Erodoto108 n°13

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la libreria francavillese nella puglia più ‘oscura’

STORIE

DI LIBRI

I LIBRI LÀ DOVE NON SI LEGGE

l’ostinazione della famiglia di summa: da quarant’anni cerca di convincere le persone a diventare lettori. e, oggi, la saletta della libreria è sempre piena. un libraio, tornato a casa da torino, che sa parlare con la gente. e sogna un luogo dove libri possano incontrare casualmente chi scopre di volere leggere. testo e foto di marco montanaro

C

reare una comunità di lettori, c’è scritto questo nel piccolo manifesto della Libreria Francavillese. Aperta nel 1978 a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, da un paio d’anni a gestirla c’è Antonio Di Summa, figlio di Mino e Marilena che l’hanno fondata, che ha deciso di rilanciare ampliando il settore di varia e libri illustrati.

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Una libreria indipendente nella zona forse più oscura della Puglia, quella provincia di Brindisi, al confine col tarantino, da cui – per citare uno scrittore americano a proposito degli stati più interni d’America – si passa solo in volo: verso Bari o il Salento, verso la Grecia. Nella regione italiana, questo pure va detto, in cui si legge di meno o quasi. Ho lavorato per la Francavillese per cinque mesi, da febbraio a giugno 2015. Mi ci ero già avvicinato in passato per presentare un libro che avevo scritto. La

conosco da vicino, quindi, il che non vuol dire che questo mio racconto non sia obiettivo. Ho ben presenti le contraddizioni del settore editoriale, dato per morto un giorno sì e l’altro pure. E ho in mente tutte le costruzioni retoriche che ci girano attorno. Ma andiamo con ordine. Della Libreria Francavillese si è parlato su Internazionale e sul Fatto Quotidiano, in due articoli scritti rispettivamente dal premio Strega Nicola Lagioia (che ci era stato per presentare proprio “La ferocia”) e da Nando Dalla Chiesa. Una rassegna stampa importante, dovuta al fatto che la libreria è molto attiva ed è ormai un punto di riferimento per una città di quarantamila abitanti. Dalla sua saletta passano le attività di diverse associazioni. Ci passano fotografi e grafici per lavorarci. I lettori della libreria si sono organizzati in un gruppo di lettura che s’incontra una volta a settimana. Sempre una volta a

settimana ci sono i laboratori per i bambini. C’è un blog collegato, che si chiama “La chianca”, su cui trovano spazio contributi di autori da tutta Italia, oltre che estratti di testi pubblicati dai migliori editori indipendenti contemporanei. Insomma, lo sforzo è quello di essere il centro, il punto di riferimento della cultura cittadina di un posto da cui in ogni caso si va via, si emigra, e di portare il centro dell’editoria indipendente italiana – che è e resta comunque altrove – qui. Ma veniamo alle costruzioni retoriche. Indipendente, di per sé, non garantisce nulla. E anche la parola “lettori” si sgretola di fronte alle magre statistiche dei dati di lettura in Puglia. Quello che credo si sia realizzato in questa piccola libreria è che contano le persone. Una banalità, in fin dei conti: ma quello che è certo, in fondo, è che spesso l’editoria, grande o piccola (davvero non fa differenza), semplice-


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