STORIE DI LIBRI LA LIBRERIA MODERNA A RIETI
U
n secolo di vita, se ho ben capito. E’ ancora una ‘Libreria Moderna’ se ha cento anni di vita? Non ha insegna, ma io sono distratto e non avevo visto il tappetino davanti all’ingresso. Il suo nome sta lì. Mi aveva attirato una scritta: caffè, libri. E ho avuto la sensazione che i libri fossero stati scelti senza alcun trucco. Come se il libraio (si chiama Andrea, ha 47 anni e una barba da lettore) vi consigliasse con sicurezza proprio quelle pagine.
Corso Garibaldi di Rieti, numero 272. Insomma, è il centro di questa città. E’ bella Rieti, molto bella. E, in una sera di tramontana, era gelida e ancor più bella. La piccola vetrina della Libreria Moderna mi ha davvero fatto rallentare. Dietro la vetrina, c’è una piccola stanza. Scaffali neri, fino al soffitto. C’è una lavagnetta: tè, tisane, vino. Entro.
erodoto108 •18
Prima stanza, libri tascabili a destra. Saggi dall’altra. Se-
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I LIBRI ACCOGLIENTI incontri casuali. caffè e libri. e una storia di entusiasmi e fatica. Si può vivere facendo il libraio, regalando belle ore. una piccola storia di provincia. da jane austen a nada, da ezra Pound a Barbara Balzerani… testo e foto di Kumbro Bigazzi
conda stanza, quasi un disimpegno. Due tavoli tondi. Infine una saletta. Quasi banconi da farmacia, da vecchia cartoleria. Confesso: mi ricorda un caffè di Asmara, un’Italia antica. Un bel divano dalla stoffa gialla. Un altro divano. Tavolini bassi. Gente a offrirsi caffè. A parlare. Chiedo un tè, anche se sarei tentato dal vino. E torno nella seconda stanza, con tazza e pasticcini. Lì c’è un piccolo libro con Charlotte in copertina. E questo mi áncora alla banchina degli scaffali. Lo leggo, con la mia fretta, ne faccio post perché me ne innamoro. Copio: ‘Sì, a me piace sparire. E’ così. Vedo le persone. Poi non le vedo più. Forse non ci rivedremo mai’. Passo due ore qua.
Ripasso un giorno dopo, giorno di festa. La libreria è aperta. Questa volta chiedo. E Andrea mi dice: ‘Sto provando ad andare in vacanza da due anni, ci ho rinunciato…’. Altre volte, ad altri che chiedevano, ha detto: ‘Altro che romantico, questo mestiere. In libreria si fatica e si fa di conto. Non si chiude mai, si legge di notte o nei ritagli di tempo’. Andrea ha studiato da letterato, esperto di archivi, cultore dei classici. Leggo che il suo libro preferito è Cime Tempestose. Fa il libraio da dodici anni. Da quando lesse, assieme
a Silvia (che ora ha aperto una libreria a Roma), un annuncio di vendita: in meno di due giorni assieme decisero una nuova vita, un nuovo mestiere. Comprarono queste vecchia Libreria Moderna.
‘E cominciammo a organizzare la libreria come una piccola piazza – ricorda Andrea – Eventi, gruppi di lettura, musica, mostre’. Una grande fatica, una grande passione. Si può sopravvivere facendo i librai? ‘Sì, con accortezza, soppesando ogni passo, cercando di non fare errori. E’ necessaria passione, ma anche prudenza’. Bisogna conoscere i propri lettori. Mai prendersi trenta copie di Patricia Cornwall, in via Garibaldi non si venderebbe nemmeno una copia. Qui si cercano di libri di Minimun Fax, di Sellerio, di Neri Pozza, di Laterza. E di piccoli, miracolose case editrici. Nemmeno un libro di Walt Disney. Un solo Bruno Vespa, che è anche troppo e non vedo nemmeno in quale scaffale è nascosto.
La libreria ha dovuto spostarsi dalla sede storica. Gli affitti sono i grandi nemici delle librerie. Ma a Rieti basta spostarsi di trecento metri. E trovare un locale di tre stanze. Dove costruire anche un caffè. Un caffè