Croci e Crocifissi - Giorgio Alberti

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Croci e Crocifissi di Giorgio F. Alberti e Mauro Zanchi


Croci e crocifissi Il maglio di Charly Zenger, i crocifissi di sua moglie Yvonne, Lorenzo Lotto ed il Museo d’Arte Sacra San Sebastiano della parrocchia di Ascona. 
 Giorgio F. Alberti L’idea di esporre la collezione di crocifissi della moglie Yvonne di Charly Zenger avvenne dopo una visita proposta dall’amico Charly nella sua magnifica casa Al Maglio, antico mulino per il trattamento del metallo a Minusio (Mircea Eliade “Forgerons et Alchimistes” 1977). Dopo che visitammo insieme il Museo della Parrocchia di Ascona, piccolo gioiello restaurato, feci incontrare Charly con il Curatore del museo Dr. Rolando Pancaldi (nipote dell’Alchimista Augusto) e li feci venire a Bergamo per vedere con il Curatore della Basilica le Tarsie di Lorenzo Lotto nonché l’esposizione su Lotto in città di Bergamo affinché si potesse chiarire che l’opera esposta nel Museo della Parrocchia di Ascona attribuita a Lorenzo Lotto era sicuramente da attribuire diversamente. La mia idea di realizzare un’esposizione sulla collezione dei Crocifissi di Charly presso il Museo Parrocchiale di Ascona si realizzò (13 aprile – 30 luglio 2017). Decisi quindi in collaborazione con Mauro Zanchi di scrivere due testi sul tema delle Croci da pubblicare sul « Virtutis Palestra » del Collegio Papio del 2017 analogamente a quanto già fatto sul tema della Madonna della Quercia nel 2005 ( vedi www.alchimiarte.ch, NEWS). Nella bibliografia dell’invito del museo (13 aprile – 30 luglio 2017) si cita il catalogo « Mysterium Crucis, antiche sante croci del Canton Ticino » curato da don Angelo Crivelli con Oleg Zastrow, Ely Riva e Paolo Crivelli, Edizioni La Buona Stampa, 2010, dell’esposizione al Museo d’arte di Mendrisio (26 marzo -


13 giugno 2010) realizzata con Gian Pio Fontana, Paolo Sulmoni e Riccardo Vassalli. A questa esposizione devo aggiungere “Legni preziosi, sculture, busti, Reliquiari e tabernacoli dal Medioevo al settecento” Pinacoteca Giovanni Züst (16.10.16-22.01.2017) dove tra i magnifici Crocifissi esposti e ripresi nell’altrettanto importante catalogo si possono citare quello della chiesa collegiata di San Vittore di Muralto (ca 1500) e di Locarno, Chiesa di Sant’Antonio abate (ca 1510-15). Nel mio contributo cercherò quindi di percorrere un cammino diverso che segue opere d’arte che ho potuto ammirare in tempi moderni. La prima immagine che mi ha colpito è quella di una Chiesa fatta dall’architetto Tadao Ando del 1989 a Ibaraki (Osaka in Giappone), [fig. 1 “Church of the Light”]. Le sue piccole dimensioni per una superficie di ca. 113 m2 danno ugualmente forte potenza espressiva nella sua estrema semplicità. Pure in Giappone il 7 febbraio 2017 è stato beatificato a Osaka Justo Takayama Uko ( 1552-1615) il samurai di Cristo, l’aristocratico che non volle rinnegare il Vangelo [fig. 2 - Statua di Justo Takayama Ukon]. Un altro Crocifisso che mi è caro avendone una copia in bronzo è il Crocifisso della ferula papale ricurva realizzata da Lello Scorzelli (1921-1997) su commissione di Papa Montini usata da Paolo VI a Benedetto XVI e pure da Papa Francesco. Il pastorale del Papa (ferula) sostituí la Croce con il Crocifisso per la prima volta. L’artista introduce una « curvatio » che enuncia l’obbedienza del vescovo di Roma al mistero della Croce. Paolo VI la fa sua: entrando in piazza San Pietro alla fine del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965 [fig. 3], il giorno dopo il ritiro delle scomuniche fra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente. Giovanni Paolo II portò la ferula in ogni angolo del mondo: ispirò perfino Maurizio Cattelan nella sua opera provocatoria « La nona ora » (scultura con papa aggrappato alla ferula, abbattuto da un meteorite esposta nel 2011 a Milano). Nella Cappella Rucellai di Firenze che ospita il Tempietto del Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti riaperta ai fedeli con due funzioni mensili dal 25 febbraio 2017 il maestro della Transavanguardia Mimmo Paladino ha creato i nuovi paramenti sacri. La Croce ritorna prepotentemente nei magnifici paramenti concepiti dall’artista [fig. 4 da « “La Lettura” , Corriere della Sera » 12.03.2017 pag. 26-27].


Il tema della croce però ha origini molto remote. Nel libro fotografico di Kelly Klein (« CROSS » Zürich 2000 ), sono contenute più di 200 fotografie di diversi fotografi sul tema della croce. Tra le foto pure la « Church of Light » di Tadao Ando sopra citata. Perfino Botero (catalogo dell’esposizione a Roma nel Complesso del Vittoriano 5 maggio al 27 agosto 2017 a cura di Rudy Chiappini, pag. 74 ) presenta un “Cristo crocifisso”, opera del 2000. La croce è pure simbolo, archetipo dell’immaginario collettivo secondo Jung, delle grandi civiltà del Sudamerica (Atzechi, Maya) dei Nativi Americani (Sioux) nonchè presso Fenici, Hindu, Buddisti, Persiani, Assiri e Babilonesi. Una forma specifica la “svastica” veniva usata sia in Norvegia, Mesopotamia che dall’Hinduismo, Buddismo e Giainismo. Segno importante dell’Hinduismo deriva dal Sanscrito (“Segno della bontà”). Il simbolo che ruota in senso orario è un simbolo del sole e della sua rotazione. Nel Buddismo è pure omologo della «ruota dharma » del ciclo eterno. In Giappone è simbolo del Tempio Buddista [fig. 5]. Pur essendo stato adottato dalla Germania Nazista in modo improprio, la dichiarazione del 20 febbraio 2008 a Gerusalemme del Gran Rabbinato d’Israele e l’Hindu Dharma Acharya Sabhas hanno siglato un documento comune in cui si dà atto che “svastika” è un antico simbolo religioso dell’ Hinduismo, che nulla ha a che fare con il nazismo. Per un approfondimento del tema: Johann Chapoutot, “Il nazismo e l’antichità » Einaudi, 2017. Aggiungo opere originali: una foto del fotografo Mario Dondero (1928-2015) di un Cristo in Croce fotografato nel 1962 durante le riprese del film « La Ricotta » di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), [fig. 6], vedi pure « Mario Dondero, Sguardi su Pasolini » a cura di Antonio Ria, Edizioni Le Ricerche 2006) nonché un’opera di autore sconosciuto di grande impatto in quanto il Crocifisso è realizzato con soli chiodi [fig. 7]. Però non si può parlare di croce senza fare riferimento alla nostra bandiera rossocrociata ( Elisabeth Alli « La crociata di una bandiera quadrata », 2016). L’origine si situa nel XIV secolo, ma già nella battaglia di Laupen del 1339 degli svizzeri vittoriosi contro la Casa d’Asburgo, alcuni mercenari recano la croce bianca sul petto. Nella battaglia di Arbedo del 1422 le truppe svizzere usarono una bandiera triangolare con croce bianca che si estendeva fino alle estremità. La prima bandiera militare unitaria (croce bianca fatta da cinque quadrati uguali in campo rosso) fu creata per iniziativa di Guillaume-Henri Dufour nel 1840. Il 12 settembre 1848 fu adottata quale bandiera nazionale in concomitanza con la nuova Costituzione federale. Nel 1889 il Consiglio Federale modificò la forma


della croce quadrata con una croce verticale con braccia più lunghe di un sesto della loro larghezza. Indubbiamente non siamo l’unica nazione ad avere una croce : dalla Gran Bretagna e parte dei membri del Commonwelth, ai paesi scandinavi (Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Islanda, Isole Faroe e Isole Aland). In occasione dell’esposizione al Kunsthaus di Zurigo : “ Visionäre Schweiz “ di Harald Szeemann (1.11.91-26.1.92) venne presa come copertina una bellissima opera in granito con Croce di Ettore Jelmorini (1909-1968) che Szeemann aveva già esposto al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (2 marzo-20 maggio 1991). Cito pure un’emblematica esposizione presso la Schirm Kunsthalle Frankfurt: “Blut, Perspektiven der Kunst Macht Polithik Pathologie” (11.11.01-27.01.2002) in cui venne esposto di Giovanni Bellini (1471-1528) “Das Blut des Erlösers” 1465 della National Gallery di Londra. Presso la Fondazione GHISLAARTCOLLECTION a Locarno nel catalogo sono riprodotte a pag 52 fino 55 opere dell’artista Jan Fabre (Belgio 1958) « Brain with Cross & Blood Veins » del 2011 tecnica mista che ricorda certi crocifissi posati su dei crani che si notavano nelle collezioni delle « WUNDERKAMMER » in particolare alla corte di Rodolfo II a Praga. Nell’esposizione presso la stessa fondazione « Museum to scale 1/7 » del 2017 del collezionista e studioso di opere d’arte belga Ronny van der Velde il tema della presentazione in scala ridotta si rifà al tema delle Wunderkammer o Studioli che diedero inizio ai futuri musei anche se in questo caso è presente un’ironia che si collega al desiderio di ripercorrere la memoria del passato. Non voglio dimenticare l’opera di Marc Chagall (1887-1985) “Crocifissione Bianca” del 1938 che si trova nell’Art Institute di Chicago. Tema di polemica in un sua esposizione in Italia, è l’opera preferita da papa Francesco (librointervista “Il gesuita” 2010 dai giornalisti argentini Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin). Per Chagall il dipinto realizzato nell’anno della Notte dei Cristalli è il simbolo della persecuzione del popolo ebraico. Dall’omelia del 4 aprile 2017 Papa Francesco da Casa Santa Marta parla del crocifisso, come segno dell’amore di Dio. Guardare al Crocifisso come a “questo Dio che si è fatto peccato” per salvarci. Gesù ricorda : “Quando io sarò innalzato in alto, tutti verranno a me”.


Immagine di Copertina: Crocefisso collezione Charly Zenger, esposizione Museo d’Arte Sacra San Sebastiano Ascona. Aprile - Luglio 2017

1. Tadao Ando - “Church of Light” - Credit: https://www.youtube.com/watch?v=Y22LxAnHlWk

2. Justo Takayama - Ukon

3. Papa Paolo VI, 8 dicembre 1965


4. Mimmo Paladino. Paramenti.

5. Tempio buddista. Giappone.

6. Mario Dondero. Film “La Ricotta”.


7. Autore sconosciuto. Crocefisso con soli chiodi.


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