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Bullismo

presentati i dati del fenomeno

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ei giorni scorsi - presso l’ISC “Cerulli” di Giulianova, nell’ambito del seminario-convegno “Prevenire il bullismo e i comportamenti a rischio: strategie di intervento a scuola” - sono stati presentati i risultati di un’importante indagine conoscitiva sul fenomeno del bullismo. Presenti al convegno la sociologa Dott.ssa Elena Buccoliero, autrice di diverse pubblicazioni sul bullismo, la coordinatrice regionale dell’Osservatorio Prof. Marisa Colletta Bottarel , la referente regionale e animatrice del convegno la Dott.ssa Daniela Magno, e un pubblico numeroso di insegnanti, dirigenti scolasti, polizia postale, consulta giovanile, medici, sociologi, psicologi e volontari, riunitosi per comprendere e prevenire i comportamenti violenti nelle realtà scolastiche regionali. Lo studio - promosso dal Gruppo provinciale sul bullismo di Teramo, con il coinvolgimento le scuole superiori di Nereto, Sant’Egidio alla Vibrata e Giulianova - è stato realizzato da due dirigenti sociologi, Valentina Iannetti del Ser.t di Nereto ed Emidio Cirilli del Ser.t di Giulianova. Secondo l’analisi dei dati - realizzata con la collaborazione del Dott. Cesareo Calcagni, psicologo presso l’ISC “Cerulli” di Giulianova - il bullismo, con un’incisione di circa il 60% nelle realtà osservate, è un fenomeno decisamente diffuso che necessita del costante monitoraggio degli esperti e che esula dai luoghi comuni del tipo: “c’è sempre stato”, “sono solo scherzi”, “servono per crescere”, trattandosi – invece - di un “cattivismo” diffuso. Tendenza che conferma in gran parte quella di altre ricerche realizzate in Abruzzo (dal Prof. Gabriele Di Francesco) e in altre regioni italiane. Come ha riferito la Dott.ssa Valentina Iannetti “Il bullismo è un

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sangue!

di Biancamaria di domenico

fenomeno che nasce nel mondo adolescenziale ed esprime difficoltà affettive-relazionali di tutti i suoi attori: bullo, vittima e testimoni, attraverso una gestione maladattiva e violenta dell’aggressività. Le azioni di bullismo possono essere: dirette, verbali (minacce, calunnie), fisiche (aggressioni), indirette ( incluse quelle mediatiche), più subdole (diffamazione, le calunnie, ecc.). Quanto queste prevaricazioni siano mortifere per la vittima non può essere stabilito dai dati ma dalla vittima stessa che sente quando quel certo atto di bullismo l’ha “raggiunta e ferita”. Il bullismo si manifesta dalla preadolescenza (terza elementare in poi) all’adolescenza (scuola superiore) con la seguente modalità: più frequente nei primi anni e meno frequente ma più intensa, per persecutorietà, negli anni successivi (superiori)”. La scuola, palestra di apprendimento per la vita, può nascondere, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti e spesso lasciata alla facili banalizzazioni. Le sfide più grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli adulti-insegnanti. Ogni scuola ha una sua sub-cultura di convivenza. Il bisogno di “sentirsi parte”, di essere accolti e valorizzati, spesso può essere pagato a caro prezzo da chi per la prima volta accede agli spazi di vita di una scuola. Il gruppo dominate impone le sue leggi e i suoi prezzi da pagare per il “diritto di cittadinanza”. Chi non è disposto ad accettarne le richieste o non condivide i principi di prepotenza su cui si regge, diventa bersaglio di persecuzione e anche di prepotenza. E’ per questo doverosa la promozione attenta di una cultura della prevenzione e della comprensione degli episodi di violenza.

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