QUADERNI A QUADRETTI
INCONTRO CON ZEROCALCARE
L’ARTE DEL NON-REPORTAGE
Intervista di Valerio Galletta
ERODOTO108 • 16
‘Nelle montagne ho conosciuto la dignità e la forza del popolo curdo’. ‘Non sono stato imparziale: io sto dalla loro parte’. Il più celebre disegnatore italiano racconta come è nato il libro sulla città assediata dall’Isis. ‘Cerco di scrivere come parlo’. Un armadillo come compagno di avventure immaginarie e l’inciampo della modernità
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Kobane calling, un fumetto primo in classifica di vendita, risultato quasi senza precedenti in Italia: come è potuto accadere? ‘Kobane calling arriva alla fine di un percorso molto fortunato per me. I miei precedenti libri erano andati molto bene e in particolare avevo avuto una forte attenzione da parte dei media e il fatto che stesse uscendo un libro diverso dagli altri ha fatto in modo che finisse sotto i riflettori del mondo dell’editoria. In realtà la riuscita di un libro è dovuta in gran parte a questo, ovvero a quanto se ne parla. Ne hanno tratto anche molti articoli. è stato un libro capace di catturare, oltre ai miei lettori abituali, persone interessate più strettamente all’argomento’. Tu lo definisci come un nonreportage nonostante sia sviluppato come un reportage all’americana che mette in risalto le esperienze dello scrittore. Perché? ‘Penso che la parola reportage evochi uno stile giornalistico imparziale che io non ho la pretesa di avere. Veramente io sono andato là come militante dei servizi sociali per la resistenza curda, solamente dopo mi è venuta l’idea di trarne un diario di viaggio e quindi sostenevo palesemente una delle parti in campo. Nonostante io abbia provato a fare un lavoro con la massima onestà intellettuale possibile, sono riuscito nel mio intento solo fino ad un certo punto’.