Erice Journal n. 2

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L’islamizzazione

della modernità

nell’Egitto contemporaneo di Roberto Cascio, Università degli Studi di Palermo

L’Egitto si presenta oggi come uno dei paesi arabi più importanti e rilevanti nel quadro politico euro-mediterraneo e non stupisce che i governi occidentali diano sempre grande credito ed attenzione alle evoluzioni politiche di cui, specie in questi ultimi anni, l’Egitto è stato protagonista. Il governo in carica, sotto la presidenza di al-Sīsī, è chiamato a dare risposte alle molteplici difficoltà in cui versa la giovane democrazia egizi ana; tuttavia, se da un lato il governo ha avuto recentemente modo di fregiarsi del raddoppiamento del canale di Suez, dall’altro lato si moltiplicano sempre più le denunce per violazioni dei diritti umani, ad opera soprattutto delle opposizioni politiche. La difficile situazione in cui si trova oggi l’Egitto è il risultato di quel momento storico, conosciuto comunemente come “primavera araba” che, partito sotto i migliori auspici, ha invece scoperchiato il vaso di Pandora arabo dove erano rimaste sopite, ma non superate, le molteplici crisi nate dall’incontro-scontro del mondo arabo con la modernità. Comprendere la situazione politica egiziana significa infatti riprendere un discorso sulla modernità che ha conosciuto momenti drammatici negli anni successivi alla rivoluzione egiziana del 1952, che portò all’abolizione della monarchia filo-britannica di Faruq e alla presa del potere da parte di Nasser e dei suoi commilitoni. La rivoluzione egiziana, resa possibile ERICE JOURNAL OF POLITICS PEACE AND HUMAN RIGHTS

dall’unione di intenti tra i militari e i Fratelli Musulmani (tra cui spicca la personalità di Quṭb, figura su cui si dovrà tornare) nello spodestare re Faruq, mostrò successivamente tutte le difficoltà derivate dalle differenti e divergenti modalità di concepire la modernità e di riflettere sullo spinoso problema dell’incontro tra una società egiziana ancora legata fortemente al retaggio islamico e l’affermazione sempre più forte dei nazionalismi. La scelta dei militari e specialmente di Nasser fu quella di abbracciare il nazionalismo e di formulare una nuova ideologia che prenderà il nome di “socialismo arabo”, rispettoso della proprietà privata e della religione, ma comunque in contrasto con una visione esclusivamente islamica della società civile: la modernità veniva accolta da Nasser nel tentativo di dare sempre maggiore spazio ad una coscienza araba più che islamica, fondando in questo modo un’ideologia capace di competere con il discorso politico e religioso dei Fratelli Musulmani. Il nazionalismo arabo sembrava la via corretta verso la modernità e Nasser ottenne grandissimi riconoscimenti durante il suo governo in Egitto, tanto da riuscire a garantirsi, almeno parzialmente, quell’appoggio delle masse che dall’inizio della rivoluzione gli veniva conteso dal movimento dei Fratelli Musulmani. Tale movimento ha conosciuto duri periodi di repressione proprio da parte del governo ERICE JOURNAL

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