editoriale
a occhi chiusi incontro all’inverno. Un respiro profondo e via: anche quest’anno c’è da attraversare l’abisso del freddo, dei rami spogli, dei cieli grigi. Erodoto ci mette un clown azzurro che non sa nuotare – uno dei protagonisti del circo acquatico fotografato dal collettivo WSP e raccontato da Luana Salvarani –, la storia di una città in iran dove si tesse il tempo, ritratta da Davide Palmisano, le foto specchio di Carla Cantore e qualche presepino affacciato alle finestre del borgo di Vignanello. Parrebbe un numero vagamente consolatorio, non fosse per le immagini di apertura: Palestina e israele. Sempre là, con le loro fragole uguali. Da qui pure la Santa Famiglia fuggì, per cercare riparo in africa. Ed è qui che ci rifugiamo anche noi, per camminare con Elena Dak tra i Woodabe e i loro zebù, cimentarci in scalate mistiche nel Nord dell’Etiopia con Fabio artoni, seguire nel bianco e nero di massimo D’amato impeccabili riti cattolici a Dakar e leggere manoscritti antichi nelle biblioteche del deserto mauritano attraverso le foto di monica mietitore. mentre impaginavamo è passato Natale e l’anno nuovo è incominciato con l’attentato a istanbul; ci hanno invaso immagini terribili e parole pesanti di terrore. allora sono andata a leggere la storia di cimiteri di alberto Bile su La recoleta di Buenos aires; qui, su un muro perimetrale, qualcuno ha scritto con un pennarello nero l’ultima frase di Parabola dei Tool: ‘all this pain
4
EroDoTo108 • 17