narrazione letteraria, tv, cinema, giornalismo e il passa-parola della vita privata. Un miscuglio difficile da analizzare, oggetto di critica più semplice nella sua natura che nei suoi effetti, ben diverso da una “testimonianza” vera e non abbellita come fu quella, a citarne una, di Primo Levi. Levi era convinto che certe emozioni letterarie andassero vissute con il corpo prima ancora che con la coscienza ed è per questo che, narrando, si è prefissato l’obiettivo di far “soffrire” i propri 5

http://www.estericult.it/duepuntozero/2009/09/27.

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