Come nel racconto perfetto di Silvio D’Arzo che riporta la lunga e tagliente confessione di un’anziana lavandaia a un parroco di campagna, alcuni abitanti di via Roma hanno deciso di raccontare se stessi e i propri spazi
CASA D’ALTRI
“Memorie del suolo”, una performance site specific e un tour guidato nelle case private ideati e realizzati dalla Compagnia Pietribiasi Tedeschi testo di Pierluigi Tedeschi foto di Massimo D’Amato
P
er realizzare una performance teatrale che riattraversasse la storia del quartiere siamo partiti dal lavoro di ricerca storica e antropologica del geostorico Antonio Canovi per approdare alla contemporaneità: al qui e ora di via Roma che ci ha visti impegnati in oltre trenta video-interviste agli abitanti del quartiere, raccolte tra l’autunno del 2016 e l’aprile 2017. Entrando nelle abitazioni per le interviste abbiamo percepito che sarebbe stato molto emozionante poter restituire le nostre sensazioni a un pubblico più vasto e abbiamo iniziato ad accarezzare l’idea di proporre un tour in alcune case private del quartiere, mettendo in gioco gli abitanti come performer. Entrare in casa di altri è sempre attraversare una soglia, penetrare in un microcosmo di oggetti, segni, odori, spazi intimi. Qualcuno deve accompagnarti perché tu possa varcare e non violare quella soglia ed è comunque nella maggioranza delle situazioni una relazione tra persone conosciute o comunque non anonime, non qualsiasi. non ci ha mosso il piacere velleitario, voyeuristico, quasi pornografico di mostrare spazi e vita privata. Ci siamo presi il tempo d’incontrare, di conoscere alcuni abitanti, di capire la loro storia, la loro disponibilità e il percorso non è stato né lineare né immediato: tanti, per quanto incuriositi, hanno preferito rifiutare, non farsi coinvolgere, difendere il proprio vissuto e la propria intimità domestica dagli sconosciuti. Chi ha condiviso fino in fondo il percorso ha imparato a fidarsi: di noi, del nostro sguardo sulla loro casa e sul loro agire e anche degli sconosciuti che sarebbero arrivati. L’esito finale è stata una partecipazione oltre ogni aspettativa, una risposta entusiasta, emozionata, rispettosa. Il pubblico ha saputo cogliere il senso di dono di tutto il percorso: le persone di volta in volta presenti sono entrate in punta di piedi e sono rimaste in un ascolto attento, in un coinvolgimento empatico, con il sorriso o con l’occhio lucido, fuori da ogni retorica o facile curiosità.
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