a leggere le storie che seguono viene da pensare che alla fine nella musica ci metti il corpo, sia che la fai sia che la ascolti. e che fotografare e raccontare il suono sia possibile se ne trovi il gesto, la luce, il colore. vedi i calzini rossi di Sardelli, il suo gesto appuntito mentre dirige, lasci squillare il suo sorriso sotto baffi e pizzetto e stai già sentendo un concerto di vivaldi. il jazz e il blues poi non si possono separare dalle espressioni tirate, dal sudore prezioso, dalle gote gonfie di un suonatore di tromba e neppure da certi contorcimenti, complicanze, divagazioni di chi te li racconta. dal buio e dal silenzio esce il gregoriano, alla ricerca di mondi profondi e difficili equilibri, in una concentrazione visibile e fragilissima, dove non c’è spazio per nessuna finzione. poi vedi cinzia che sistema le patate in un vassoio e ti pare stia suonando al piano le ultime battute di bhoemian rapsody.
ERODOTO108 • 15
(slf)
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illustrazione di Guido Scarabottolo