Omaggio a Renato Palmieri

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Un ringraziamento particolare al Dott. A NTONIO G ARGANO Segretario generale DELL’ISTITUTO per gli STUDI FILOSOFICI

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M AG G IO

2016

P REMESSA Sull’onda dell’entusiasmo che mi lega al “Gruppo Copernico” di cui mi onoro di fare parte, la data del 24 maggio, legata proprio alla ricorrenza dell’anniversario di Niccolò Copernico, mi è parsa di buon auspicio per la presentazione di questo mio modesto “Omaggio a Renato Palmieri”. A parte l’indubbio rigore metodologico e l’eccezionale contributo offerto anche alle conoscenze in ambito archeoastronomico, personalmente colgo nello studio del Professor Palmieri condotto sulla fondazione di Partenope-Neapolis nella sua geniale rêverie neoclassica, un’ulteriore eloquente metafora. Mi sembra racchiuda un messaggio di innegabile attualità che ci richiama a profondere l’impegno necessario per una ri-fondazione di quei luminosi valori che la polis oggi più che mai, è chiamata ad incarnare rinnovando di nuova linfa vitale l’intimo tessuto sociale e culturale. Nelle mie intenzioni, il progetto della stele commemorativa illustrata in queste pagine, ispirata all’esemplare ricostruzione in chiave astronomica della fondazione di Neapolis, intende fornire uno spunto per celebrare degnamente nel prossimo futuro le origini della nostra amata città alle soglie dei suoi 2500 anni di storia. Il progetto sarà allestito questo autunno in una mostra qui a Giardini Naxos nell’anniversario dei 2750 anni dalla fondazione di Naxos. Giardini Naxos, oggi fiorente realtà turistica della Sicilia, vanta tra l’altro, la medesima origine greca di fondazione euboico-calcidese di Cuma. A onor del vero, non saprei biasimare chi dovesse giudicare una velleitaria utopia il proposito di incidere attraverso la fragile bellezza delle forme dell’Arte, sull’allarmante involuzione culturale nella quale sembra essersi pericolosamente impantanata la nostra società. Tuttavia, resto però profondamente convinto che un progetto orientato a nobili finalità artistiche, sappia ancora risvegliare gli animi più sensibili spronandoli a riconquistare e far rivivere quell’IDEA ispiratrice evocata splendidamente dal Professor Palmieri, che guidò in principio il sacro vomere dei fondatori, imprimendo nel suolo della nuova città nascente, il segno di un luminoso destino sancito dal primo raggio del solstizio d’inverno in quel lontano 472 a. C.

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Affinché il messaggio dell’Arte possa contribuire a formare una nuova sensibilizzazione esorcizzando le tenebre di tanta diffusa rassegnazione e stagnante nichilismo, si impone al contempo, non solo una responsabile politica culturale mirata ad un autentico recupero dei valori, ma anche un atteggiamento meno elitario da parte dell’artista stesso, al pari di ogni intellettuale. In tale nuova prospettiva, le forme dell’Arte dovranno rinunciare ad essere autoreferenziali come invece, accade troppo spesso. Più che raccontare i drammi della condizione umana in chiave individualistica, occorre si riaprano al dialogo diretto per condividere una visione più umana e sostenibile di mondo. Per quanto possibile, occorre che esse ritornino ad ispirare il sogno di una nuova Polis. Nel mio piccolo, nel solco delle indicazioni generosamente dispensate nel saggio di Renato Palmieri, ho tentato di far tesoro dell’inesauribile eredità trasmessa dalla sapienza delle forme ineffabili della Geometria sacre ai pitagorici. Quel divino logos ch’esse sanno misteriosamente suscitare nell’animo, perseguito idealmente nei secoli da Vitruvio all’Alberti, al Palladio, da Piero della Francesca a Dürer … a Le Corbusier, la cui paziente ricerca nel gioco sapiente di volumi sotto la luce traduce nella musica dell’Architettura la lezione di Paul Cézanne, maestro del modernismo pittorico. Per questa via le auree proporzioni dell’Arte si fanno specchio fedele dell’armonia parallela alla Natura. Tra i collaboratori menzionati nel mio ringraziamento, desidero ricordare in particolare, il Maestro liutaio Giuseppe Antonio Severini, tra i massimi esperti di Musica antica in collaborazione con l’Istituto di Archeoastronomia di Palermo, per la realizzazione dell’Arpa eolia a corredo plastico della stele celebrativa. Lo strumento il cui significato simbolico documentato in queste pagine, intende dotare le forme scultoree di un’ulteriore dimensione del tutto inedita, al fine di dare udibile voce eterea all’armonia della Natura. A memoria del nostro OMAGGIO a RENATO PALMIERI, l’Arpa eolia verrà installata permanentemente il prossimo solstizio d’Inverno 2016.

Elviro Langella

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OMAGGIO a RENATO PALMIERI Istituto per le Scienze Filosofiche Palazzo Serra di Cassano Napoli

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Solstitium Iosuæ (Ios. Cap. X. V. 12.13.14) da KUPFER-BIBEL IN WELCHER DIE PHYSICA SACRA, ODER GEHEILIGTE NATUR

di Johann Jacob Scheuchzer . 1731 6


OMAGGIO a RENATO PALMIERI Napoli - Istituto per le Scienze Filosofiche - Palazzo Serra di Cassano presentazione multimediale a cura di ELVIRO LANGELLA ___________________________________________________

La presentazione multimediale “OMAGGIO A RENATO PALMIERI” curata dal Prof. Elviro Langella si terrà presso l’ISTITUTO PER LE SCIENZE FILOSOFICHE di Napoli nelle sale del PALAZZO SERRA DI CASSANO, si terrà. In vista del 2500° anniversario della fondazione di Neapolis, il progetto illustrato dal Langella proporrà la realizzazione di un’installazione commemorativa ispirata agli studi del Prof. Renato Palmieri. Prendendo spunto in particolare, dall’interpretazione in chiave archeo-astronomica della fondazione di Neapolis approfondita dallo studioso napoletano, la presentazione si articolerà in diversi momenti mirati da una parte, ad una dettagliata descrizione del progetto, dall’altra, all’illustrazione delle finalità e del messaggio culturale che si intende promuovere attraverso la realizzazione dell’opera proposta. Ne anticipiamo in queste pagine una breve sintesi.

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LA CHIAVE ASTRONOMICA DELLA FONDAZIONE DI NEAPOLIS

L' atto di fondazione di Partenope-Neapolis in una rêverie neoclassica di

RENATO PALMIERI www.elvirolangella.com/extra/renato-palmieri

COL VENTO IN POPPA PER OGNI ROTTA L’INCONTRO CON RENATO PALMIERI Quel veliero posto a eloquente ornamento della cornice marcapiano all’ingresso dello splendido villino a San Martino, non poteva non accendere nella mia fantasia la promessa di un invito esclusivo al viaggio argonautico. Come non portare alla mente la nave scolpita sulla fontana del Vertbois a Parigi all’incrocio di rue Saint Martin che non mancò di ispirare l’esegesi rivelatrice del maestro Fulcanelli e di Eugène Canseliet, erede unico della sua Ars Regia. O piuttosto, l’analogo rilievo che decora le vie Segurana, Lanfranchi, Mancini della magica Torino disseminata di segreti percorsi iniziatici orientati alla sapienza esoterica. Ove è dato vedere a mo’ di polena vivente una vergine kore riaffiorante dall’acqua come una Nike. O piuttosto, una sirena alata nel tripudio di rose sbocciate d’incanto dalla spuma marina, e dei veli rigonfi quanto la vela per i venti che soffiano a poppa. La rappresentazione speculare dei due velieri sospinti dalle allegorie del vento a vele spiegate dritti in rotta di collisione, rimarca il chiaro significato simbolico. Battezzate l’una Palepoli, l’altra Napoli come mostrano i nomi incisi a poppa, le navi stanno a rappresentarci l’antico e il nuovo che pur anelano a riconciliare in armoniosa continuità il nostro convulso mondo contemporaneo con le luminose tradizioni dell’anima antica della Sirena. Perché l’incanto del mito perduri all’insofferente divenire della storia che tutto oblia e divora, Bernich, l’autore stesso sembra riaffacciarsi sul nostro tempo ad auspicare con la veemenza plastica del suo mascherone, che le nobili radici dell’originaria bellezza non vengano stravolte da inavvedute scelte in nome di una pretesa modernità. Sorta proprio quando il Risanamento immaginava di ricostruire Napoli secondo moderni parametri urbanistici, la rivista “Napoli Nobilissima” fondata da Benedetto Croce quasi si volgeva in una direzione opposta, tenendo desta l'attenzione, per non perderlo, su quel patrimonio - fatto in parte di chiese minori, antiche locande, opere decorative quali fontane, statue, iscrizioni, lapidi - che avrebbe potuto continuare a fornire testimonianza, oltre che dei grandi eventi, anche della convulsa quotidianità di Napoli. Tra i più assidui collaboratori di "Napoli nobilissima", proprio Ettore Bernich, abile e colto architetto romano, partecipò a questo progetto con una serie di articoli apparsi tra il 1898 e il 1902.1

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Incastonato a chiari caratteri sull’architrave, tra i nomi di Ettore Bernich e Michele Capo, autori della nostra Villa Elena e Maria, l’incipit che introduce al nostro viaggio recita: “Mirate qui Napoli Nobilissima / l’incantevole Sirena”. E non vi è dubbio che il panorama che si apre a 360 gradi dalla terrazza dall’antica dimora partenopea, mostra la città flessuosamente distesa verso il mare come un’“incantevole sirena”, quale la vide l’architetto Ettore Bernich.

1. “Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento si pubblicò a Napoli, voluta e promossa da Bartolommeo Capasso, Riccardo Carafa, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Michelangiolo Schipa, intellettuali diversi per formazione ed interessi, la rivista di topografia e d'arte napoletana "Napoli nobilissima". Si trattava di un periodico dal taglio storico, che riguardava la topografia della città e che si prefiggeva non tanto di soffermarsi sugli elementi tecnici e planimetrici, quanto di raccontare ai lettori le vicende legate a quelle strade e a quei principali luoghi pubblici, in cui la vita dei napoletani si era svolta in condivisione”. La città dell'arte nei percorsi di Ettore Bernich di Apollonia Striano . La Repubblica 12 marzo 2011

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L' ATTO DI FONDAZIONE DI PARTENOPE-NEAPOLIS IN UNA RÊVERIE NEOCLASSICA DI

RENATO PALMIERI

LA CHIAVE ASTRONOMICA DELLA FONDAZIONE DI NEAPOLIS web.rcm.napoli.it/clip/napoli1.htm

Nel Secretum di Petrarca si legge, secondo la grafia latina del tempo: "Litere velut pithagoree, quam audivi et legi, non inanem esse doctrinam (reperio): trovo che la dottrina della lettera cosiddetta pitagorica, che ho udito esporre e ho letto, non è vana." La lettera-simbolo dei Pitagorici è la Y e viene interpretata dal Petrarca (come da Lattanzio mille anni prima) quale simbolo del bivio tra virtù e piacere. Il fatto ci dà l'occasione di chiarire l'equivoco in cui sono cadute le moderne sette pseudoesoteriche: quello di considerare i simboli come segnali di meri concetti morali o soprannaturali, astraendo dal supporto propriamente conoscitivo che essi possedevano in origine e a cui il significato ideale si ancorava in maniera indissolubile. "Simbolo" è etimologicamente "segno di unione": legame polivalente tra il mondo delle cose, oggetto di conoscenza concreta, e quello delle idee, campo del ragionamento filosofico e della speculazione morale. Se si ignora questo vincolo, inevitabilmente il simbolo diventa materia di vuote elucubrazioni moralistiche, prive della loro originaria convalida reale. In termini epistemologici, diremmo che una "metafisica", perché abbia senso, deve fondarsi su una "fisica", così come il termine stesso richiede e come veniva inteso al tempo degli antichi scienziati-filosofi, quale appunto era Pitagora. Insuperabile ostacolo alla comprensione delle strutture monumentali ed urbanistiche che caratterizzano le antiche culture è guardarle con saccenteria, leggendole in una chiave puramente empirica e mercantilistica. Vero è che alla sufficienza scientistica dei nostri giorni hanno offerto facile bersaglio le fantasie di cui è piena una vasta letteratura di tipo occultistico e magico. 10


Ma altrettanto risibile è, per esempio, all' estremo opposto, l'interpretazione socioeconomica che della funzione delle Piramidi avanza Kurt Mendelssohn ("L'enigma delle Piramidi"), il quale ritiene gli Egizi incapaci di "cognizioni più che rudimentali" in matematica. o lo scetticismo di Martin Gardner che ironizza sull'ipotesi del "rapporto aureo" nelle proporzioni della Grande Piramide ("Le Scienze" n. 78), a causa del degrado del monumento, e non si accorge - tra le tante univoche indicazioni geometriche - dell'angolo della discenderia pari ad arcotangente 1/2, che è l'elementare base costruttiva di quel rapporto. Altrettanto stupefacente è sentire da urbanisti odierni che l' agorà di Neapolis sarebbe stata in origine periferica rispetto a un primo nucleo urbano creatosi intorno al rilievo di Caponapoli, per diventare baricentrica solo in conseguenza dell'espandersi dell'abitato verso oriente: in realtà, è impossibile immaginare nulla di più "centrale" di quell' agorà in un progetto urbanistico definito in ogni sua parte fin dall'atto di fondazione della "nuova città". La compiutezza ideale dell'impianto urbano originario di Neapolis è quanto appunto emerge da un frammento degli scritti di Dicearco di Messina, che riferisce della fondazione della città. Diversi punti appaiono in esso volutamente oscuri, secondo il costume del pitagorismo; nell'appendice si ricostruisce il senso generale di una lacuna esistente nel testo. ... di lui appunto (1) mi è avvenuto di trovare questa testimonianza (2): "Nell' inverno del primo anno della settantasettesima Olimpiade (3), al cominciare del giorno nel quale il sole, sorgendo, irradia dal punto dell'orizzonte più vicino al mezzogiorno (4), essendo stati assoggettati alla giurisdizione cumana gli abitanti di Partenope, noi cittadini e soldati di Cuma, sotto la guida del nobile e saggio Ileotimo, figlio di Timanore, esperto nella sapienza di Pitagora, abbiamo risalito all'alba il sovrastante colle (5) fino alla sua vetta, allo scopo di prendere gli auspici per la fondazione di una nuova città in un sito più ampio ed agevole di quello che chiamano Euploia (6), ove è ristretto l'abitato di Partenope. Al primo raggio di sole il nobile e saggio Ileotimo, arconte e sommo sacerdote, ha segnato con un regolo sul terreno appositamente e per largo tratto già spianato la direzione di quel raggio (7), dal punto di incontro tra la linea di mezzogiorno (8) e quella ad essa perpendicolare sulla quale il giorno e la notte si equivalgono (9). Ha fatto quindi di tal punto centro di un grande cerchio e unito con un tratto del regolo (10) i due incroci di esso cerchio con la direzione del sole e con quella equinoziale dalla parte di oriente. Ripetutosi dieci volte lungo il cerchio lo stesso tratto, è apparsa sul terreno la figura a dieci lati consacrata da Pitagora alla divinità che misura l'universo e simbolo della sua dottrina (11). Già in Partenope.... (12). Il nobile e saggio Ileotimo, guida del popolo di Cuma nel cammino della sapienza, ha mostrato essere questo un chiaro segno della benigna disposizione della divinità che governa il mondo verso la nascente città e da tal segno ha stabilito che si prendesse fausto presagio, imprimendolo nel suolo della nuova città col sacro vomere dei fondatori (13). A tal fine ha diviso in quattro parti il cerchio con le due linee solari (14), poi in otto, infine in sedici, e della sedicesima parte dalla linea equinoziale verso settentrione, dal lato di oriente (15), ha deviato il regolo, volendo che quella fosse la direzione rispetto alla quale, come a propria base, si sarebbe misurata la nuova città (16). Questo egli diceva di fare, deviando cioè il regolo di un sedicesimo di giro dalla linea equinoziale, perché i posteri riconoscessero che il fatto era avvenuto proprio nel giorno dell'anno in cui era avvenuto (17). Quindi ha stabilito nella misura di sei stadi in piano sulla linea di base la distanza, dal luogo dov'era (18), del muro della nuova città e che questa avesse perimetro quadrato, 11


ortogonalmente alla linea di base, assegnando a ciascun lato la lunghezza di cinque stadi. La parte della linea di base compresa tra le mura segnerà, secondo come egli ha prescritto, la "plateia" verso Noto (19); in sua corrispondenza si traccerà quella verso Borea (20), in modo tale che la linea equinoziale corra proprio da un estremo dell' una a quello opposto dell'altra (21): nel mezzo tra le due si farà la mediana, la quale sarà ad eguale distanza dai muri di Borea e di Noto (22). Gli "stenopoi" (23) si estenderanno dal lato di settentrione a quello di mezzogiorno: saranno due, distanti dai muri come le due "plateiai" estreme. In questo modo ci sarà nel mezzo un quadrato: nel quale, mancando lo "stenopos" mediano, di questo solo un tratto correrà tra la "plateia" mediana e quella di mezzogiorno, per essere annuo gnomone (24). Il punto medio della "plateia" di mezzo sarà il luogo dell' "agorà" (25), presso la quale sarà eretto un altare ai figli di Zeus, signori della luce e delle tenebre (26). Da tal punto come centro, infatti, se si conduce un cerchio toccando all'interno i quattro lati della città, su esso lo scostamento dello gnomone dalla linea di mezzogiorno segnerà luce e tenebre nel giorno degli auspici (27). Là, poi, dove il cerchio taglia la "plateia" di mezzogiorno dalla parte di oriente, il regolo di tanto devierà dalla medesima verso Noto di quanto il sole oggi al suo sorgere ha deviato dalla linea equinoziale(28). La strada che, così come il regolo, si disgiungerà dalla "plateia" sia sigillo impresso nel corpo stesso della città (29) dall'oracolo che ha consacrato Neapolis alla divinità misuratrice del cosmo (30). Questo ho riferito, perché si sappia per sempre, io Dicearco, figlio di Archileo, cumano".

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verde = virtuale rosso = reale

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NOTE

1. Il racconto riportato è attribuito a un ignoto Dicearco di Cuma da un altro Dicearco, filosofo peripatetico e poligrafo di Messina (IV sec. a. C.), che cita il primo - forse per la omonimia o per un rapporto di parentela - in un frammento dei suoi scritti. 2. La relazione che segue descrive le circostanze e il piano di fondazione dell'antica Neapolis. 3. Il 472 a. C. 4. Il solstizio d'inverno. 5. L'attuale colle di Sant'Elmo. 6. "Felice navigazione": oggi Echia, la collina di Pizzofalcone. 7. OR nel nostro disegno. 8. NS 9. WE, la linea equinoziale ovest-est. 10. AB 11. Il decagono regolare, simbolo pitagorico che esprimeva geometricamente il finalismo dell'universo (Il rapporto tra lato e raggio fornisce il valore della "sezione aurea", ricorrente nelle leggi di natura: v. Appendice). La figura del decagono (graficamente esagerata) nasce dal fatto che l'angolo EOR risulta essere di 36 gradi, ossia la decima parte dell'angolo giro. 12. Lacuna: è caduto un riferimento ad analoga presenza simbolica in Partenope. Il testo sotteso alla lacuna non è ricostruibile, ma lo è il senso generale: v. Appendice. 13. Ciò si chiarirà al termine: v. note 28 e 29. 14. NS e WE 15. Angolo POE = 22 gradi e 1/2. 16. Il rettilineo di Spaccanapoli OQ extra ed intra moenia. Il tratto stradale effettivo corre tra i punti I e J. Il segmento extra moenia IP misura 4 stadi (m 185 x 4 = m 740), quello intra moenia PQ è lungo 5 stadi (m 185 x 5 = m 925). La proporzione tra i due segmenti, di 4 e 5, è quella che individua il triangolo rettangolo isiaco-pitagorico (lati 3, 4, 5), anch'esso generatore della "sezione aurea" con una particolare costruzione geometrica. 17. L'operazione doveva essere una prova della datazione dell'evento al solstizio d'inverno: v. note 24 e 27. 18. Il punto O, nell'attuale certosa di S. Martino: OP = m 185 x 6 = m 1110: "in piano". in proiezione sul livello della città. 19. Il decumano meridionale PQ è il tratto intra moenia di Spaccanapoli tra le vie S. Sebastiano e S. Nicola dei Caserti. 20. Il decumano settentrionale TU, lungo le vie Sapienza, Anticaglia, SS. Apostoli. 21. TQ sulla linea ovest-est. 22. Il decumano centrale VZ oggi via Tribunali, a due stadi e mezzo dai muri nord e sud. Il dato dell' inclinazione astronomica non può essere casuale, perché è rigorosamente determinante per l'intero impianto urbano: in particolare, è vincolata ad esso e al conseguente intercorrere della linea equinoziale la distanza tra i decumani (v. nota 21), diversa da quella che li divide dal perimetro. Il quadrato del perimetro, così fissato, incontra esattamente i reperti di porte e mura a piazza Bellini (porta occidentale), via S. Sofia (porta nord-orientale) e piazza Calenda (porta Ercolanense o Furcillense: nota 29). Circa la porta intraurbana di piazza S.Domenico Maggiore, v. nota 24. 23. I cardini principali CD (via Atri, via Nilo, via Paladino) e FG (via Duomo), anch'essi consequenzialmente obbligati all'inclinazione di 22 gradi e 1/2 rispetto al meridiano FD. 24. HK, via S. Gregorio Armeno. La ragione della singolare anomalia rappresentata dalla mancanza del cardine centrale è che l'angolo KHD, anch'esso di 1/16 di giro, ovvero di 22 gradi e 1/2, serve da gnomone di datazione: v. nota 17 e la spiegazione alla nota 27. 14


A ciò si aggiunga che la suddivisione del quadrato in due rettangoli e del rettangolo inferiore in due quadrati conduce, con un facile procedimento geometrico, a trovare la "sezione aurea" di HK e quindi ad inscrivere idealmente un decagono nella circonferenza di raggio HK (nota 11). La sacralità "solare" del quadrato centrale (v. note 26 e 27) è contrassegnata da un percorso privilegiato di accesso, che dalla zona santuario del rilievo di S. Aniello (in funzione di "acropoli"), attraverso il cardine collaterale di via del Sole, immette per una porta ad hoc, sita in piazza S. Domenico Maggiore, in quel quadrato ("Corpo di Napoli", statua del Nilo). 25. In corrispondenza di piazza S. Gaetano. 26. La chiesa di S. Paolo Maggiore sorge sul posto di una chiesa paleocristiana e di un precedente tempio romano dei Dioscuri: dal passo risulta che l'area in età greca era già consacrata con un altare a Castore e Polluce. La loro alterna vita in cielo e sotterra (Odissea XI e Pindaro, Nemea X) ne fa il simbolo olimpico del dì e della notte. 27. In modo volutamente oscuro, come era costume dell'esoterismo pitagorico, viene significato che gli angoli VHT e ZHU, eguali al1'angolo gnomonico KHD, tagliando in L e M la circonferenza inscritta nella città, la dividono in due parti diseguali - di 135 e 225 gradi proporzionali alla durata del dì (la minore) e della notte (la maggiore) nel giorno degli auspici, che è quello del solstizio d'inverno. A Napoli effettivamente, in quel giorno, il rapporto tra dì e notte - dal sorgere al tramonto astronomico del Sole - è di 9 ore a 15, ossia eguale a 135/225 28. L'angolo QXY è fatto pari a 36 gradi, ovvero a quello solare EOR nel solstizio d'inverno: v. nota 11. 29. La direzione XY del regolo corrisponde a via Forcella, il cui nome indica la sua anomalia rispetto all'ortogonalità dell'impianto complessivo: anomalia rispecchiata tradizionalmente anche dal simbolo Y del Sedile, che si vede nella stele di piazza S. Gaetano. 30. Scimno di Chio (II sec. A. C.) riferisce che Napoli venne fondata in obbedienza a un oracolo. _____________________________________________________________________________________

In conclusione, due dati astronomici legati al solstizio d'inverno - gli angoli di 36 gradi e 22 gradi e 1/2 - e la ripartizione della direttrice OPQ in 6 e 5 stadi (extra ed intra moenia) furono gli elementi costitutivi della planimetria di Neapolis nel disegno dei fondatori. Lo comprova la evidenza di Spaccanapoli, che parte dal piede della collina osservatorio, nella funzione di linea misurativa di base, e di S. Gregorio Armeno in quella di gnomone astronomico, altrettanto manifesta e convalidata dal culto dei Dioscuri. Determinante per la perimetrazione e per l'intero impianto è anche l'esatto andamento della linea ovest-est TQ tra gli estremi dei decumani superiore ed inferiore (note 21 e 22). La fondazione di Neapolis risulta precisamente iscritta, con un crisma religioso e scientifico insieme, in una singolarità naturale della sua localizzazione geografica, una caratteristica che è facile verificare, se al mattino di un 22 dicembre si guarda il sorgere del sole dalla certosa di San Martino. Il primo raggio che poco dopo le 7 e 1/2 tracima dai monti Lattari forma un angolo di 36 gradi con l'est astronomico. (Il dato, come è logico, si riferisce non al levarsi del sole dall'orizzonte, ma al suo sorgere visibile dalla sommità della giogaia montuosa. Per il variare della obliquità dell'eclittica, l'angolo reale con l'est varia leggermente nel corso dei secoli, ma dalla Napoli del V secolo a. C. fino ad oggi la misura di 36 gradi è rimasta una buona approssimazione del valore effettivo, che differisce da essa solo di qualche frazione di grado.) Chi osserva quel fenomeno, si trova ad ammirare la chiave unica del progetto urbanistico della antica Neapolis. Via Forcella, che con quello stesso angolo diverge dalla "plateia" di fondazione, proprio là dove questa è tagliata dal cerchio inscritto nel perimetro della città, si rivela, dunque, come l'atto di consacrazione pitagorica di Napoli alla divinità che presiede all' ordine matematico dell' Universo. 15


APPENDICE ALLA Nota 12 (Da Partenope a Neapolis)

Il progetto urbano di Partenope, fondata dai Rodii (secondo Strabone), è anteriore al sorgere della scuola pitagorica, risalendo al VII secolo a.C., e tuttavia mostra la stessa matrice scientifico-religiosa che impronterà la fondazione di Neapolis ad opera degli Ioni di Cuma e che si ricollega, assai più indietro nel tempo, alla geometria sacra delle massime piramidi egizie: quella di Cheope col "rapporto aureo" (*) tra apotema e semilato di base, e quella di Chephren, col "triangolo isiaco" (nota 16) della semisezione mediana. La pianta primitiva di Partenope risulta chiaramente progettata a forma di pentagono regolare, una figura interrelata al decagono (il lato del pentagono convesso è "sezione aurea" del lato del pentagono stellato) e con le medesime caratteristiche simboliche. Lo si vede già a colpo d'occhio osservando su una carta topografica l'area di Pizzofalcone e S.Lucia, nella cuspide delimitata da via Partenope, via Nazario Sauro, via Cesario Console e via Morelli, e l'angolazione pentagonale delle strade a monte di via Chiatamone. Per l'esatto riconoscimento della figura poligonale originaria, interna alla cuspide, si conduca una retta ie lungo l'asse ir di via De Cesare, fino a incontrare in h il muraglione sh di salita Echia. Quindi si disegni una circonferenza di centro h e raggio he della misura di 1 stadio e 1/2 (m 277,5): il pentagono in essa inscritto, un lato del quale bc corrispondeva all'incirca a via Generale Orsini, rappresenta l'area progettuale dell'antica Partenope. Il lato meridionale cd correva parallelo e a ridosso dell'attuale via Chiatamone (il "platamon", la spiaggia dell'approdo dei coloni), inclinato con lieve errore rispetto alla linea ovest-est pi ; quello occidentale de si estendeva lungo il lato ovest del largo Nunziatella. Gli altri due lati, cancellati dalle successive edificazioni, puntavano in a, nel sito dell'attuale chiesa di S. Francesco di Paola, determinando il vertice nord del disegno planimetrico. L'angolazione pentagonale del perimetro è evidenziata dal parallelismo interno di via Monte di Dio mn e via Egiziaca a Pizzofalcone st col lato occidentale de: del disparallelismo, invece, di via Pallonetto a S. Lucia vz con le precedenti due strade si dirà più oltre. Un dato sorprendente è il fatto che l'angolo di 144 gradi formato dai due tratti di via S. Lucia con vertice in via Serapide individua l'inserimento di due lati di un decagono all'interno del pentagono: sono i segmenti gr e rf di via S. Lucia, lunghi ciascuno 1 stadio (m 185) e perpendicolari a due lati del pentagono. Il decagono risultante ha centro u nel mare, davanti alla rotonda di via Nazario Sauro, a significare il favore divino per l'arrivo dal mare dei coloni. Ne è conferma la denominazione di "Euploia" data al luogo (nota 6). Ma il racconto di Dicearco offre e riceve maggior luce, in questa nostra analisi ricostruttiva riguardante Partenope, se si considera che la risalita dei Cumani fondatori di Neapolis lungo il crinale del colle dev'essersi mossa dall'uscita q all'altezza del supportico D'Astuti in via Monte di Dio, il cui prolungamento qO incontra in O la direttrice OPQ fissata per la costruenda città e misura 6 stadi "in piano" (nota 18), ossia è pari alla distanza OP stabilita tra il punto O scelto come osservatorio e il tracciato murario di Neapolis (**). Il luogo degli auspici di fondazione si volle, quindi, equidistante tra la "vecchia città" (Palaepolis) e la "nuova", tra le quali corre evidente - pur nell'antagonismo - un rapporto di filiazione geometrica e di consacrazione scientifico-religiosa al Dio costruttore dell'Universo. 16


Il dato più evidente di tale filiazione è rappresentato dal fatto che la Y di Forcella (note 28 e 29) è la ripetizione di una Y preesistente in Partenope, anch'essa includente un angolo di 36 gradi e incardinata con orientamento sud-nord proprio nel centro del pentagono, col ramo di salita Echia sh divaricato da via del Pallonetto. Quest'ultima riproduce la misura di 1 stadio e 3/4 (m 326) corrispondente alla lunghezza del lato del pentagono. Il mancato parallelismo con via Monte di Dio e via Egiziaca è dovuto alla funzione di asta della Y assegnata alla via e all' orientamento sud della biforcazione e serve precisamente a rendere manifesto il marchio simbolico della sacra Y nel cuore della città, proprio come faranno in seguito i Cumani fondatori di Neapolis con la deviazione di Forcella rispetto all'impianto ortogonale complessivo della costruenda "nuova città". 

(*) Valore della "sezione aurea":

Valore del "rapporto aureo", reciproco del precedente e pari alla stessa sezione aurea aumentata di 1:

I due numeri godono di speciali proprietà matematiche e naturalistiche (serie di Fibonacci nella fillotassi, strutture pentagonali e icosaedriche, fattore d'incremento del passo di forme spirali, ecc). La tradizione vi riconosce una opzione intelligente della divinità tra gli infiniti rapporti possibili (cfr. nel Rinascimento, Luca Pacioli, De Divina Proportione). La toponomastica sia di Partenope sia di Neapolis conserva evidenti tracce dell'influenza di insediamenti e culti egizio-alessandrini: via Egiziaca a Pizzofalcone e a Forcella, chiesa di S. Maria Egiziaca, via Serapide, piazzetta Nilo, via del Sole. (**) Uno sguardo dalla Certosa di S. Martino evidenzierà la precisa collimazione, nel punto di osservazione O, delle due direttrici mn (via Monte di Dio) e IJ (Spaccanapoli), dalle quali reciprocamente la vista converge sulla stessa certosa a conferma dell'intento dei fondatori nel senso definito dalla presente analisi.

dal Corriere Partenopeo Anno XII - N.3 - 31 marzo 1990 17


LA MERIDIANA DELL’INCONTRO il significato simbolico dei dettagli plastici La Meridiana dell’Incontro prevede alla base un impluvio contenente alcuni elementi plastici: 1. La PIRAMIDE a base triangolare riproduce in scala quella di Mauro Staccioli a Castel di Tusa (Messina) posizionata sullo stesso meridiano che incrocia il 38° parallelo lungo il quale il Comune di Motta d’Affermo si allinea alle cinque città prescelte per una progetto ideale legame di pace: Seul, Smirne, Atene, San Francisco, Cordova. Nel medesimo intento di gemellare queste città e promuovere una durevole collaborazione, già Reggio Calabria aveva creato nel 1987 una stele troncopiramidale, il “Monumento al 38° Parallelo”, in seguito al Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri. 2. Il MONOLITE grezzo porta effigiata una canefora reggente la fiaccola quale ancor oggi lo si trova murato sotto l’arco della torre di S. Gregorio Armeno. Benché oramai avulso dal contesto architettonico originario e scalfito dall’ingiuria del tempo, rappresenta un eloquente reperto attestante il culto di Cerere diffuso nell’antica città. La tradizione erudita che ha preso in esame questa stele consacrata a Demetra, ci ricorda come l’organizzazione urbanistica della città antica gravitasse intorno ai tre grandi decumani principali: Le sole divinità principali, che erano tre, come erano i decumani; ed in questa rispondenza numerica fra gli dei e le vie principali potrà forse trovare un fondamento migliore alla definizione del tempio [...] Poiché se i Dioscuri avevano il loro tempio nel 18


decumano medio, niente di più probabile che Apollo abbia avuto il suo nel decumano superiore e Cerere nell’inferiore. Così si esprime Bartolomeo Capasso parlando della Napoli greco-romana (Napoli 1905). 3. Il POLIEDRO identico a quello raffigurato da Albrecht Dürer nella famosa Melencolia. L’ incisione pur nella meticolosa descrizione degli innumerevoli dettagli, racchiude l’ingannevole prospettiva obliqua di un solido archimedeo troncato dei suoi spigoli, che porta alla mente un icosaedro benché resti incerta, ambigua l’identificazione. Oggetto di molte discussioni, il singolare “poliedro di Dürer” secondo alcuni studiosi starebbe a rappresentare un poliedro troncato romboedrico a sei facce al quale siano state tagliati due vertici per poterlo inscrivere virtualmente in una sfera: avrebbe quindi sei facce a forma di pentagono irregolare e due facce triangolari. Secondo altri invece, il solido rappresenterebbe un cubo a cui siano stati troncati due spigoli opposti; esso rappresenterebbe (seguendo l’idea platonica) la terra, pensata come materia prima appena intaccata dall’opera dell’uomo (alla quale alludono gli spigoli troncati) e quindi in equilibrio instabile. Inoltre, alcuni studi prospettici hanno permesso di ipotizzare che gli angoli della faccia del solido misurino 72°, angolo riconducibile verosimilmente alla sezione aurea. In linea con tali diversificate interpretazioni niente affatto contraddittorie, abbiamo inteso suggerire con il nostro solido un’ulteriore metafora allusiva all’OPUS alchemico finalizzato nella tradizione esoterica, a sgrossare e perfezionare con sapiente labor limae la Pietra grezza, orientandola per gradi, alla forma della Sfera che esprime simbolicamente la compiutezza dell’Opera finalmente raggiunta. 4. L’ARPA EOLIA Opera del M° liutaio GIUSEPPE SEVERINI

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perpetua l'utopia di tracciare nuove mappe geopoetiche da percorrere con la complicità del vento, installando Arpe Eolie nel paesaggio Luigi Berardi

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_____________________________________________ Riferimenti Iconografici

Notre Dame du Haut Ronchamp, Francia Le Corbusier 1954 _____________________________________________ L'architettura per Le Corbusier era «ricerca paziente», l'uso logico di un metodo per poter pensare la forma in funzione dei principi razionali, un gioco sapiente di volumi sotto la luce: « I cubi, i coni, le sfere, i cilindri e le piramidi, sono le più grandi forme primarie che la luce invera con efficacia, perché sono forme belle, le forme più belle… ». Rifacendosi alla lezione del maestro del modernismo pittorico Paul Cézanne diceva che «è necessario partire dalle forme geometriche originarie, per l'appunto, in quanto necessarie per fare dell'architettura e dell'arte in generale, un processo compiuto, ossia trascrivere un'idea epigrafica, cristallizzata». Paul Cèzanne arrivò a consigliare di “trattare la natura secondo il cilindro, la sfera e il cono”, dunque di geometrizzarla trasformandola in una creazione umana, poiché “l’arte è un’armonia parallela alla natura”

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PER QUESTO MUOIONO GLI UOMINI, CHE NON SANNO CONGIUNGERE IL PRINCIPIO CON LA FINE.

Alcmeone di Crotone Questa l’epigrafe che corre circolarmente alla base della Meridiana. Rimarca il simbolismo del CERCHIO e della SFERA già esposto a proposito dei solidi raccolti nell’impluvio. «Comprensione è la coincidenza di tutte le cose» per Eraclíto. Proprio per questo il cerchio è «intelligente», ossia segue il «lógos». L’unico saggio, e perciò l’unica sapienza, mostra la connessione ciclica, che fa coincidere tutto con tutto. “È un sapiente, Eraclíto di Efeso, che si proclama scopritore e possessore di una legge divina che incatena gli oggetti mutevoli dell’apparenza, e lui stesso per primo dà il nome di logos a questa legge. Esso è la trama nascosta del dio che regge e sferza tutte le cose …” Giorgio Colli, La sapienza greca I due volumi plastici che compongono l’installazione - la meridiana e l’impluvio - si inscrivono compositivamente in due ideali semisfere. Come a sottolineare l’evidente metafora alla quale alludono le due figure umane che accarezzate dal movimento serpentino del velo annodato all’Albero della Vita, arrivano a fondersi nell’immagine di un amore complementare che fa delle due nature, una sola, come quello evocato da Aristofane nel Simposio di Platone con il mito delle semisfere, ognuna delle quali ricerca l'unità perduta.

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_____________________________________________ Riferimenti Iconografici

Nell’interpretazione plastica che proponiamo, i modelli di riferimento rimandano a certa figurazione metafisica di De Chirico (Melanconia) e alla statuaria antica da cui essa stessa trae ispirazione (l’Arianna ai Musei Vaticani). Ma anche al tema iconografico della Melencolia come sentimento profondo che l’artista sperimenta affacciandosi al mondo per penetrarne tutta la problematicità e al contempo, introspezione dei segreti del proprio animo non meno inespugnabili del mistero stesso dell’universo. Nella recente celebrazione del cinquecentenario della Melencolia di Albrecht Dürer il filosofo Massimo Cacciari interpreta questa figura come “un grande ordinatore, costruttore che non costruisce più, non disigilla più, è inoperoso”. Tuttavia “è ben desto, attende, guarda e anela” verso la luce della cometa, “presente il cambiamento che quella cometa annuncia”. Il suo tempo dunque è passato, ma questa figura alata rimane “monumentale perché finita, nel senso di compiuta non fallita”. La drammaticità di quest’opera starebbe proprio qui: la cometa non è un segno apocalittico, non porta la fine dei tempi, ma una renovatio, un cambiamento d’epoca: “crisi e rinnovamento stanno insieme”, ecco il significato dell’arcobaleno che quasi la incornicia.

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LOCATION Individuazione dei siti per le 3 1. Collina di Sant’Elmo installazioni commemorative 2. Adiacenze dell’antico Tempio dei Dioscuri 3. Monti Lattari (Faito)

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Il SOLSTIZIO e il RITO della LUCE

Il nostro progetto si apre a una fattiva collaborazione con altre istituzioni che promuovono eventi e progetti su temi affini, quali ad esempio, l’Istituto di Archeoastronomia Siciliana e la Fondazione Fiumara d’Arte di Antonio Presti con sede a Castel di Tusa (Messina), finalizzata a promuovere le risorse creative nel territorio. Antonio Presti ha curato la realizzazione della PIRAMIDE 38° PARALLELO di Mauro Staccioli eretta nel 2010, è situata in Sicilia nel Comune di Motta d’Affermo (Messina). In occasione del Solstizio d’Estate, la Piramide e l’eccezionale scenario naturale che la ospita diviene teatro a cielo aperto per il “Rito della Luce”. La singolare kermesse coinvolge di anno in anno, moltissimi performer, artisti che spaziano dalla poesia, alla musica, al teatro. Il sito è stato prescelto in ragione della sua particolare collocazione geografica, nell’intento di riunire idealmente su un medesimo orizzonte simbolico le città attraversate dal 38° parallelo invitate a condividere un comune programma volto alla Cultura della Pace: Seul, Smirne, Atene, San Francisco e Cordova. In seguito al Congresso internazionale della Società Dante Alighieri, anche Reggio Calabria già nel 1987, aveva eretto un proprio “Monumento al 38° Parallelo” nello stesso nobile intento di gemellare in un ideale legame di pace e di collaborazione le cinque città. 27


… abbiamo risalito all'alba il sovrastante colle fino alla sua vetta, allo scopo di prendere gli auspici per la fondazione di una nuova città …

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2b La chiesa di S. Paolo Maggiore sorge sul posto di una chiesa paleocristiana e di un precedente tempio romano dei Dioscuri:

2c La direzione XY del regolo corrisponde a via Forcella, il cui nome indica la sua anomalia rispetto all'ortogonalità dell'impianto complessivo. 28


L’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI al PALAZZO SERRA DI CASSANO

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NOTE SULL’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI _______________________________________________________________________________

fonte: www.iisf.it

L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato fondato nel 1975 a Napoli da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e da Gerardo Marotta, che ne è anche il presidente, intorno alla biblioteca umanistica di oltre centomila volumi, messa insieme in un trentennio di pazienti ricerche di fondi librari in tutta Europa. A circa un trentennio dalla fondazione, promossa da Benedetto Croce, dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, l’avvocato Gerardo Marotta avvertiva che del binomio vichiano verumfactum, filosofia-filologia, il polo debole era diventato proprio quello del pensiero speculativo, dal momento che appariva esaurito il grande slancio di dibattito teorico del primo dopoguerra, intenso ma spesso astratto, tanto da far nascere nell’animo di Croce l’intento di temperarlo e insieme rafforzarlo avviando i giovani sulla strada di rigorosi studi storici. Nei primi anni di vita dell’Istituto, nato sotto gli auspici dell’Accademia dei Lincei, l’attività didattica e scientifica si è svolta in viale Calascione nella sede della biblioteca dell’Istituto. Questi locali divennero però ben presto angusti per la grande affluenza di studiosi e di borsisti di ogni parte d’Italia e d’Europa, che sempre più affollavano i seminari e i convegni. Nel 1983 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali acquisiva al patrimonio dello Stato il settecentesco Palazzo Serra di Cassano e lo destinava in uso all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici perché potesse sviluppare in una sede di adeguato decoro e funzionalità la sua vita, ormai al centro dell’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. Un insieme architettonico fra i più notevoli del pur ricco patrimonio storico napoletano veniva così recuperato ad un’altissima funzione culturale. Di questi splendidi ambienti, carichi di storia, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha fatto, come ha affermato il prof. Paul Dibon, “un crocevia della cultura europea”. Da Eugenio Garin a Luigi Firpo, da Hans-Georg Gadamer a Karl Popper, tutti i maggiori esperti italiani e stranieri della storia del pensiero hanno tenuto seminari all’Istituto. Nel lungo anno accademico, che inizia ai primi di settembre, per concludersi soltanto a luglio inoltrato, ogni giorno si svolgono vari seminari e corsi di lezione destinati ai borsisti dell’Istituto, ai ricercatori, ai giovani, al vasto pubblico colto della città. A un ritmo sempre più intenso l’Istituto si adopera anche per dare un contributo al riavvicinamento fra la cultura filosofico-umanistica e quella scientifica, con seminari di fisica e di biologia, cui hanno contributo vari premi Nobel, da Rita Levi Montalcini a Carlo Rubbia, da Steven Weinberg a Sheldon Glashow, da Marx Perutz a Ilya Prigogine. Ernst Gombrich, Francis Haskell, Ferdinando Bologna, Jean Starobinski hanno tenuto seminari di storia e teoria dell’arte, mentre al prof. Luigi De Rosa è affidata la direzione di incontri scientifici e pubblicazioni nel campo della storia economica. In collaborazione con le più prestigiose istituzioni di cultura straniere, l’Istituto organizza periodicamente cicli di lezioni per i suoi borsisti presso università e centri di ricerca all’estero: dal Warburg Institute di Londra all’École Pratique des Études di Parigi, alle università di Cambridge, Warwick, Rotterdam, Austin, Monaco, Francoforte, Amburgo, Tubinga, Erlangen. L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che è diretto dal prof. Giovanni Pugliese Carratelli e il cui attuale comitato scientifico è composto tra gli altri da Luigi De Rosa, Eugenio Garin, Tullio Gregory, Raymond Klibansky, Rita Levi Montalcini, Alfonso Maria Liquori, Gerardo Marotta, Vittorio Mathieu, Giovanni Pugliese Carratelli e E.G.C. Sudarshan, ha sviluppato anche un’ampia attività editoriale, volta al recupero dei momenti più alti della storia del pensiero. 34


Sono così nate collane di edizioni critiche dei testi della filosofia greca (La Scuola di Platone, La Scuola di Epicuro), del Corpus Reformatorum Italicorum, degli Illuministi italiani, delle Hegels Vorlesungen, mentre di continuo la collana di Memorie dell’Istituto mette a disposizione della cultura nazionale i risultati dei seminari. Nel 1980 l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici dava vita alla sua Scuola di Studi Superiori in Napoli, diretta da Tullio Gregory, per offrire ai giovani una possibilità di avviarsi ad una attività di studi e di ricerca, una volta conclusi gli studi universitari: Charles Schmitt, Robert Shakleton, Yvon Belaval, Paul Ricoeur, Otto Pöggeler, Dieter Henrich e moltissimi altri maestri hanno incontrato nei loro corsi di lezioni i giovani più promettenti laureati presso tutte le università italiane. ________________________________________________________________ «L’Istituto è presente in tutta Italia, e poi in Francia e ovunque in Europa, nell’insegnamento e nella ricerca, in progetti editoriali audaci e necessari. È presente nei rapporti con le istituzioni pubbliche e private, quando apre la strada a nuove forme contrattuali fra lo Stato e la società civile, definendo i ruoli dell’intervento pubblico e delle fondazioni private, prendendo iniziative locali, nazionali, europee e internazionali. Non conosco al mondo, oggi un progetto analogo, e altrettanto esemplare, attuato con tanta dolce ostinazione, con un tal genio dell’ospitalità. In nessun altro posto, in nessun’altra istituzione, ho trovato maggiore apertura e maggiore tolleranza, una così vigile attenzione nel tener presente contemporaneamente la tradizione culturale e le occasioni dell’avvenire».

Jacques Derrida (Ècole des Hautes Études en Sciences Sociales) «Luogo d’incontro per gli studiosi, scuola di perfezionamento, centro di ricerca e officina editoriale: l’Istituto concepì fin dall’inizio progetti molto ambiziosi. Ma proprio quest’ambizione mobilitò le buone volontà a Napoli, sedusse e convinse i migliori spiriti in Italia e all’estero. L’intelligenza moderna, volentieri melanconica, ha nostalgia dell’energia: essa comprese immediatamente che un’ardente energia l’attendeva a Napoli. La figlia di Benedetto Croce, Elena, essa stessa brillante scrittrice, una delle figure più luminose fra gli intellettuali italiani del dopoguerra, sostenne immediatamente l’iniziativa dell’avvocato Marotta. Non vide nessuna concorrenza con l’Istituto Croce, che aveva sede a Napoli nella casa del padre, dove borsisti e cittadini frequentano la biblioteca del grande filosofo scomparso».

Marc Fumaroli (Académie Française) «L’Istituito è sede di iniziative non soltanto filosofiche, in quanto costituisce anche un aperto, vivo e libero foro di dibattito per altre comunità scientifiche e professionali. Questo, tuttavia, non ne cancella in alcun modo la specialità di centro di ricerca e di diffusione della cultura filosofica, che non può, comunque, restare isolata da altri saperi e pratiche. Per capirlo basterebbe guardare sia ai corsi e ai seminari a livello internazionale (che hanno formato almeno una generazione di giovani studiosi, in una fase di sostanziale latitanza delle istituzioni), sia, soprattutto, all’immensa mole di testi filosofici pubblicati e in corso di pubblicazione, sia all’impresa di far conoscere e divulgare il pensiero filosofico in televisione e in cd-rom attraverso programmi patrocinati dall’Istituto».

Remo Bodei (Università di Pisa) 35


Appello in favore dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Alla c. a. del ministro per i Beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi, e del presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro

Illustre Ministro, Illustre Presidente, la Biblioteca dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, messa insieme da Gerardo Marotta in mezzo secolo di pazienti ricerche presso fondi librari e antiquari in tutta Europa, costituisce il nucleo fondamentale dell'Istituto fondato nel 1975 a Roma, nella sede dell’Accademia dei Lincei, da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e Gerardo Marotta, che ne è anche il presidente. La Sovrintendenza ai beni librari della Regione Campania ha riconosciuto nel 2008 il valore di questa raccolta, che oggi conta circa trecentomila opere, dichiarando che essa “presenta i segni di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, frutto, non di casuale sedimentazione, ma delle attività di studio, ricerca e formazione promosso dall'Istituto di appartenenza”. La delibera, attestando “il grande valore bibliografico e culturale” della biblioteca, decreta “la necessità di salvaguardarne l'inscindibile legame con l'Istituto di emanazione” e “l'opportunità e l'utilità sociale di predisporne le migliori condizioni di fruizione pubblica”. Fu in questo spirito che la Regione, già nel 2001 con delibera n. 6039, individuò come sede della biblioteca i locali dell'ex-CONI in Piazza Santa Maria degli Angeli n. 1, a pochi passi da Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto, al fine di garantire la necessaria vicinanza tra la biblioteca e il luogo in cui quotidianamente si svolge un'intensa attività di seminari, così da assicurare la fruibilità del patrimonio librario al vasto pubblico di studiosi e ricercatori. Venne dunque formulato un progetto che, tenendo conto dei locali disponibili e dello spazio occupato dai volumi, consentisse, attraverso un sistema di scaffalature compatte, una sistemazione adeguata, congrua e razionale della raccolta. Tuttavia, inspiegabilmente, l’attuale Giunta regionale emana nel 2011 un nuovo atto che opera una radicale inversione di rotta rispetto al complesso processo iniziato dieci anni prima: con la delibera n. 283 si inseriscono due elementi che minacciano di stravolgere letteralmente il progetto originario per cui erano stati stanziati anche specifici fondi europei. Viene difatti prospettata per i locali individuati l'utilizzazione «come fondo iniziale dei volumi che obbligatoriamente vengono trasmessi in copia alla Regione Campania da editori e aziende tipografiche allorquando pubblicati» e l'attivazione di una «Biblioteca pubblica “a scaffale aperto”». Ciò significherebbe non solo sfregiare l'armonica razionalità interna della raccolta dell’Istituto, che la rende specchio di una dimensione culturale internazionale, con l'inserimento di un fondo avente come unico criterio quello dell'appartenenza geografica regionale, ma significherebbe soprattutto impedire materialmente l'allocazione della biblioteca dell'Istituto, la cui dimensione è tale da occupare per intero lo spazio dei locali e solamente qualora sia rigorosamente seguito il progetto delle scaffalature compatte.

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L'estenuante lentezza e l'infelice esito di questo processo testimoniano la trascuratezza con cui è stato considerato negli ultimi anni l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che secondo l'UNESCO non ha termini di paragone nel mondo e che oggi, privato dei fondi necessari al suo pieno funzionamento, rischia di dover chiudere. È inaccettabile assistere a questo avvilimento dell'Istituto e alla sepoltura della sua biblioteca in un triste deposito, un ex capannone industriale di Casoria, per opera della miopia e dell'inerzia ostinata di alcuni dirigenti amministrativi. Chiediamo, pertanto, che la Regione revochi la delibera del 21 giugno 2011 e ripercorra con urgenza la strada tracciata dalle delibere dell’amministrazione Bassolino e della Sovrintendenza bibliografica regionale, aprendo finalmente al pubblico un grande patrimonio librario, e che, su sollecitazione del Ministero dei Beni culturali, il Governo presenti un disegno di legge al Parlamento diretto a garantire un finanziamento stabile per l'Istituto che consenta di ripianare gli oneri finanziari derivati dal ritardo, quando non dal venir meno per alcuni anni, degli stessi contributi, e che permetta il pieno svolgimento delle sue attività di ricerca e della sua funzione civile.

Primi firmatari: Felia Allum, Marie-Pierrette Allum, Percy Allum, Remo Bodei, Alberto Burgio, Gaetano Calabrò, Luciano Canfora, Giulietto Chiesa, Gianni Ferrara, Stanislao Lauria, Domenico Losurdo, Paolo Maddalena, Ugo Mattei, Aldo A. Mola,Tomaso Montanari, Franco Roberti, Stefano Rodotà, Roberto Saviano, Salvatore Settis, Gianni Vattimo, Gustavo Zagrebelsky.

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RINGRAZIAMENTI

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ISTITUTO PER GLI STUDI FILOSOFICI di Napoli Dott. ANTONIO GARGANO, Segretario Generale Istituto per gli Studi Filosofici Prof. RENATO PALMIERI

GRUPPO COPERNICO Prof. Vincenzo Pepe, Presidente Fondazione GIAMBATTISTA VICO di Napoli

Associazione DOMUS MEMINI di Napoli Michela Alfè e Mauro Caccavale – O-RING ART STUDIO Dott. Paolo Marino, direttore di “OPUS MINIMUM” rivista di studi esoterico-filosofici Dott.ssa Fulvia Marino, redattrice “OPUS MINIMUM” Dott. Andrea Orlando – Presidente Istituto ARCHEO-ASTRONOMIA SICILIANA Maestro Giuseppe Severini – esperto Archeo-musica, fondatore CASA della MUSICA di Randazzo (CT) Prof. Paolo Diodati – Dipartimento di Fisica dell'Università di Perugia Dott. Mimmo Macaluso – Archeologia subacquea responsabile Nucleo Operativo Subacqueo Lega Navale Italiana ssa Dott. Regina Deckers – storica dell’Arte - BIBLIOTECA HERTZIANA di Roma Giuseppe Pennisi – webmaster sito web www.elvirolangella.com Benedetto Romano, Quinto Quinzii, Attilio Capuozzo, Marcello Capuozzo, Luciano Cattaneo, Corrado Valletta, Roberto Germano, Antonio Gargano, Piergiorgio Fusco, Luigi Pastorello, Mario Paduano, Duilio Cusani, Enzo Maddaloni, Enrico Leone, Amleto Livia, Luigi Boscaino. Un ringraziamento particolare ai traduttori della versione in inglese del sito renatopalmieri.com: Alessandra Fiore, Emanuele Croce, Filippo Biondi, Giovanna Fragneto, Lina Ceniccola, Vincenzo Nappa.

a cura di Fulvio Cusani ______________________________________________________________________________________________________

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NAPOLI 1799 - 2016 I NUOVI MARTIRI NEL PALAZZO SERRA DI CASSANO

di Elviro Langella

Mi piange il cuore a sentire che un'istituzione così importante per i valori che esprime nella società napoletana sia costretta a sacrifici inumani inaccettabili. E' un gesto eroico resistere oramai da ben 20 mesi senza percepire alcuna retribuzione! Al di là dei proclami demagogici dei governi di turno, resta l'evidenza di questa vergognosa latitanza nei confronti della Cultura. Resta la comprensibile frustrazione di quanti pur nella lucida consapevolezza della dilagante deriva soprattutto morale, perseverano con slancio utopistico nel loro impegno fattivo, certi che la cultura possa efficacemente garantire l'unico antidoto efficace. L’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI di Napoli, da anni non riceve più fondi pubblici. L’istituzione, nata il 27 maggio 1975 per iniziativa dell’Accademia dei Lincei, vanta una collezione di trecentomila volumi e si occupa, oltre che di filosofia, anche di storia, arte, scienze, architettura, urbanistica, assetto del territorio ed economia. GERARDO MAROTTA, presidente dell’ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI di Napoli, parla di “genocidio culturale”, riferendosi al 20 agosto 1799 quando a Napoli vi fu «una pulizia etnica di intellettuali, liberi pensatori, uomini e donne di cultura». Ma quello che è accaduto al PALAZZO SERRA DI CASSANO di Napoli ci mostra di essere ripiombati di colpo in un’epoca di nuova inaudita barbarie, dinanzi alla quale non solo gli intellettuali e gli uomini di cultura si sono ritrovati disarmati nella più esasperante impotenza, ma l’intera società civile ne è uscita defraudata di un patrimonio irrecuperabile. Marotta ha donato all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la sua biblioteca personale che vanta oltre 300.000 volumi frutto di trent'anni di appassionata ricerca. Un'impresa titanica naufragata oggi, in un torbido mare di irriconoscente ignoranza! Ora i suoi libri inscatolati, giacciono inaccessibili divisi tra i sotterranei dello stesso Palazzo Serra di Cassano, un capannone industriale di Casoria, un ex manicomio e l’Istituto professionale per ciechi Colosimo. GERARDO MAROTTA pur combattivo a dispetto dei suoi 89 anni, vede così dissipati gli sforzi profusi dedizione nell’arco di una vita intera, per la creazione di questo prezioso scrigno della Cultura partenopea ed europea, emblematicamente racchiuso nelle eroiche mura del PALAZZO SERRA DI CASSANO. Lo scempio perpetrato ai danni di un’Istituzione culturale che l’Unesco considera “un’esperienza che non ha eguali al mondo”, è un atto così ignobile che faccio fatica a distinguere tanta spregiudicata insensibilità dall'accanimento dell'ISIS sulle testimonianze archeologiche di Palmira. L'Istituto non smette tuttavia di esprimere la sua gratitudine ai tanti docenti, studiosi e ricercatori i quali, mettendo gratuitamente a disposizione le loro competenze, stanno rendendo possibile la prosecuzione di una quarantennale attività di formazione e di ricerca. I dipendenti dell'Istituto, che hanno contribuito per decenni a far vivere con dignità un grande periodo di fervore culturale a Napoli, sono privi di stipendio da moltissimo tempo e si trovano oggi in difficoltà veramente insostenibili, dopo aver fatto ricorso a ogni possibile risorsa personale e familiare. E' per questo motivo che ci appelliamo alla Vostra vicinanza all'Istituto per chiedere una donazione all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, con la preghiera di diffondere questo appello anche fra i Vostri amici e colleghi sensibili alla vita della cultura. Allego i dati del C/C bancario dell'Istituto: Banca di Credito Popolare, Via San Giacomo, 14/16 80133 Napoli Codice IBAN: IT27 Q051 4203 4191 1857 1017 480 Causale versamento: "Contributo alle attività dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici"

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L’A RPA E OLIA Opera del Maestro G IUSEPPE S EVERINI

perpetua l'utopia di tracciare nuove mappe geopoetiche da percorrere con la complicità del vento, installando Arpe Eolie nel paesaggio. la rivelazione, nell'ascolto indotto, della voce della natura, fa parte ancora di una nuova possibilità per l'uomo di ritrovare il suo destino. Luigi Berardi

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