Erodoto108 n°6

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L’avveniristica dimora del miliardario Ivanishvili, da pochi mesi ex premier georgiano, dentro al parco che domina Tbilisi. La statua di Medea che a Batumi ricorda gli antichi legami con l’Europa.

CARLA RESCHIA. Sostiene di avere fra i 15 e i 105 anni. Giornalista della Stampa. Si occupa di esteri, cultura e diritti umani. Viaggia ogni volta che può. Legge molto. Adora dormire, le 'relazioni complicate', i bassotti, il cibo indiano e il sushi. Con Stefanella Campana, ha scritto Quando l'orrore è donna. Torturatrici e kamikaze. Vittime o nuove emancipate? (Editori Riuniti).

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nel ricco, grande, affollatissimo museo Stalin. Due piani di memorabilia, articoli, filmati, tappeti intessuti con la sua effigie, maschere mortuarie, scritti, ricordi, oggetti, esposti senza il minimo dubbio o cenno critico, anzi, tutti nel segno trionfalistico di “un nostro ragazzo che ce l’ha fatta”. Non mancano la casa natale di Stalin, una piccola dimora tradizionale scampata alla trasmutazione sovietica del centro e conservata come una capanna delle fiabe nel giardino, e il vagone ferroviario, in verità tutt’altro che frugale, usato da quello che, in altre parti del mondo, è definito un dittatore per partecipare alla conferenza di Teheran e a quella di Jalta. Avrei dovuto capire tutto già a Batumi, la città vetrina dove tutto sfavilla e il nuovo stile georgiano, luccicante di oro, orientaleggiante, fastoso, si mescola alle antiche vie lastricate, con i balconi di legno ricoperti di vite. Lì, a ricordare che dopotutto la Georgia era l’antica Colchide, la terra del Vello d’oro e delle imprese di Giasone, c’è un filiforme dorato monumento aMedea. Simbolo, si legge “dell’incontro con l’Europa”.


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