Erodoto108 n°8

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Il lampredotto fiorentino e la polenta e salsicce dei sudafricani. Un frutto antico in Cina e l’asado degli argentini. Cipollotti alla brace a Barcellona e il panino alla milza a Palermo. Farsi stordire con l’hummus ad Haifa e con il falafel a Nablus. Viaggio attraverso il mondo alla ricerca dei cibi che provano a rendere più felice la vita degli uomini e delle donne.

ITALIA/FIRENZE L’attimo fuggente del lampredotto La parola giusta è ‘vaporose viscere’. E si mangiano solo a Firenze. Per strada, in mattine grige di inverno. Macchiandosi la camicia e sporcandosi le mani. Bisogna stare scomodi e in silenzio. Bevendo vino aspro. E questo panino vi farà stare bene al mondo. Testo di Matthew Licht Foto di Giovanni Breschi

N

on esiste cibo più fiorentino di un panino col lampredotto. Bisogna stare scomodi per gustarlo a modo. Non ci va un vino pregiato, né una tovaglia di lino. Meglio consumare il panino all’aperto, in un generale grigiore piovigginoso. Meglio se c’è casino attorno, pigia pigia, se prendi qualche gomitata alle costole mentre chiedi i condimenti desiderati al trippaio. Ti devi macchiare i vestiti. Un bel pataccone arancione, felice ricordo di un pranzo oltremodo appagante. Chi mangerebbe un panino col lampredotto a cena? Nessuno. I trippai chiudono presto e si devono alzare presto. Mario, il Trippaio di Porta Romana, è considerato Il Migliore da intenditori ultra-fe-


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